Solo tenemos que esperar

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ALBA'S POV

"Teo, sveglia" chiamo quel ragazzo che stanotte più che mai mi ha ricordato il bimbo che ho conosciuto anni fa. Ci siamo stretti l'uno all'altra sulla poltrona letto che ci hanno portato in tarda serata. L'ho abbracciato per tutta la notte accarezzandogli i capelli come facevo quando aveva la febbre da piccolino e stava con me se Naj doveva andare sul set. È riuscito a riposare qualche ora fortunatamente, io però non posso dire lo stesso. Per tutta la notte i pensieri mi hanno investita con la potenza di un treno in corsa. La costante è che ho il terrore di perdere la mia persona, non è solo paura, è qualcosa di più potente, lo sento nelle ossa, nel cuore.
"Mhm" mugugna lui agitandosi leggermente.
"Teo" lo chiamo ancora lasciandogli un bacio sulla fronte. Lui improvvisamente si siede con uno scatto fulmineo.
"Si è svegliata?!" mi chiede portando il suo sguardo sul corpo di sua madre che sembra minuscolo in quel letto d'ospedale. Un minuscolo ciuffo rosso sbuca dalla fasciatura che le cinge il capo. Il suo petto si solleva lentamente al ritmo del ventilatore che scandisce il tempo che passa. Mi sembra di sentire profondamente la mancanza del suono della voce di Najwa. È capitato di non sentirci per settimane perché eravamo entrambe prese dai nostri impegni lavorativi, ma ora è diverso, nonostante sia qui solo da ieri la consapevolezza che non so quando si sveglierà mi sta togliendo il fiato.
"No, dobbiamo avere pazienza" gli dico con tono convincente, che poi più che lui io sto provando a convincere me stessa per scacciare la domanda che mi sta perseguitando: e se non si sveglia?
"Vado a prendere il caffè" mi dice lui incupendosi, lo lascio andare, ha bisogno di spazio e lo comprendo. Mi sporgo dalla stanza alla ricerca di un medico che possa aiutarmi a capire qualcosa in più, ma il corridoio è ancora silenzioso, così mi avvicino a lei.
"Najwa, ti prego, devi svegliarti, non sono pronta, ti prego" sussurro con le lacrime che abbandonano i miei occhi. Il macchinario che registra i suoi battiti comincia a suonare in un modo strano, veloce, troppo, sembra impazzito. Un rivolo di sangue scivola dal naso di Najwa e la porta della sua stanza si spalanca lasciando spazio alla dottoressa che ieri ha operato la milza e il fegato di Najwa.
"CODICE BLU, È IN ARRESTO, C'È DEL SANGUE NEL DRENAGGIO, ADDOME IPERTESO, DOBBIAMO PORTARLA SUBITO IN SALA OPERATORIA, CHIAMATE CARDIO!" urla mentre inizia a praticare il massaggio cardiaco.
"Che succede?" chiedo agitandomi, sento una sensazione terribile che mi travolge come un'onda a tutta velocità.
"Signora Flores, c'è qualcosa che non va, dobbiamo intervenire immediatamente" mi parla il dottore che ieri ci ha accolto.
"Dovete riportarla in sala operatoria?" domando confusa.
"Immediatamente, è in arresto cardiaco, se non la operiamo subito morirà" risponde crudo lui, io annuisco e un'infermiera mi porge i moduli da firmare per il consenso. Le lettere si mischiano e non riesco a leggere, mi limito a scrivere in maniera tremolante il mio nome.
"La terrò aggiornata" mi dice il dottore toccandomi una spalla, l'altra dottoressa sale a cavalcioni sul corpo di Najwa mentre la portano via ancora nel letto lasciando una striscia di sangue a terra. Rimango immobile nella stanza che ora sembra tremendamente vuota. Sto qui, ferma, in piedi, sola mentre le lacrime sembrano non volersi fermare, non so cosa mi prende ma sento di non avere il controllo sul mio corpo. Non respiro, come se avessi paura che nel farlo io possa smuovere l'equilibrio precario che ho intorno. A riscuotermi da questo stato di trance è il rumore di un liquido che cade a terra. Mi volto e di fronte a me c'è Teo che ha lasciato cadere il suo caffè, nei suoi occhi percepisco lo stesso terrore che mi opprime da ieri sera.
"Dov...che..." non riesce a parlare.
"L'hanno riportata in sala operatoria, ha avuto un arresto cardiaco e perdeva sangue da non so cosa e l'addome era..." scoppio in un singhiozzo che non dà spazio alla mia voce per poter uscire. Allargo le braccia accogliendo Teo in una stretta della quale sentiamo il bisogno entrambi. E rimaniamo così a respirarci l'un l'altro mischiando le nostre lacrime e i battiti dei nostri cuori uniti ora più che mai.

"Signora Flores?" mi chiama la dottoressa che è intervenuta per prima su Najwa, si chiama Perez e pare sia uno dei migliori chirurghi dell'intera Spagna, accanto a lei c'è il dottor Romero di chirurgia d'urgenza e insieme a loro la dottoressa Navarro, cardiochirurgia. Ho passato il tempo a pregare questi tre dottori di salvare la persona più importante della mia vita, ho ripetuto i loro nomi centinaia di volte sperando di vederli uscire dal blocco operatorio con una buona notizia. Fiduciosa sollevo la testa che tenevo chiusa fra le mani, seduta su questa sedia che mi ha inglobata. Sono passate tredici ore da quando Najwa è stata riportata in sala operatoria. E io non mi sono mossa nemmeno per un secondo.
"Come sta?" chiedo, le mie speranze vengono spazzate via con la violenza di uno schiaffo in faccia dalle loro espressioni cupe.
"La situazione è critica, gli organi stanno collassando. Non abbiamo potuto concludere l'operazione, siamo in una fase che si chiama damage control. Abbiamo lasciato la paziente aperta, sigillando l'area dell'intervento con un'apposita plastica. Il suo corpo è troppo debole per poter affrontare la seconda parte dell'intervento quindi l'abbiamo portata in terapia intensiva, se supera la notte domani la riportiamo in sala" mi dice la dottoressa Perez.
"Chiedo scusa - dico, poi tossisco per schiarirmi la voce - ha detto 'se'?" domando credendo di aver sbagliato a sentire.
"Purtroppo sono lesioni troppo delicate, dobbiamo solo aspettare, mi dispiace non potervi dire di più" risponde lei.
"D'accordo, posso vederla?" chiedo.
"Purtroppo ora non è possibile, è troppo poco stabile" mi risponde la dottoressa Navarro. Annuisco e mi volto per raggiungere Teo che si era appisolato. Lo scuoto dolcemente e lui apre gli occhi.
"Hanno finito? Sta bene? Dov'è?" mi chiede.
"Teo, la mamma sta molto male, non possono terminare l'operazione, devono aspettare che si riprenda un po' quindi ora starà in terapia intensiva e se domani andrà meglio la opereranno ancora" gli spiego.
"È brutto vero?" mi guarda dritta negli occhi, una lacrima scivola sul mio volto. Non posso mentirgli, non posso prenderlo in giro.
"È forte" sorrido, so che può capire da solo la gravità della situazione.
"Se c'è una persona che può farcela, quella è lei" sorride a sua volta lui. È vero. Se sulla faccia di questa terra c'è qualcuno che può vincere l'impossibile, quella è Najwa. La sua forza è capace di smuovere le montagne, non ci resta che pregare che vada tutto per il meglio. Dentro mi sento morire.
"Dobbiamo chiamare Maggie, dovrei avvisare anche Berta, non la sento da ieri" dico a Teo.
"Anche le altre ragazze" mi suggerisce lui, ha ragione, se la situazione è davvero così grave è giusto che lo sappiano.
"Scrivo un messaggio nel nostro gruppo. Almeno lo leggeranno per forza tutte, compresa Maggie" affermo.
"Io devo chiamare i nonni" mi dice.
"Vuoi che lo faccia io?" gli domando.
"No, questa è una cosa che devo fare da solo" sorride tristemente.
"Avviso Alejandro così che vada anche da Bala" aggiungo prima di allontanarmi da Teo. Digito quelle parole come se le stessi vomitando.

Ciao ragazze, purtroppo c'è stato un grave incidente. Najwa ieri mattina ha perso il controllo dell'auto e si è ribaltata più volte finendo fuori strada. L'hanno portata d'urgenza al Hospital Central e l'hanno operata, sembrava stabile nonostante fosse intubata e non si fosse ancora svegliata. Stamattina però ha avuto un arresto cardiaco e qualche altro casino che onestamente non riesco a ricordare, insomma i suoi organi stanno collassando. L'hanno portata in sala operatoria di nuovo ma è troppo grave quindi non hanno finito. Ora è in terapia intensiva e dobbiamo solo sperare che superi la notte. Se così fosse domani la riopereranno.
Io sono in ospedale con Teo, mi hanno chiamata ieri sera e siamo corsi qui. Non vi ho chiamate prima perché non vogliamo che arrivi alla stampa, ma ora forse sarebbe meglio se veniste qui con discrezione.

Premo invio con le mani che tremano, potremmo perderla, potremmo perderla davvero. Poi chiamo Alejandro, gli dico tutto, gli chiedo aiuto per Bala e lui mi rassicura dicendomi che se ne prenderà cura. Gli chiedo di portare qualche cambio per me e per Teo, io non ho intenzione di muovermi da qui e sono sicura che per quanto io possa provarci, anche Teo non farà un passo al di fuori di questo ospedale, ma siamo qui da più di ventiquattro ore ed è il caso di farci una doccia e cambiarci. Mi affretto a inviare un breve messaggio anche a Berta in privato.

Scusami se sono sparita, ora sai. Ti prego, vieni

La risposta non tarda ad arrivare.

Sono in macchina, sto arrivando

Sapevo che avrebbe capito, anche perché non siamo il tipo di coppia morbosa che si sta addosso. Sono terrorizzata, ho bisogno anche io di qualcuno con cui crollare per qualche secondo e quel qualcuno è lei. Mi sento dannatamente impotente. Non so più cosa pensare, non posso perdere Najwa, nessuno può perderla. Non ci resta che sperare.

* spazio autrice *

E niente, non potevo non inserire un pochino di Grey's Anatomy.
Najwa con la forza di un uragano, vi prometto che tutto questo ne varrà la pena.
Non mi odiate.

- Elle 🦂

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