Capitolo 20

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"Pronto?"
Sorrido nel sentire la voce di Ashley dall'altra parte della cornetta.
"Ciao, Ash. Sono Lenah. Possiamo vederci? Ho bisogno di parlarti."
La sento esitare un attimo.
"Certo. Cinque minuti e sono da te. Sei a casa di Adam, no?"-dice infine.
"Sì"-confermo, sentendo all'improvviso una strana sensazione di inquetitudine.
Esattamente cinque minuti dopo, Ash ed io siamo sedute in salone.
"Sei sicura che non vuoi neanche da bere?"- le chiedo per l'ennesima volta.
Lei sorride cortesemente. "No, grazie. Sto bene."
"Di cosa volevi parlare?"-chiede.
"Oh, sì. Sai, ultimamente sono successe tantissime cose e...ho scoperto di avere una sorta di malattia, la 'Sindrome della Falsa Memoria."
"Non è una malattia, Lenah. Ciao, Ash"-Adam entra nella stanza.
Lei gli sorride, salutandolo a sua volta.
"Beh, è qualcosa di simile"-ribatto alzando le spalle. Poi, guardandolo negli occhi, dico: "Adam, potresti lasciarci sole, per favore?"
"Certo"-annuisce "è stato un piacere rivederti, Ash."
Prendendo un profondo respiro, decido di raccontarle ogni cosa, dall'inizio alla fine, compreso il ruolo di Tom in tutto questo.
Quando finisco, lei mi fissa scioccata. "Tuo padre ha tentato di...ucciderti?"-esclama, con una punta di disgusto nella voce.
Annusico, greve. "Sì, è stato sconvolgente anche per me."
"Merita il carcere."
"Lo so, ma da quello che dice..."
"Deve andare in galera! Le persone come lui lo meritano!"-esplode.
"Ash, stai bene?"-le prendo le mani, preoccupata per la sua reazione eccessiva. Una lacrima le solca il viso.
"Che hai?"
"Scusa, mi sono lasciata trasportare..."
"Ashley" la chiamo per la prima volta con il suo intero nome, lei punta i suoi occhi su di me.
"Che succede?"
"Se...se ti racconto tutto, prometti che non farai nulla, che non andrai a...lamentarti?"
"Ash...certo"-mi sto preoccupando notevolmente.
"Beh, ti ricordi di Brendan?"-esordisce.
"Sì, ovvio. Il tuo ragazzo"-sorrido, ma questo si affievolisce subito non appena noto lo sguardo cupo della mia amica.
"Vi siete...lasciati?"-azzardo.
Lei, scuote la testa, mordendosi le labbra.
"Lui è...insomma, non è così dolce come fa credere. In realtà è possessivo, geloso, maniaco..."
"Cosa?"-esclamo "ti fa del male?"
"Non ancora...almeno non fisicamente. Ma a volte arriva alle minacce, se perde le staffe. Credo che non avrò mai dei figli; non ho la minima intenzione di sposarlo."
Abbassa il viso, nascondendo come può la lacrima che le solca la guancia sinistra.
"Dobbiamo denunciarlo"-affermo con determinazione.
"No, non capisci. Non posso, capito? È...è complicato."
"Ma..."
Si alza. "Non preoccuparti per me. Ti auguro tanta felicità con Adam"-mi sorride dolcemente.
Poi i suoi occhi vengono catturati da qualcosa alle mie spalle.
Mi volto, ed Adam le sta sorridendo di rimando, appoggiato pigramente al muro.
"Ciao, Lenah. È stato bello rivederti."
"Ash, aspetta!"-le corro incontro.
Lei rimane in attesa, il sorriso cordiale sulle labbra, la mano sopra la maniglia della porta, pronta ad uscire.
"Starò bene"-annuisce, come a cercare di convincermi delle sue rassicurazioni, ma non posso nascondere l'immenso dispiacere e senso di frustrazione che sto provando in questo momento.

A cena, non posso più tenermi dentro un simile peso ed esplodo, raccontando tutto ad Adam.
Mi ascolta attentamente, serio ed impassibile.
"Questo Brendan merita una lezione. È un vero bastardo"-dichiara infine.
"Lo so"-dico, annuendo con forza "solo che mi sento così inutile, cosa potrei fare? Tutto questo è terribilmente frustrante"-sospiro.
Lui si alza, mi posa una mano sulla testa.
"Lo so, Lenah. Vedrai che le cose andranno finalmente per il verso giusto, che troveremo un modo per aiutare Ash."
Fa una pausa. "E che, se vorrai, riusciremo anche a dare una lezione a Tom."
Serro le labbra, afferro il bordo del tavolo e mi ci aggrappo. "Sì, troveremo un modo."
"E poi potremo finalmente vivere felici"-mi sorride lievemente.
"E poi potremmo finalmente vivere felici"-ripeto, ricambiando il suo sorriso.

La mattina dopo, Adam mi raggiunge nel bagno.
"Lenah, oggi avrei un...colloquio di lavoro, perciò ritorno dopo pranzo, una volta terminato il tutto."
Guardo le sue scarpe nere sulla soglia della porta. "Davvero?"-esclamo sorridendo, alzandomi dalle piastrelle, dopo aver riposto negli sportelli alcuni oggetti appena presi.
"Sì, beh..."-si passa una mano fra i capelli, in imbarazzo.
Rido, divertita dal suo improvviso cambio di atteggiamento.
"È bellissimo. Non dovrai più rischiare la vita in uno di quegli incontri di boxe."
"Se mi dovessero prendere..."
Gli circondo il collo con le braccia e lo bacio delicatamente sulle labbra, non lasciandolo finire di parlare.
"In bocca al lupo, Adam"-gli sussurro.
Lui sorride sulle mie labbra, prima di attirarmi ancora a sé.
Il tempo passa in fretta da quando Adam esce di casa a quando ritorna, nel primo pomeriggio.
Appena sento la porta d'ingresso sbattere, gli corro incontro sorridente.
"Allora, com'è andata?"-gli chiedo ansiosa.
Lui sfodera un sorriso enigmatico.
"Non tenermi sulle spine, ho bisogno di sapere!"-rido, dandogli una spintarella scherzosa.
"Beh, pare che mi hanno preso"-ride "non è il massimo fare il cameriere, ma per ora basterà a mantenerci."
"Ma è fantastico!"-esclamo.
"Dovremmo festeggiare, ora, non credi anche tu?"-sorride malizioso, gli occhi di un nocciola più intenso del solito.
Reprimo un sorrisetto. "Allora dovrò andare al supermercato a prendere dello champagne..."
"Non serve lo champagne"-mormora sulle mie labbra, azzittendomi completamente.
Mi solleva, tenendomi per i fianchi, poi entrambi ci dirigiamo verso la camera da letto.

#Spazio scrittrice:

Eccovi un nuovo capitolo! So benissimo di star trascurando questa storia, ma al momento non mi sento parte di essa. Abbiate pazienza, ma riuscirò comunque a finirla. Mi dispiace se il capitolo sarà considerato troppo corto, ma è tutto quello che posso fare, adesso.
Non sono un robot e non posso dedicare sempre il mio tempo a scrivere, purtroppo.
Grazie della vostra pazienza,
~IamyourSacrifice

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