Después nada más

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"Buongiorno Mag" la sveglio dolcemente accarezzandole la testa e la guancia morbida.
"Mhm" mugugna lei voltandosi dall'altra parte. Stanotte abbiamo fatto veramente tardi, io non so come ho fatto a svegliarmi tanto presto e senza una sveglia.
"Rubia è tardi, se vogliamo mangiare insieme devi alzarti" le sussurro dolcemente all'orecchio lasciandole qualche bacio fra i capelli.
"Resta sempre qui con me" sussurra con la faccia nel cuscino. Lo vorrei, ma non posso, è presto, non possiamo assolutamente trascorrere troppi giorni di fila nella stessa casa alla luce del sole, non se la gente non sa della nostra relazione.
"Inizia ad alzarti, così decidiamo cosa mangiare per pranzo" rido. Lei sbuffa e apre gli occhi stiracchiandosi e borbottando continui lamenti fino a che non la incito a parlare con un cenno del capo.
"Stavo dormendo così bene" mi dice allargando le braccia per farmi capire che vuole un abbraccio.
"Sì, l'ho notato, sei un terremoto" rido io stringendola forte e nascondendo il naso nei suoi capelli per sentire il suo profumo. Ci alziamo controvoglia e ci trasciniamo in cucina a spulciare la dispensa per decidere cosa mangiare, ma in casa c'è davvero poco e niente.
"Non ho fatto la spesa dopo che abbiamo litigato, non ricordavo che facesse così pena il frigorifero, nè tantomeno la dispensa in realtà" si giustifica lei scusandosi.
"D'accordo, arrangiamo un brunch con le tre cose in croce sopravvissute alla carestia di casa Civantos" le scompiglio i capelli e prendo gli ingredienti per preparare pancake e caffè.
"Ho delle arance, facciamo una spremuta?" mi chiede lei.
"Vale, tienes Nutella?" so di starle ponendo una domanda inutile e infatti la risposta non tarda ad arrivare.
"Claro que sì" afferma prendendo un barattolo gigante di nettare degli dei. Questa casa può essere vuota, ma la Nutella non mancherà mai.
"Sei sempre la solita" scoppio a ridere e lei mi fa la linguaccia mentre spreme le arance riempiendo una caraffa che poi posa sul tavolo. Non appena i pancake sono pronti riempio due tazze di caffè e mi siedo a tavola insieme a Maggie.
"Che progetti lavorativi hai prossimamente?" mi chiede lei all'improvviso mentre addenta un pezzetto di pancake.
"Devo finire La casa de papel e nel mentre sto registrando, deve uscire il mio nuovo album. E tu invece?" sorseggio il caffè.
"Io non lo so, in questo momento mi basta posare per qualche servizio, però poi dovrò valutare qualche ripresa, ma non lo so ancora, ho bisogno di una pausa" mi dice.
"Prenditi il tempo che ti serve per decidere, l'importante è che tu faccia ciò che ti fa stare bene e che ti piace. Io per un po' voglio prendermi tempo da altre serie, concluderò solo il contratto che ho in essere, sento il bisogno di dedicarmi alla musica. Più avanti poi se ne parlerà" le sorrido.
"Farai concerti?" mi chiede.
"Beh lo vorrei tanto, sì" mi si illuminano gli occhi al pensiero. Mi mancano i concerti, i fan che cantano e ballano al suono della mia voce, le prove, la musica che mi rimbomba nel cuore. Tra il progetto di Vis a vis e quello te La casa de papel ho trascurato troppo una delle parti che amo di più di me.
"Non vedo l'ora! Voglio stare dietro le quinte a cantare come una pazza e voglio riempirti di baci alla fine del concerto orgogliosa del fatto che tutti ti guardano ma tu sei mia" sorride e io mi incupisco.
"Maggie..." la chiamo, il suo sguardo si fa buio.
"Lo so, è arrivato quel momento" mi dice come se sapesse di cosa stiamo per parlare.
"Io non sono pronta a dirlo pubblicamente, non credo nemmeno di volerlo fare. Devo proteggere Teo, la mia famiglia e tutto ciò che ruota intorno alla mia visibilità. Non ho mai reso pubblica la mia vita e con te sarebbe impossibile non farlo perché siamo famose entrambe e soprattutto c'è un mondo intero di fan che ci vuole insieme fin dall'inizio delle riprese. Saremmo costantemente sotto i riflettori e io non sono pronta ad affrontare una cosa simile né tantomeno a farla vivere a Teo perché perseguiterebbero anche lui. Devo proteggerci, lo capisci?" le chiedo sperando che lei possa comprendere il senso del mio discorso e soprattutto che possa capire che non è lei il problema, ma solo la conseguenza dell'essere una coppia famosa.
"E questo cosa significa? Dovremo sempre vivere in incognito? Non potremo andare in vacanza insieme, uscire a cena per un appuntamento romantico, festeggiare un compleanno in maniera più particolare, arrivare insieme a un red carpet, dormire a casa l'una dell'altra o anche solo fare una scappata al mare per un weekend solo nostro perché tu devi proteggere Teo che ha sedici anni ed è la persona più felice di tutti della nostra relazione? E che tipo di futuro vuoi per noi? Non potremo mai andare a vivere insieme vero? Continueremo sempre ad essere la coppia di ragazzine che si vede con il coprifuoco come a quindici anni quando vivevo con i miei ed uscivo con il mio primo fidanzatino? È questo il futuro che immagini per noi?" mi chiede tutt'altro che comprensiva. Ha ragione, non è una proposta allentante come futuro, ma non posso darle altro, non posso affrontare il mondo dei paparazzi, non sono pronta. E non possiamo nemmeno più fare ciò che facevamo da amiche perchè sarebbe impossibile nascondere i sentimenti che proviamo.
"Mi dispiace, non sono pronta" le rispondo abbassando lo sguardo.
"Non ci posso credere, hai fatto tutto questo per finire così?" mi guarda seria.
"Io..." provo a parlare ma lei mi interrompe.
"Sei stata tu a baciarmi, a venire da me per avere di più. Hai voluto dare spazio a un qualcosa in più, mi hai dichiarato i tuoi sentimenti dicendomi di essere innamorata di me, mi hai fatta innamorare di te anzi mi hai fatto rendere conto che ti amo da sempre e poi mi dici che posso averti solo qualche ora ogni tanto nel segreto delle nostre case perché a quasi cinquant'anni non hai il coraggio di essere te stessa?! Paradossalmente amandoti ti sto perdendo!" sta quasi urlando.
"Non si tratta di coraggio Maggie, si tratta di privacy mia e di mio figlio" le spiego.
"CAZZATE! Teo è grande ormai, non è più il bambino che dovevi giustamente proteggere. Credimi che sono sicura che sia perfettamente in grado di difendersi dai cazzo di paparazzi e da qualche domanda. Sai qual è la verità Najwa? Tu non hai le palle, ti nascondi dietro a Teo quando l'unica che stai proteggendo sei tu e ti giuro che mi vergogno di tutto questo, mi vergogno per te. Perché per la tua stupida vigliaccheria hai rovinato tutto prima ancora che potesse cominciare davvero. La prossima volta stattene a casa tua, credimi" mi dice alzandosi e camminando verso la sua camera.
"Maggie ti prego, io ti amo veramente" la chiamo.
"Evidentemente non abbastanza. Ora sparisci" e così dicendo si chiude la porta alle spalle lasciandomi sola, svuotata e con il cuore a pezzi più di prima perché è consapevole di ciò che aveva e che ora sta perdendo.

Lascio quella casa solo pochi minuti dopo. Quando vedo la mia auto ricordo la gioia con cui meno di ventiquattro ore prima l'ho abbandonata sulla strada per la troppa voglia di correre subito da Maggie. Mi volto verso la finestra di Maggie, quella della sua camera sul lato accanto al letto dove c'è il piccolo divanetto a muro come quelli dei film americani. Vorrei vederla lì, affacciata, pronta a richiamarmi per cancellare questo distacco, ma lei non c'è ed è giusto che non ci sia. Ha ragione, sono stata io a lottare per lei, a dichiararmi ed a sperare ogni giorno che lei potesse ricambiarmi eppure ora ho buttato tutto nel cesso perché ha ragione, fondamentalmente ho paura. Paura di cosa poi io non lo so, le persone a me care lo sanno, per il mio lavoro non sarebbe un ostacolo, per le lotte per i diritti che intraprendo regolarmente sarebbe un plus, allora di cosa ho paura? Non lo so, non me lo spiego. Salgo in macchina richiudendomi lo sportello dietro. Batto le mani sul volante urlando e piangendo mentre metto in moto. Le lacrime scorrono imperterrite sulle mie guance, non riesco a fermarle nè tantomeno a controllarle. La vista mi si appanna e il piede si incastra sull'acceleratore mentre esco da Madrid verso la collina di casa mia. Il dolore si fa prepotentemente spazio dentro di me dandosi libero sfogo in un pianto ormai disperato, non capisco più nulla, non so dove sto andando, continuo ad accelerare fino a che non so più che cosa succede, mi sento sbattere da tutte le parti, come a rallentatore. Non so se sto sognando o se l'auto si sta ribaltando su se stessa, so solo che sento un fischio e poi il nero.

La luce mi acceca, una lampada dietro l'altra mentre mi sembra di essere su uno di quei carrelli di ferro delle mense delle scuole. Non posso parlare, non riesco a respirare, mi sento soffocare e un dolore lancinante mi trafigge. Mi guardo intorno cercando disperatamente una risposta.
"Signora mi sente?" un uomo con una tuta verde e una mascherina compare sopra di me e parla ma io non capisco quasi nulla. Colgo solo qualche parola. Ospedale...auto...emergenza...figlio...incidente. Poi il vuoto.

Apro gli occhi e sento un tubo uscirmi dalla bocca, ho freddo ma un liquido caldo mi bagna la gamba e la pancia. Una maschera mi scivola sul viso e più respiro più cado nel sonno. Con un beep rapidissimo che mi risuona nelle orecchie e una voce in lontananza che urla "la stiamo perdendo". Poi il buio, il vuoto. Poi più niente.

* spazio autrice *

Capitolo breve, notturno ed intenso, non odiatemi, di qui non sarò drastica come con Zule e Maca 🙈 andrà meglio, promesso!
Scusate come sempre l'assenza ma questo periodo difficile sembra non finire mai, aggiungiamoci il lavoro e qualche brutta sensazione ed ecco il mix perfetto per chiudermi in me stessa e non pubblicare. Cercherò di essere più frequente ma se avete pazienza aspettatemi. Non vi lascerei mai senza un finale!

- Elle 🦂

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