11. Sɑve me

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⚠️ ATTENZIONE ⚠️

Prima di iniziare con la lettura del capitolo vi chiedo gentilmente di riempire la stellina che trovate in fondo a sinistra.
So che molti di voi sono lettori silenziosi e neanche ci prestano attenzione ma per noi autrici è molto importante così come lo sono i commenti, non solo perché ci aiutano a capire quanti di voi sono coinvolti ma anche per sapere cosa ne pensate di ciò che scriviamo.
Banalmente, anche se non molto, è anche un modo per gratificarci e soprattutto per farci capire che il nostro duro lavoro e il nostro tempo, non sono vani.
Ora vi lascio alla lettura del capitolo.

Sempre ed immensamente vostra, Marty ♥️

Ares

«Te lo sto chiedendo veramente, Ares. Portami via.»

Le sue labbra carnose sussurrarono quella frase seguita subito dopo da un sospiro colmo di amarezza.

Amarezza per ciò che i suoi genitori avevano fatto e anche, molto probabilmente, amarezza per aver chiesto proprio a me di portarla via.

A me, che l'avevo praticamente soffocata solo poco tempo prima.

Mi strofinai gli occhi con il pollice e l'indice, presi un respiro profondo e cercai di reprimere tutto ciò che la mia mente stava elaborando  dopo quella richiesta.

Gli occhi nocciola di Ivy sbatterono un paio di volte.

Quegli occhioni caldi come il cioccolato fuso mi guardarono intrisi di una tristezza mista a dolcezza che mi fecero andare contro tutti i miei principi.

Non ci misi molto, ad afferrarla per la mano fredda e trascinarla via proprio come mi aveva chiesto.

Non appena le nostre mani entrarono in contatto, il calore del mio corpo si espanse verso il suo riscaldandola appena e l'ansia, tutta la tensione accumulata in quelle ore, sembrò svanire in un battito di ciglia.

Il tragitto in macchina fu silenzioso, anche troppo, io che non amavo dilungarmi in futili chiacchiere e questo fece calare nuovamente  la tensione tra di noi che ad ogni secondo che passava, accresceva sempre di più fino a diventare, a mano a mano, più spessa a tal punto da poterla tagliare con un coltello, se lo avessi avuto.

Di tanto in tanto lanciai delle occhiate verso la ragazza al mio fianco, si era rannicchiata con le ginocchia al petto verso lo sportello e osservava l'esterno assorta in chissà quale pensiero.

A giudicare da come corrucciava la fronte e si mordeva il labbro inferiore, non erano pensieri sereni.

«C'e un posto in particolare dove vorresti andare?» Domandai poggiando il braccio sul vetro, mantenendo il volante con una mano sola.

La folta chioma venne scossa leggermente e il profumo dei frutti di bosco si espanse nell'abitacolo sovrastando quello della pelle che emanavano i sedili.

Annuii. «Andremo al Poison allora.» Pigiai il piede sull'acceleratore e non appena la luce verde del semaforo si accese, diedi gas aumentando la velocità.

La Bugatti* ruggì sotto di noi e la schiena di Ivy si appiattì di colpo al sedile ma anziché aver paura, la sentii rilasciare un respiro di sollievo e le gambe, che poco prima erano rannicchiate addosso al corpo, scivolarono giù rilassate.

Durante tutto il gala avevo osservato il suo corpo muoversi tra quella gente.

Ivy profumava di aristocrazia, il sangue che scorreva nelle sue vene sprigionava eleganza e si vedeva come quell'ambiente le appartenesse. Aveva regalato sorrisi di cortesia in modo così naturale che giunsi ad una sola conclusione: il cuore della ragazza era più gentile e puro di quanto avessi immaginato e questo accresceva ancora di più la voglia che avevo di possederla e divorarla.

𝐓𝐄𝐋𝐋 𝐌𝐄 𝐀 𝐒𝐄𝐂𝐑𝐄𝐓Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora