26|Lo Stregone dal Cuore Peloso.

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Tutti i Grifondoro si stavano preparando per la lezione di pozioni di quel giorno. Appena entrarono in aula trovarono il professor Lumacorno già pronto per incominciare la lezione.
<Orsù prendete posto ragazzi. Oggi vi parlerò di una delle pozioni che ritengo una delle più potenti: l'Ammortentia.
È un filtro d'amore così potente che il Ministero della Magia ne ha vietato la produzione.>
Sirius sbuffò sminuendo quello che aveva appena affermato il professore.
<Questa pozione crea una potente infatuazione o ossessione per una persona, ma non il vero amore, che non si può creare artificialmente.
Ha un odore diverso per ogni persona che lo sente, secondo le fragranze che gli piacciono di più, anche se la persona non si rende conto che la fragranza le piace. Solitamente la persona sente l'odore del soggetto che l'attrae di più, o di cui è innamorata.>
<Che gran sciocchezza!> esclamò Sirius a bassa voce.
<Cosa hai detto?> chiese Lily.
<Come può uno stupido filtro d'amore essere la pozione più potente di tutto il mondo magico.>
<Black hai qualcosa da dire?> chiese Lumacorno incuriosito.
<Dicevo signore, impossibile che non esista una pozione più potente. Si sta parlando di un filtro d'amore, secondo me è gestibilissimo.> disse Sirius con tono un po' da sbruffone.
<Caro signor Black, lei è ancora troppo giovane per capire quanto l'Amore possa essere forte e influente nella vita di una persona. Può essere tanto bello quanto pericoloso, mi creda.>
Sirius alzo gli occhi al cielo con espressione dubbiosa.
<Vedo che è perplesso, allora metto un attimo da parte la lezione sull'Amortentia per raccontarvi questa storia. Avete mai sentito parlare dello Stregone dal cuore peloso?> nessuno in classe rispose.
<Perfetto, allora adesso ve la racconto.

C'era una volta un giovane stregone bello, ricco e pieno di talento, che aveva notato come i suoi amici, quando si innamoravano, diventassero sciocchi, sgambettassero e si azzimassero, perdessero, l'appetito e la dignità. Risolto a non cadere mai preda di tali debolezze, il giovane stregone ricorse alle Arti Oscure per assicurarsene l'immunità.
Ignorando il suo segreto, i famigliari ridevano nel vederlo cosi freddo e altero.
« Tutto cambierà » prevedevano, «quando una fanciulla catturerà il suo cuore ».
Ma il suo cuore rimaneva intatto. Benché molte fanciulle fossero attratte dal suo contegno altezzoso e avessero impiegato le arti piu sottili per sedurlo, nessuna riuscì a conquistarlo. Lo stregone si gloriava della propria indillerenza e della sagacia che l'aveva prodotta.
La prima freschezza della gioventù sfiorì e i coetanei dello stregone cominciarono a sposarsi e poi a mettere al mondo figli.
« Il loro cuore dev' essere come un guscio vuoto » ridacchiava lui tra sè e sè, osservando il comportamento dei giovani genitori che lo circondavano, « raggrinzito dalle richieste dei loro pargoli miagolanti!»
E di nuovo si compiaceva per la saggezza della sua scelta.
Col passare degli anni, gli anziani genitori dello stregone morirono. Il figlio non li pianse, al contrario, si considerò fortunato per la loro dipartita, dato che ora regnava da solo nel loro castello. Dopo aver trasferito il suo tesoro più grande nella segreta più profonda, si abbandonò a una vita di agi e di abbondanza, e i suoi comodi erano l'unica premura dei suoi molti servitori.
Lo stregone era certo di essere oggetto di immensa invidia da parte di chiunque contemplasse la sua splendida e indisturbata solitudine. Perciò, un giorno che sentì per caso due dei suoi lacchè parlare di lui, fù colto da rabbia e da dolore.
Il primo lacche stava esprimendo pietà per il padrone che, con tutta la sua ricchezza e tutto il suo potere, non era comunque amato da nessuno. Ma il suo compagno ridacchiava, chiedendosi come mai un uomo che possedeva tanto oro e un castello così principesco non fosse stato capace di attirare una moglie. Le loro parole diedero un colpo tremendo all'orgoglio dello stregone.
Risolse immediatamente di prender moglie, e una moglie superiore a qualunque altra. Sarebbe stata di stupefacente bellezza, in grado di suscitare invidia e desiderio in qualsiasi uomo la vedesse; sarebbe stata di stirpe magica, di modo che i loro figli ereditassero straordinari talenti, e sarebbe stata ricca almeno quanto lui, così che nonostante l'accrescimento della famiglia la sua esistenza non risultasse meno comoda.
Avrebbe potuto impiegare anche cinquant'anni per trovare una donna siffatta, ma il caso volle che, il giorno stesso in cui aveva deciso di cercarla,una fanciulla che corrispondeva a ogni suo desiderio giungesse nel vicinato a far visita alla propra famiglia. Era una strega di prodigiosa abilità e possedeva moltissimo oro. La sua bellezza era tale che faceva sussultare il cuore di ogni uomo che le posava gli occhi addosso; ogni uomo, cioè, tranne uno. Il cuore dello stregone non provò assolutamente nulla. Tuttavia, era il trofeo che cercava, perciò cominciò a farle la corte.
Tutti coloro che notarono il cambiamento nei suoi modi ne furono stupetatti e dissero alla fanciulla che era riuscita laddove altre cento avevano fallito. La ragazza stessa era a un tempo affascinata e respinta dalle attenzioni dello stregone. Percepiva la freddezza che stava dietro al calore dei suoi complimenti, e non aveva mai incontrato un uomo così strano e remoto. I suoi famigliari, però, consideravano il loro un ottimo matrimonio e, ansiosi di favorirlo, accettarono l'invito dello stregone a una festa in onore della fanciulla.
La tavola era imbandita di piatti e bicchieri d'oro e d'argento che ospitavano i migliori vini e i cibi più sontuosi. I menestrelli pizzicavano liuti dalle corde di seta e cantavano un amore che il loro padrone non aveva mai provato. La fanciulla sedeva su un trono accanto allo stregone, che le sussurrava tenere parole rubate ai poeti, senza alcuna idea del loro vero significato.
La fanciulla ascoltò, perplessa, e infine rispose: «Voi parlate bene, Stregone, e io sarei deliziata delle vostre attenzioni, se solo pensassi che voi abbiate un cuore! »
Lo stregone sorrise e le rispose di non temere per ciò. Le chiese di seguirlo e la porto via dalla festa, giù fino alla segreta in cui era rinchiuso il suo piu grande tesoro.
La, in un magico scrigno di cristallo, stava il cuore pulsante dello stregone.
Per anni distaccato da occhi, orecchie e dita, non era mai caduto preda della bellezza, di una voce musicale o del contatto con una serica pelle.
La fanciulla rimase terrorizzata nel vederlo, perché il cuore si era ristretto e coperto di lunghi peli neri.
«Oh, cosa avete mai fatto? » gemette. « Rimettetelo al suo posto, ve ne supplico! »
Vedendo che era necessaro obbedirle per compiacerla, lo stregone prese la bacchetta, apri lo scrigno di cristallo, squarciò il proprio petto e rimise il cuore peloso nella cavità che aveva un tempo occupato.
« Ora siete guarito e conoscerete il vero amore! » esclamò la fanciulla, e lo abbracciò.
Il tocco delle sue morbide e candide braccia, il suo respiro nelle orecchie, il prolumo del suoi folti capelli dorati perforavano come lance il cuore appena ridestato. Ma durante il suo lungo esilio, il cuore s'era fatto strano, cieco e selvaggio nelle tenebre cui era stato condannato, e i suoi appetiti erano potenti e perversi.
Gli invitati della festa avevano notato l'assenza del loro anfitrione e della fanciulla. Dapprima non se n'erano curati, ma con il passare delle ore si erano impensieriti e finalmente s'erano messi a
cercarli per il castello.
Trovarono infine la segreta e orrenda visione che laggiù li attendeva.
La fanciulla giaceva morta sul pavimento, con il petto aperto, e di fianco a lei era accucciato il folle stregone, che teneva in una mano insanguinata un grande cuore liscio e scarlatto. Lo leccava e lo accarezzava e diceva di volerlo scambiare con il proprio. Nell'altra mano brandiva la bacchetta, con la quale cercava di estrarre dal proprio petto il cuore peloso e rimpicciolito. Ma il cuore peloso era più forte di lui e si rifiutava di lasciare la presa sui sensi dello stregone e tornare nella teca dov'era stato confinato per tanti anni.
Davanti agli occhi inorriditi degli ospiti, lo stregone gettò via la bacchetta e afferrò una daga d'argento. Dichiarando che mai sarebbe stato schiavo del proprio cuore, lo recise dal petto. Per un istante, lo stregone si inginocchiò trionfante, con un cuore in ogni mano; poi cadde sul corpo della fanciulla e morì.

Noi maghi sembriamo particolarmente inclini all'idea di poler piegare la natura stessa dell'esistenza alla nostra volontà. Il giovane stregone di questa storia, per esempio, decide che innamorarsi metterebbe a repentaglio la sua sicurezza. Percepisce l'amore come umiliazione, debolezza, un prosciugamento delle proprie risorse emotive e materiali.
Naturalmente, il secolare commercio di pozioni d'amore dimostra che lo stregone della storia non
era il solo a voler controllare l'imprevedibile corso dell'amore.
L'eroe di questa storia, però, desidera rimanere per sempre immune da quella che considera una specie di malattia, perció compie un atto di Magia Oscura.
Cari ragazzi, vi ho detto tutto questo per farvi capire che l'Amore non deve essere preso sotto gamba. Come dicevo, può essere bellissimo ma allo stesso tempo, se con intenzioni sbagliate o secondi fini può diventare maligno e creare situazioni malvagie e una cosa che può sembrarvi innocua potrebbe trasformarsi in qualcosa di molto brutto.>

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Il racconto è stato interamente preso dal libro "Le fiabe di Beda il Bardo."

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