Y casa, hoy, es aqui

294 14 7
                                    


Sono trascorsi quattro giorni dal mio risveglio e finalmente questa sera mi hanno spostata in reparto, sono fuori pericolo, non sono guarita, il percorso sarà arduo, ma almeno non rischio più di tornare in sala operatoria da un momento all'altro. Ho finalmente mangiato qualcosa di solido e mi hanno liberato i capelli dalla fasciatura che ora mi copre solo la ferita come se fosse un cerchietto, la trovo quasi comoda, soffro meno il caldo odioso dei capelli appiccicati sul collo. Il medico di riferimento del mio caso mi ha accordato il permesso di uscire all'aria aperta nel cortile dell'ospedale così domani, con la mia quattro ruote a spinta, potrò finalmente respirare la brezza del mattino. È la prima volta che rimango sola qui, Alba e Maggie si sono accampate nella mia stanza e non mi hanno lasciata sola nemmeno per un momento, solo oggi pomeriggio sono riuscita a convincerle ad andare a casa a riposare per la notte, domani mattina presto torneranno qui e faremo insieme colazione nel prato. Erano un po' titubanti ma le ho convinte ricordando loro che ho bisogno di una che spinga la sedia a rotelle e l'altra che porti la colazione. Davanti a questo hanno accettato così ora sono sola per la prima volta dall'incidente. Sola con i miei pensieri, con le mie preoccupazioni e con il mio dolore che, per quanto io cerchi di mascherarlo in presenza di mio figlio e delle ragazze, è davvero sfiancante. È un dolore continuo da cui non riesco ad avere sollievo. La gamba mi provoca delle fitte che mi raggiungono quando meno me lo aspetto, le ferite sull'addome e sul petto sono terribili e tirano tanto da darmi l'impressione di riaprisi, così come quella sulla schiena, la testa spesso mi pulsa. L'unica parte del mio corpo che non mi fa male è il polso sinistro che, nonostante il gesso, non mi crea alcun problema.
"Signora Nimri, come si sente?" mi domanda l'infermeria gentilissima che mi sta aiutando a rendermi un pochino più autonoma avvicinandomi ciò di cui ho bisogno.
"Sto bene, grazie Estefania. Posso chiederti di attaccare il mio caricatore qui alla prolunga?" chiedo alla ragazza con la quale ho fatto amicizia nelle ultime ore.
"Certo, ecco signora Nimri" mi dice porgendomi poi il cellulare attaccato al filo.
"Grazie. E ricordati di chiamarmi Najwa" le sorrido, lei ricambia e lascia la stanza. Qui mi trattano tutti con immenso rispetto, ma visto e considerato che dovrò rimanere ricoverata per un po', vorrei almeno sentirmi in un ambiente più amicale e meno distaccato. Fra i tanti messaggi che ho ricevuto da parte delle persone che hanno saputo dell'incidente, mi soffermo su quelli nel gruppo. Aggiorno le ragazze sulle novità, poi scrivo a Teo per sapere se è tutto a posto e proprio mentre sto aprendo la chat di Maggie, mi arriva un messaggio da parte di Alba, è una foto che ha scattato non appena siamo arrivate in reparto, ci siamo io e Maggie sedute sul letto insieme, la bionda mi sta spazzolando i capelli dopo che i medici li hanno liberati dalla fascia bianca. Poi un'altra foto: io e Alba che facciamo una faccia buffa. Poi un'altra: io e Teo abbracciati. Sorrido come un'ebete di fronte alle immagini, così esco da whatsapp e apro Instagram. Preparo un carosello con tutti i momenti più belli dell'ospedale fino ad ora. La prima è una foto veloce che abbiamo scattato tutti insieme quando sono venuti in terapia intensiva. L'ultimo invece è un video che ho registrato io: ci siamo io e Maggie che ci diamo un bacio veloce prima di addormentarci in due nello stesso letto. Sorrido, prendo coraggio, respiro e inizio a scrivere.

I giorni appena trascorsi non sono stati semplici, purtroppo le voci che sono trapelate circa le mie condizioni fisiche sono vere. Mi trovo ricoverata in ospedale e, finalmente oggi posso dirlo, sono fuori pericolo nonostante io me la sia vista brutta. Non voglio dare spazio a ulteriori notizie false, quindi chiarirò ciò che è accaduto.
Una mattina di settimana scorsa ho perso il controllo della mia auto e sono rimasta vittima di un brutto incidente. Subito i paramedici mi hanno trasportata d'urgenza in ospedale dove sono stata sottoposta a diverse operazioni chirurgiche per intervenire sulle tante lesioni che ho riportato. Il team dei medici è stato fantastico e nonostante le tante difficoltà incontrate, mi hanno salvato la vita. Oggi sono finalmente uscita dalla terapia intensiva e mi trovo in reparto, posso quindi dire che il peggio è passato. Mi aspetta un lungo periodo di riabilitazione fisica, non sarà semplice, ma parto già avvantaggiata in quanto non sono stata e non sarò sola. Le persone a me care sono corse in ospedale quando ho avuto bisogno e anche da lontano non mancano di strapparmi un sorriso non appena ne hanno l'occasione. Ed è per rispetto a loro e a me stessa che ho deciso di parlare io perché i media spesso non si rendono conto della delicatezza di un momento e rincorrono solo la notizia scoop arrivando ad appostarsi sotto casa delle persone a me più care.

LentoDove le storie prendono vita. Scoprilo ora