Con la luna que nos mira por la ventana

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"Allora? Sono stata abbastanza chiara Najwa?" mi domanda la dottoressa Perez, a lei mi sono affezionata molto nelle ultime settimane. Quello rinchiusa in questo ospedale è stato il mese più lungo e difficile della mia vita, mi sono sentita limitata e limitante, ogni cosa è stata motivo di frustrazione perché non sono abituata a dovermi fermare. Le riprese de La casa de papel sono state posticipate, o meglio stanno girando solo le scene in cui io non sono presente. In quest'ultima stagione però io sono molto presente e ho paura di rallentare l'uscita della serie, ma allo stesso tempo non voglio rinunciare ad Alicia che è diventato per me un ruolo immensamente importante, mai quanto Zulema, ma pur sempre importante. Per il lavoro in Italia invece partirò appena riuscirò a stare in piedi, tanto non serve che io sia al massimo. Il gesso fortunatamente lo toglierò la prossima settimana e anche se so che la riabilitazione sarà lunga, sono quantomeno felice del fatto che non porterò più questo intralcio per cui non riesco nemmeno a fare pipì da sola. Dipendere da qualcuno in tutto e per tutto è uno schifo, ma sto imparando a permettere a chi amo di penetrare sotto la corazza che indosso giorno dopo giorno. Ho imparato a mostrarmi fragile, a piangere, a urlare e poi a rialzare la testa. Sono fiera di questo mio mese in ospedale. Sono fiera di quanto mi abbia resa più umana e meno supereroe.
"Najwa?" mi richiama la dottoressa, sono talmente assorta nei mie pensieri da essermi dimenticata di doverle rispondere, scuoto la testa portando lo sguardo su di lei con un mezzo sorriso.
"Chiarissima. Tutto invariato, attenzione ai punti che mi sono rimasti e che toglierò nei prossimi dieci giorni, settimana prossima via il gesso, continuo con la fisioterapia e... - dico elencando ciò che mi ha spiegato lei contando con le dita delle mani - ah sì, hai detto di avere una notizia buona" le ricordo. Ultimamente le buone notizie sono state qualcosa tipo "complimenti oggi non sei morta" o "brava, ti ricordi come si respira" o "fantastico, puoi mangiare una gelatina in più", immagino che questa sarà qualcosa di simile.
"Vai a casa" mi fredda lei. Io sgrano gli occhi e spalanco la bocca.
"Come prego?" domando per assicurarmi di aver sentito bene.
"Najwa, quello che fai qui lo puoi continuare a casa tua, il gesso tra una settimana sparisce, insomma, puoi andare, l'importante è che torni ogni giorno per la fisioterapia e che non perdi nessun appuntamento di quelli che ti abbiamo fissato" mi sorride.
"Posso tornare a casa mia?" chiedo con le lacrime che mi pungono gli occhi, pronte ad uscire copiosamente.
"Sì, non sopporto più di vedere la tua faccia girare fra i corridoi del mio reparto" mi accarezza il viso e io istintivamente le porto le braccia al collo e la stringo a me.
"Grazie dottoressa, grazie" le dico emozionata. Lei ricambia l'abbraccio, poi mi consegna il foglio delle dimissioni e mi saluta con la mano.
"Ci vediamo tra una settimana!" esclama mentre esce dalla stanza scomparendo dalla mia vista. Guardo le carte che ho fra le mani concentrandomi sulla parola "dimissioni" che sfioro con le dita. È come se ci fosse scritto "libertà", la sensazione è proprio quella di tornare a respirare. Sorrido mentre penso che il giorno che ho tanto aspettato finalmente è arrivato. Sollevo lo sguardo attirata da uno strano fruscio e vedo sulla porta Maggie, Alba e Teo con un mazzo di palloncini con scritto "Nos vamos a casa?".
"Lo sapevate?!" esclamo stupita.
"Certo, da un paio di giorni, per questo siamo arrivati più tardi e ho anche mandato via la nonna" mi sorride Teo. Io faccio loro cenno di avvicinarsi a me, bacio Teo e Alba sulla fronte per poi perdermi sulle labbra di Maggie.
"Andiamo?" mi chiede la mia migliore amica, io annuisco e loro raccolgono le mie cose in un borsone, poi, dopo aver salutato uno a uno medici e infermieri che mi sono stati accanto, mi spingono sulla sedia a rotelle fino al parcheggio dell'ospedale. Non appena vedo la macchina di Maggie mi sento soffocare, mi manca l'aria e stringo le mani sui braccioli della carrozzina. È una sensazione orribile, mi sembra che qualcuno mi stia opprimendo il petto e boccheggio in cerca di aria.
"Naj. - Maggie si abbassa alla mia altezza accarezzandomi il viso dove una lacrima scorre solitaria, io scuoto la testa e lei mi sorride - Andrà tutto bene, siamo insieme" mi bacia la mano accarezzandola poi con un dito.
"L'ultima volta che sono salita su un'auto ho rischiato di morire senza potervi ricordare quanto vi amo e quanto siete importanti per me. Non posso salirci, non posso rifarlo, no" dico agitandomi e provando a girare le ruote per allontanarmi dal veicolo.
"Mamá, tu no estas sola" mi dice Teo fermandomi.
"Teo..." sussurro io abbassando la testa, mi vergogno a farmi vedere così da mio figlio.
"Piano piano hermana, una cosa alla volta, hai già fatto tantissimi progressi, ora superiamo un altro piccolo ostacolo, insieme come sempre" mi dice Alba che mi avvicina al lato del passeggero. Raccolgo il coraggio, prendo un respiro e mi sollevo sulla gamba buona. Maggie prontamente mi aiuta a raggiungere il sedile e, con uno sforzo immane, mi trascino in auto. Loro caricano la sedia a rotelle e la bionda subito si siede al mio fianco mettendo in moto. Guida con calma tenendo gli occhi fissi sulla strada, so che lo fa per darmi sicurezza e questo mi fa sorridere al pensiero di quanto io sia fortunata ad avere questa donna accanto. Purtroppo l'unico modo per raggiungere casa mia è passare dal luogo dell'incidente, non ci sono strade alternative, o meglio ci sono fino a un paio di chilometri prima, poi però la strada diventa la stessa. Quando vedo il punto in cui la mia macchina ha sfondato il guardrail mi si stringe la gola, mi sembra di rivivere l'attimo del colpo, come se fosse impresso nitidamente nella memoria del mio corpo. Maggie senza spostare lo sguardo posa una mano sulla mia coscia e io la stringo forte intrecciando le mie dita alle sue, è tanto premurosa da farmi emozionare. Le sorrido e lei ricambia sempre guardando la strada. Poco dopo arriviamo di fronte al cancello di casa nel silenzio più assoluto e, una volta fermata l'auto, mi aiutano a scendere. Rientrare in casa mia mi fa uno strano effetto, mi sembra di mancare da anni, eppure è tutto esattamente come l'avevo lasciato.
"Stai bene?" mi domanda Teo, io annuisco e lui mi regala un sorriso comprensivo.
"Mangi qui?" chiedo a Maggie.
"No. - scuote lei la testa, io abbasso lo sguardo per nascondere il velo di delusione che mi appanna la vista - Resto qui fino a che non starai meglio" aggiunge lei e io riporto lo sguardo nel suo esplodendo poi in un sorriso sincero.
"Hai bisogno di qualcuno che stia sempre con te, specialmente nei momenti più delicati, e beh quel qualcuno non possiamo essere noi" mi dice Alba sorridendo.
"Io starò da Bruno, so che per te è difficile farti vedere così da me, quindi verrò a trovarti ogni giorno insieme ad Alba, ma ti lascerò il tuo spazio" sorride Teo.
"Mi sento ricca" mi appresto a dire ed è la verità. Il loro amore è la cosa più preziosa che ho e in queste settimane l'ho realizzato più che mai. Non sarei qui se non avessi avuto loro.

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