Donde ella se acaba, yo empiezo

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"Come ti senti?" mi chiede Maggie lanciandomi uno dei cuscini con i quali abbiamo dormito. Sono seduta sul letto, abbiamo appena fatto colazione per la sesta mattina di seguito da quando sono tornata a casa. Abbiamo creato il nostro equilibrio e mi sembra davvero di viverlo da sempre: Maggie si sveglia e prepara la colazione, mi sveglia, mangiamo, ci baciamo, io mi isolo in bagno per lavarmi cercando di farlo senza il suo aiuto, lei poi viene ad aiutarmi e io cedo, ci vestiamo e andiamo in ospedale per la fisioterapia. La sola differenza è che oggi toglierò il gesso.
"Impaziente, emozionata, forse anche un po' spaventata" le rispondo. Dopotutto il gesso mi ha accompagnata per più di un mese, è diventato per me un'abitudine e ho paura che rimanendo senza mi sentirò nuda. Ecco, questa è una cosa che ho scoperto da quando sono uscita dall'ospedale: ho paura. Se dentro a quelle mura asettiche facevo la temeraria, mi muovevo e provavo a spingermi oltre al limite che il mio corpo mi concedeva portando i dottori a minacciarmi di chiudermi a chiave nella stanza, qui fuori invece mi sta spaventando anche la mia ombra. È come se io percepissi il dolore amplificato, come se qui fuori mi facesse tutto più male, come se io fossi una ferita aperta esposta alla vita.
"Andrà bene amore, piano piano ti riprenderai la tua vita e tornando a camminare finalmente potrai andare in Italia!" esclama lei battendo le mani per la gioia. Sa quanto io tenessi al viaggio in Italia sia perché è un posto che amo, sia perché il progetto con Armani è spettacolare!
"Non potrò andarci da sola, non potrei affrontarlo" le dico, pronta a dare spazio a uno dei pensieri che mi assillano dalla sera in cui stavo per chiederle di venire a vivere con me.
"Non sarai sola, con te ci sarà tutto il tuo team, ti staranno accanto e ti aiuteranno" mi sorride.
"Maggie, sei proprio una delle persone più tonte che io conosca..." scuoto la testa ridacchiando. Lei mi guarda con due occhi che esprimono tutta la sua perplessità.
"Non capisco, cosa ho detto di sbagliato?" chiede mettendo un broncio che mi appresto a baciare.
"Non posso affrontarlo senza di te" le dico stringendola a me.
"Io sarò qui al tuo ritorno, ti aspetterò a casa se vorrai. O ti vengo a prendere in aeroporto e facciamo come nei film che ti corro incontro e ti salto in braccio, però magari senza saltare perché non sarai ancora completamente stabile" ride lei nascondendo il suo viso nell'incavo del mio collo. Io sbuffo allontanandola da me e scuotendo la testa con un sorriso beffardo sul viso.
"Sei proprio un'idiota. Maggie ti sto chiedendo di venire con me!" esclamo e lei spalanca la bocca.
"Io... - dice abbassando lo sguardo - Non l'avevo capito" continua riportando gli occhi su di me e grattandosi la testa con un dito.
"Me ne sono accorta Mag, credimi che si notava. Dai andiamo che siamo in ritardo!" scoppio a ridere sedendomi sulla sedia a rotelle. Lei mi spinge fuori di casa e mi aiuta a salire in macchina, in silenzio mette in moto e con calma guida fino all'ospedale dove mi accompagna fino alla sala visite.
"Najwa" sorride Estefania, l'infermiera che mi ha assistita per tutto il mese.
"Ciao dolcissima! Come stai? Ti manco?" le faccio l'occhiolino.
"Moltissimo, non sono tutti simpatici come te i pazienti qui" arrossisce lei.
"Nimri?" mi chiama un ragazzo che non ho mai visto. Io sollevo la mano e lui mi fa cenno di raggiungerlo così Maggie mi spinge fin dentro la stanzetta. Rimaniamo sole per qualche minuto, poi il team di medici di ortopedia mi raggiunge e dopo una lastra, tante domande e qualche altro controllo, mi liberano definitivamente dal gesso. Mi sento improvvisamente più leggera, come se mi avessero tolto chili e chili dal corpo.
"Devi camminare con queste stampelle appoggiando il peso lentamente ed ogni giorno un pochino di più. Non puoi ancora guidare, ma stai bene, la gamba è come nuova, devi solo riabituarti, appena riesci, vai da sola con le tue gambe. Niente paura. Va bene?" mi chiede il dottore che mi ha liberato dal gesso. Io annuisco e muovo timidamente i primi passi che mi riportano verso l'auto. Per tutto il tempo percepisco la presenza di Maggie a qualche passo da me come se volesse lasciarmi il mio spazio, ma allo stesso tempo farmi sentire che lei c'è. Mi volto a guardarla e le sorrido annuendo con il capo, come per volerla ringraziare. Lei mi sorride e mi aiuta a sedermi in macchina.
"Ci vengo" mi dice semplicemente quando prende posto sul sedile del guidatore. Io sorrido e la guardo sporgendomi verso di lei per darle un bacio, è così dolce, così bella, così presente. Non potevo desiderare nulla di meglio.
Torniamo verso casa confrontandoci sul viaggio a Milano e concludiamo entrambe che la prossima settimana sarà quella giusta così, non appena mi accascio sul divano del soggiorno, mi appresto a chiamare i referenti mentre Maggie si richiude la porta alle spalle e si siede accanto a me in trepidante attesa.
"Pronto? Sì salve sono Najwa...sto meglio, grazie mille per l'interesse e per avermi attesa...sì ecco volevo informarvi che ho tolto il gesso, quindi sono pronta per venire a Milano...pensavo la settimana prossima...esattamente...sì ci sarà la mia compagna insieme a me...esatto, purtroppo non sono autonoma ancora completamente, ho bisogno della sua assistenza...sì la vorrei sul set con me...Maggie Civantos...d'accordo grazie mille, a presto" riattacco il telefono e guardo Maggie.
"Allora? Partiamo?" mi chiede con la stessa emozione di una bambina che deve andare al parco giochi.
"Partiamo tra dieci giorni!" esclamo io e lei salta per la gioia poi mi getta le braccia al collo e mi bacia. La stringo a me inspirando il profumo del suo balsamo alla papaya e mi sento a casa. Così prendo la decisione sulla quale temporeggiavo da un po' rendendomi conto di esserne più convinta che mai.

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