Lágrimas mezcladas con amor

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Corro sull'autostrada a una velocità troppo oltre il limite, le lacrime mi bagnano gli occhi, mi sento sfinita, vorrei solo spegnere tutto. Bala si lamenta nel cofano dell'auto e tramite lo specchietto la vedo agitarsi oltre la rete che la separa dai sedili posteriori, i suoi guaiti mi spingono a rallentare e a riprendere il controllo di me stessa.
"Sto bene Bala, stai tranquilla" le dico asciugandomi gli occhi. Guido da due ore, sempre dritto. Ho spento il telefono, non ho detto a nessuno che me ne sarei andata per un po', nemmeno ad Alba. Sto andando da mio figlio a Málaga, voglio allontanarmi il più possibile da Madrid e da Maggie.
Il tempo scorre mentre spingo sull'acceleratore e sfiammo sigarette una dietro l'altra, il cielo ormai è tinto di rosa e vedere l'alba mi fa sentire bene e male nello stesso momento. Ricordo ogni mattina in cui io e Maggie, sedute nel cofano della macchina, abbiamo guardato l'alba insieme dopo viaggi di notte all'improvviso solo per vedere il sole sorgere al mare. L'alba mi ha sempre fatta sentire in pace con il mondo e ora, nonostante i ricordi dolceamari, vedere l'aurora mi fa sentire per qualche secondo nel posto giusto. Non mi accorgo nemmeno del tempo che passa, sono troppo assorta nei miei pensieri malinconici. Entro a Málaga e sfreccio verso la mia casa, parcheggio l'auto, scarico i bagagli, faccio scendere Bala e mi rifugio nel mio angolo di paradiso: la mia villetta sulla spiaggia nascosta fra le palme. Sollevo la mano per bussare, ma la porta si apre prima che io possa farlo e Teo mi getta le braccia al collo. Mi ha sentita entrare con la macchina.
"Mamá che ci fai qui?" mi chiede sorpreso, poi però mi guarda e non aspetta nessuna risposta. Mi fa entrare e lascia che io mi sdrai sul divano letto del soggiorno. Si mette accanto a me e mi abbraccia forte. Crollo in un sonno agitato fra le braccia di mio figlio. Come cambiano le cose, quando era piccolo ero io a stringerlo a me e ora invece trovo conforto cullata dai suoi abbracci.

La luce del sole ormai alto mi riscalda il viso, ho dormito profondamente, un sonno senza sogni, senza lacrime, senza pensieri. Un sonno silenzioso ma logorante, impregnato di un dolore che soffoca il mio cuore. Mi alzo con la testa che mi rimbomba per la stanchezza. Ho dormito solo due ore e mi sento più stanca di prima. Mi preparo un caffè e sento le voci di Teo e mia madre provenire dal giardino. Li raggiungo.
"Najwa!" esclama mia mamma salutandomi.
"Hola" le sorrido evitando il suo abbraccio. Non sono mai stata troppo un'amante del contatto fisico, mi sono sbloccata molto quando ho conosciuto Alba e poi anche con Maggie, più con la bionda in realtà, con lei eravamo tutte abbracci e baci, non mi riconoscevo più.
"Che ci fai qui?" mia mamma e la sua delicatezza, la stessa che ho anche io.
"Volevo staccare la spina e allontanarmi dalla città" le dico, alla fine è una mezza verità. Non mi piace parlare con i miei genitori, sono sempre stata molto chiusa, niente in confronto al rapporto che ho provato a costruire con mio figlio.
"E poi ti mancavo io, ammettilo" ride Teo.
"Certo mi niño, tu mi manchi sempre" e così dicendo lo bacio sulla fronte.
"Vuoi venire in spiaggia?" mi chiede, sono stravolta, ma non desidero altro che distrarmi con lui. Quindi annuisco e dieci minuti dopo siamo sotto l'ombrellone. Indosso un bikini rosso e degli occhiali da sole giganti che spero mi coprano il viso. Málaga è stupenda, veramente. Ho comprato questa casa quando Teo aveva otto anni e quasi ogni estate siamo stati qui anche per un mesetto quando era piccolo, venivamo con mia madre prima e con Alba negli ultimi cinque anni. Adesso sono due estati che vengo solo con la gitana e talvolta anche con altre amiche, Teo non impazzisce più all'idea di stare un mese con la mamma e la sua migliore amica.
Con questi ricordi mi stendo al sole e crollo nuovamente addormentata.

"Que coño haces?!" esclamo svegliandomi per una secchiata d'acqua, Teo è di fronte a me mentre ride.
"Sono tre ore che russi, volevo un po' di attenzioni" mi dice sollevando le spalle.
"Attenzioni...ATTENZIONI?! Neanche a due anni facevi così" e scoppio a ridere insieme a lui. Mi alzo e lo trascino, per quanto mi è possibile, fino al mare, insieme cadiamo nell'acqua e ci schizziamo. Quanto mi è mancato. Mi prende in braccio e io mi stringo a lui. È il mio bambino, sarà sempre il mio bambino anche quando avrà quarant'anni.
"Prendiamo la barca?" mi chiede mentre usciamo dall'acqua.
"Vale" dico strizzandomi i capelli e avvolgendo il mio corpo nell'asciugamano mentre indosso le ciabatte e comincio a camminare verso il porto. Abbiamo una piccola barca che io posso guidare senza problemi e di cui si prende cura Diego, un signore simpaticissimo che mi tiene anche in ordine il giardino e la piscina.
"Hola Diego!" esclamo quando lo vedo intento a sistemare gli ormeggi.
"Hola señora Nimri, como estas? Quando è arrivata? Teo mi ha detto che lei era a Madrid" sorride togliendosi il cappello e mostrando la sua pelle abbronzatissima.
"Sono arrivata stamattina presto infatti" gli sorrido anche io.
"Olimpia pronta! Prego!" esclama. Olimpia è il nome della barca, l'ha scelto Teo che era innamorato di una bambina che si chiamava così e ha voluto dare il suo nome alla barca. Ora non si parlano nemmeno più e ogni volta che ricordiamo questo aneddoto ci facciamo delle grasse risate. Saliamo a bordo e dopo aver sistemato tutto, usciamo in mare aperto. Lascio cadere l'ancora in una baia raggiungibile solo via mare, lontana da sguardi indiscreti e da paparazzi pronti a scattare foto da prima pagina. Mi sdraio insieme a Teo a prendere il sole a prua, intanto mi accendo una sigaretta.
"Mi lasci un tiro?" mi chiede Teo.
"No" gli rispondo. So che ogni tanto fuma ma abbiamo pattuito che davanti a me non lo farà e che sicuramente non sarò io a offrirgli questa merda.
"Mamá, una sigaretta in mezzo al mare non me la puoi negare" mi dice facendomi gli occhi dolci.
"Non hai le tue? - lui scuote la testa e io rompo il patto allungandogli il mio pacchetto - Solo per oggi e solo perché siamo insieme in mezzo al mare" lui annuisce e la accende.
"Cosa è successo con Maggie?" mi chiede tra un tiro e l'altro.
"Ci siamo viste alla festa di Ursula a casa di Alba, io l'ho evitata e me ne sono andata e lei si è presentata a casa, mi ha baciata, mi ha detto che ha lasciato Remy il giorno della libreria e che mi ama anche lei ma doveva solo capirlo" gli dico. Lui si volta a guardarmi.
"Mhm...e siamo qui insieme con te depressa perché?" ironizza.
"Perché lo sguardo di schifo e di indifferenza di Agrigento mi ha ferita e perché lei si è svegliata dopo quasi due mesi a dirmelo" gli rispondo.
"Posso capire lo sguardo, ma l'hai bloccata ovunque, come doveva fare?" non ha tutti i torti.
"Poteva venire sotto casa se davvero ci teneva" replico.
"L'ha fatto in passato e tu non le hai mai risposto" il suo sopracciglio si solleva proprio come faccio sempre io quando sono perplessa.
"Questa volta era diverso, ha detto di aver lasciato Remy subito dopo che ci siamo incontrate in libreria perché quando lui l'ha baciata, lei avrebbe voluto baciare me. Ha detto che mi ha chiamata per chiedermi di vederci perché voleva dirmi di essere innamorata di me. Beh okay io non le ho risposto, però per una cosa simile sì che ti presenti sotto casa!" il mio tono è scocciato. So di non essere una persona semplice, però lei sapeva come prendermi, l'ha sempre saputo. Tante volte dopo discussioni molto più banali o che non riguardavano necessariamente lei in prima persona, io staccavo il telefono per non parlare con nessuno e lei si presentava prepotentemente sotto casa. Mi è capitato persino di trovarla sul divano a parlare con Teo mentre mi aspettava. Lo faceva, ma questa volta non l'ha fatto più.
"Mamá, io sono dalla tua parte e lo sarò sempre, però ti ha rincorsa dopo la festa, forse prima aveva paura di un tuo rifiuto, forse potevi rimanere, darvi tempo, alla fine era una cosa gigante anche per lei" mi dice accarezzandomi una mano.
"Quando sei diventato così grande?" gli chiedo e lui sorride.
"Quando tu sei diventata così vecchia e ancora più bella" mi risponde.
"Teo!" rido io, ha ragione, sono proprio invecchiata anche io.

Sono qui a Málaga da dieci giorni, mi sono goduta ogni momento con Teo, mi sono ubriacata ogni sera per non pensare, non ho mai acceso il telefono in questi giorni, ho ignorato tutto e tutti fino a oggi. Teo mi ha raggiunta in piscina e mi ha detto che lo ha chiamato Alba chiedendogli in lacrime se sapesse dove ero finita, lui non le ha detto nulla, ma mi ha costretta a dare mie notizie. Così ora sono qui con una sigaretta stretta fra i denti mentre la faccio girare con la lingua, un calice di vino e il cellulare che, riportato in vita, non smette di ricevere notifiche. Social, whatsapp, tutto. Ignoro ogni cosa e faccio partire la chiamata ad Alba, dopo uno squillo risponde.
"NAJWA? Najwa stai bene? Dove sei? Mi sono spaventata, dove sei?" il suo tono esprime perfettamente tutta la sua ansia.
"Sto bene, avevo bisogno di staccare" le dico solo.
"Lo so, Maggie mi ha raccontato quello che è successo e ho immaginato ma sei sparita, nessuno sapeva nulla, nemmeno Teo" la sento rilassarsi leggermente dopo la mia risposta.
"Teo lo sa, solo che ha rispettato il fatto che dovessi essere io a chiamarti" le spiego, so che può capire anche perché è passata solo mezza giornata da quando si sono sentiti.
"Dove sei?" mi chiede.
"A Málaga, da Teo" le dico, un rumore forte mi fa allontanare dal cellulare, poi Alba mette il muto, il silenzio regna per trenta secondi, finché non lo interrompe riattivando la conversazione.
"Perdonami" mi dice.
"Che cazzo hai fatto?" le chiedo.
"Ero con Maggie e quando ti ho chiesto dove fossi ha sentito, Najwa perdonami" cazzo.
"Alba, no, no" la persona che più volevo evitare, quella da cui sono scappata, sta venendo qui.
"Credo sia già in macchina, Najwa non sta bene, Maggie non sta bene" mi dice e in un secondo mi crolla il mondo addosso.
"Cosa significa?" le chiedo preoccupandomi di quella donna che sto provando ad odiare con tutto il cuore, ma che amo ogni giorno un po' di più.
"Lo vedrai, è pelle e ossa, non mangia da giorni, non dorme, è un fantasma, peggio di com'eri tu" silenzio, è colpa mia, in un secondo realizzo che ciò che ha detto Teo è vero, ho reagito male pensando solo a me stessa e nemmeno per un secondo mi sono chiesta come abbia vissuto lei tutto questo. Ho fatto esattamente ciò che ha fatto lei ad Agrigento ferendomi, solo che lei non si è mai resa dispersa, non mi ha mai bloccata e soprattutto non mi ha mai ignorata senza darmi la possibilità di chiarire.
"Devo andare" dico.
"Fa la cosa giusta Naj, fa la cosa giusta" io annuisco chiudendo la chiamata senza nemmeno salutare. Rientro in casa correndo e chiamando Teo, spalanco la porta della sua camera e lo trovo con le cuffie e la musica a tutto volume, lo tocco e lui si volta.
"Que pasa?" mi chiede. Gli ripeto quello che mi ha detto Alba e lui mi dice che devo andare da lei, così mi faccio una doccia, mi vesto e vado al supermercato per comprare tutto ciò che posso mettere sul nostro tagliere. Voglio che mangi, se davvero come dice Alba non lo sta facendo, stasera devo prendermene cura. Improvvisamente è come se fosse tutto chiaro, come se sapessi cosa devo fare, prendo anche del vino e butto tutto in macchina. Guido fino al porto, parcheggio e corro sulla mia barca, preparo il tagliere con cura e scrivo un messaggio a Maggie.

Ti aspetto al solito posto.

E pazientemente mi siedo con le gambe a penzoloni ad aspettare chiedendomi se si ricorderà ancora che qui a Málaga il nostro "solito posto" è la mia barca. È stato il nostro angolo di paradiso a ogni Festival e anche quando ci siamo ritrovate entrambe qui senza saperlo: lei faceva visita ai suoi genitori, io invece ero in vacanza con mia madre e Teo. Quattro sigarette e un'ora e mezza dopo sento una voce flebile.
"Naj" Maggie è davanti alla scaletta che porta sulla mia barca. La sua pelle è pallida, il viso è scavato, gli occhi sono gonfi e arrossati. Indossa una tuta e ha i capelli raccolti in una coda sfatta. Anche con i vestiti posso confermare quello che ha detto Alba: ha perso moltissimo peso.
"Vieni" le dico porgendole una mano, lei sfila le scarpe e sale. Rimaniamo ferme a guardarci, una di fronte all'altra, immobili. Non c'è più niente intorno, solo noi. È lei a rompere quel momento scoppiando in un pianto liberatorio, di quelli che partono fin dentro le viscere. Mi fa male vederla così, ma non posso fare a meno di sentire nuovamente tutto il mio dolore. Lei guarda i miei occhi inumidirsi finché non so più trattenermi e lascio che anche le mie lacrime scorrano incontrollate sulle mie guance. Si avvicina a me e in un secondo mi bacia, finalmente ricambio. È un bacio puro, un bacio al sapore di lacrime miste all'amore.

* spazio autrice *

Anche oggi m update di entrambe le storie.
Ecco qui. Naj e la sua testa dura 🙈.

- Elle 🦂

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