"Allora, dove ti piacerebbe andare?"
Adam è in piedi di fronte a me, mi passa un cuscino e mi aiuta a sistemare il letto.
"Non ne ho idea"-dico "forse non sono neanche in vena di fare qualcosa. Sai, con la storia di Ash e di mio padre e di tutto il resto, insomma."
Annuisce. "Sì, capisco. Però mi sembrava che sarebbe piaciuto anche a te passare del tempo insieme, finalmente."
Lo osservo, faccio il giro del letto e lo supero per andare in cucina.
"Lo so, Adam. Ma Ash è la mia migliore amica"-esito.
Sento i suoi passi dietro di me, così mi fermo e mi volto verso di lui, sbuffando sonoramente. Sono frustrata.
"Sai cosa mi piacerebbe fare davvero?"-dico "rendermi utile, per una volta. Essere un'amica migliore di quello che sono, essere più forte, avere sicurezze. Mi piacerebbe trovare un lavoro, almeno così non sarai costretto a fare tutto da solo e potremo dividere le spese."
"Che lavoro hai intenzione di fare? Hai sedici anni, dovresti finire gli studi."
"So già tutto quello che mi serve, non ho bisogno d'altro."
"Hai bisogno di un diploma."
"Lo vedi? Mi tratti come una ragazzina."
"Non è vero"-ribatte.
"Sì, invece. Dici che mi serve un diploma? Non farò un lavoro tanto impegnativo. Potrei fare la cameriera anche io, non penso serva un diploma per portare due piatti contemporaneamente."
Adam rimane in silenzio, e solo ora mi accorgo di ciò che ho detto realmente.
"Oh mio Dio, scusa..."-sussurro, ma lui sorride.
"Hai ragione. Il diploma non serve"-dice "se vuoi lavorare, a me va bene. Ma non devi farlo per me, né perché pensi di non essere abbastanza utile."
Annuisco, poi gli sorrido.
"Potrei lavorare nel tuo stesso pub"-propongo.
Lui ricambia il sorriso, ma non sembra naturale. "Non credo ci sia posto...voglio dire, ci sono io a fare tutto!"
Questo mi strappa una risata. "Come sei modesto!"
"Scherzi apparte, non ho intenzione di sentire parlare di lavoro, oggi. Su, preparati, che ti porto da qualche parte."
Cinque minuti dopo, siamo in macchina, fermi in garage, mentre Adam è impegnato ad impostare il navigatore sul telefono.
"Sei sicuro che ci si può fidare di questo aggeggio?"-gli domando, scettica.
"Ma certo, fidati di me. È il modo migliore per non perdersi."
Detto questo, mette in moto e ci immettiamo sulla strada.
Dopo diverse ore di macchina, passate a girovagare per strade sconosciute, seguendo la voce impostata del navigatore, mi sorge un dubbio.
"Adam, sei sicuro che stia andando tutto bene?"
"Sì, certo"-mormora, anche se poco convinto.
"Tra trecento metri, gira a destra."
"Ma che diavolo..."-impreca Adam, inchiodando bruscamente.
Sbatto la testa contro la testiera del sedile.
"Ahi..."-commento massaggiandomi il punto colpito. "Che succede?"
"Qui non c'è nessuna strada percorribile per girare a destra."
"Come?"-scatto, iniziando a guardarmi intorno. A quanto pare siamo finiti in un posto sperduto in mezzo alla campagna.
"Perfetto. Ci siamo persi!"-esclamo, portandomi una mano al viso.
"Cazzo, si è impallato..."-Adam fissa attonito il suo cellulare.
"Quindi non hai idea di dove siamo, non è così?"-chiedo.
"Beh...esatto."
"Wow, magnifico!"-alzo gli occhi al cielo.
"Se entro stasera non riuscissimo a tornare a casa?"
"Non ne ho idea, okay? Magari possiamo arrangiarci da noi. Forse di qui a poco troviamo una stazione di servizio, un qualcosa che possa esserci utile."
"Siamo in aperta campagna!"
"Lo so, me ne rendo conto. Adesso mantieni la calma, troveremo una soluzione."
"Sai qual'è una soluzione possibile?"-faccio, iniziando a perdere la pazienza "chiamare auto!"
Afferro il mio telefono dalla borsa, ma il mio tentativo diventa vano.
"Dannazione, non c'è campo."
Adam sbuffa, poi fa retromarcia.
"Se seguiamo questa stradina sterrata, magari arriviamo a quella principale."
Dopo un'altra mezz'ora buona, finalmente compaiono le prime stazioni di servizio.
Scendo dalla macchina ed entro in quello che dovrebbe essere una sorta di autogrill.
"Mi scusi,"-dico rivolta all'uomo dietro il bancone "il mio ragazzo ed io ci siamo persi. Sa dove siamo, qui?"
"Beh, il centro città è molto lontano da qui. Ci vorranno almeno tre o quattro ore per raggiungerlo. Se non volete viaggiare di notte, però, dato che fra poco farà buio, vi consiglio di andare in un motel qui vicino, dista un paio di chilometri scarsi."
"Un paio di...?"-sospiro "okay, va bene. Grazie."
Raggiungo Adam, che mi aspetta in macchina.
"Allora? Buone notizie?"
"Più o meno. Siamo ancora lontani dal centro città, ma a due chilometri scarsi da un motel."
"Due chilometri?"-Adam sbuffa, esausto. "Bene. Andiamo lì, per questa notte?"
Alzo le spalle. "A questo punto, credo sia meglio.""Credo che il motel a cui si riferiva l'uomo del bancone sia questo"-dico scoraggiata osservando la struttura decadente che si staglia di fronte a noi.
Adam spegne il motore della macchina, sospira.
"Già, lo credo anch'io. Ha un aspetto tutt'altro che invitante"-mormora uscendo dalla vettura.
Lo seguo a ruota, ed entrambi ci dirgiamo verso l'entrata.
"C'è nessuno?"-grido, entrando nell'ingresso scarsamente illuminato.
"Potremmo andarcene..."-sussurra Adam.
"Già, questo posto mette i brividi..."-commento, proprio nel momento in cui un ometto grassoccio dai capelli radi compare dietro il bancone.
"Desiderate?"
"Oh, ehm...è disponibile una stanza?"-chiedo, dando un'occhiata ad Adam.
"Certo! Matrimoniale?"
"Andrà bene"-dice Adam porgendogli alcune banconote.
"Dovete scusarmi per la scarsa illuminazione, ma pochi giorni fa hanno tolto la corrente elettrica per motivi di sicurezza ed ora ho solo le candele"-si gratta il capo, poi ci allunga la chiave della stanza.
"Non si preoccupi, tanto per dormire non serve la luce"-Adam solleva le spalle, e mi sembra di scorgere l'albergatore strizzargli l'occhio."Beh, non è male"-Adam si chiude la porta della camera alle spalle.
"Ma se non si vede nulla!"
"Accendiamo le candele."
Una volta accese e posizionate su entrambi i comodini, ci distendiamo sul letto.
Adam si porta le braccia dietro la testa, guarda il soffitto.
"Mi dispiace essermi perso. Ho sprecato un giorno libero in cui potevamo fare realmente qualcosa."
"Non importa. Ora siamo qui, in uno squallido motel, ma siamo insieme, soli e senza preoccupazioni, almeno per un po' "-dico "in un certo senso, abbiamo ottenuto ciò che volevamo."
Lo sento sorridere.
"Beh, sì, forse hai ragione."
Sospiro. "La prossima volta magari sarebbe meglio non usare il navigatore"-rido, e lui fa lo stesso.
"Già"-asserisce "sarebbe meglio."
Mi stendo su un fianco, dandogli le spalle.
"Buonanotte, Adam"-mormoro, chiudendo gli occhi.
" 'Notte, Lenah."
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Pain is human
RomanceLenah Ariston si sta riprendendo dalla sua esperienza in manicomio; sta cercando di rifarsi una vita, ha conosciuto nuove persone. Una di queste è un ragazzo, Andrew Sheen, conosciuto in manicomio e che poi la ospita in casa sua, una volta usciti e...