28. The First Dɑte

15.6K 732 890
                                    

⚠️ Come sempre vi ricordo di riempire la stellina e lasciare un commentino al capitolo ⚠️

Buona lettura ♥️

Ivy
🫐


«Grandissima stronza che non sei altro.»

Sobbalzai dallo spavento, lanciando in aria tutti i progetti che stavo visionando. I fogli mi scivolarono dalle mani, cadendo a terra e sparpagliandosi su tutto il pavimento lucido di casa mentre, la penna, rimbalzò un paio di volte fino a quando non rotolò sotto al mobile della televisione.

Leo, con gli occhi assottigliati e lo sguardo furibondo, mi fissava e come un toro davanti al suo torero, sbattè i piedi stringendo i pugni lungo la figura longilinea, ricoperta da una sottile camicia da notte in seta nera.

Con poche falcate mi arrivò davanti, allungando il braccio verso di me e mi puntò l'indice smaltato di rosso verso il mio viso, toccandomi con il polpastrello la punta del naso. «Questa non dovevi farmela.» Ringhiò furiosa.

Mi portai una mano al centro del petto, sentendo il cuore accelerare i battiti a causa dello spavento.

«Ma che avete tutti ultimamente?» Domandai stizzita, alzando il tono della voce. «Avete deciso di farmi morire precocemente d'infarto?»

Velocemente, mi abbassai a recuperare tutti i fogli e la guardai da sotto le ciglia, fulminandola con lo sguardo.

«Ti sembra normale che debba scoprire del tuo appuntamento con Ares da quella pettegola della tua segretaria? No dico, dalla segretaria. Neanche da Alex. Ma da una stupida segretaria dalle tette rifatte e il colore di capelli simili ad un canarino spennacchiato? Cosa sono io? La scorta della scorta della scorta?»

Alzai gli occhi al cielo e feci un respiro profondo, tirandomi su. «Allora, tanto per cominciare io e Ares non abbiamo nessun appuntamento.» Sistemai i fogli per bene, sistemandoli in ordine per evitare confusione.

Incrociò le braccia al petto e alzò un sopracciglio, guardandomi con fare truce. «Quindi quella finta bionda di plastica ha detto una bugia?«

Ci pensai su.

Tecnicamente le aveva detto una bugia. Io e Ares non avevamo alcun appuntamento, bensì era un semplice incontro di lavoro che, ovviamente, non lo avrebbe risparmiato dal fare le sue solite battutine a sfondo sessuale, tantomeno lo avrebbe esonerato dal comportarsi come se fosse il Re di Miami.

«Tecnicamente si.» Risposi lasciando i fogli sul tavolino al centro del salone e andai verso il mobile della televisione, piegandomi sulle ginocchia e mi abbassai alla ricerca della penna. «Ma dove sei finita?» Sussurrai infilando la mano sotto il mobile e tastai il pavimento alla sua ricerca.

«Tecnicamente?»

«Abbiamo una cena, si. Ma è una cena di lavoro non un appuntamento.»

«Oddio!» Lanciò un urlo così stridulo che sobbalzai nuovamente. Leo si portò la mano sulla fronte, con il palmo rivolto verso l'alto, e si accasciò sul divano con fare teatrale.

Alzai il sopracciglio, guardandola basita. Non mi sarei mai aspettata una reazione simile. No scherzo, me lo sarei aspettata eccome.

«Ares ti ha chiesto di uscire. Sto per svenire, me lo sento.»

«Possiamo concentrarci sul fatto che mi ha chiesto una consulenza di lavoro? Perché è quello che effettivamente faremo.»

Leo mi guardò negli occhi. Le iridi verdi luccicarono di divertimento. mentre le labbra le s'incurvarono in un ghigno decisamente poco rassicurante per la sottoscritta.

𝐓𝐄𝐋𝐋 𝐌𝐄 𝐀 𝐒𝐄𝐂𝐑𝐄𝐓Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora