23.Problems never reject the cαll

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⚠️ Prima di procedere con la lettura del capitolo vi chiedo, come sempre, di riempire la stellina e di lasciare un commento ⚠️

Ares
💠

Le prime luci dell'alba filtrarono attraverso la tenda scura e spessa che donava ombra a tutta la mia camera.

Il profumo di caffè appena uscito dalla macchinetta, mi solleticò le narici, risvegliandomi quella parte che odiava dormire fino a tardi, trovandolo uno spreco inutile, ma per quanto il mio cervello era già sveglio a tal punto da avere tutti gli ingranaggi già a lavoro, il mio corpo mi implorava di rimanere ancora fermo in questa posizione, avvolto tra le lenzuola in seta nere e il profumo di bucato appena fatto.

Allungai le braccia e strofinai la guancia sul cuscino, facendo un profondo respiro.

L'odore piacevole di fresco e pulito di poco prima venne sostituito da quello stantio della fragola che m'invase le narici.

Non ero riuscito a farmi una doccia prima di mettermi nel letto e questo era il risultato.

Quel cazzo di profumo mi aveva nauseato per tutta la notte. Si era attaccato alla mia pelle come una dannata verruca, se non fosse per il modo in cui chi lo indossava era in grado di succhiare il cazzo, non me la sarei mai scopata.

Più sentivo il suo profumo chimico, più mi saliva la nausea e il bisogno di assaporarne uno elegante e succulento diveniva un'esigenza sempre più forte.

Le tempie mi pulsano così forte che mi sembra di sentire ancora la musica pompare nelle casse.

Il miglior rimedio, in questi casi, è buttarsi in palestra e smaltire tutte le tossine ma so già che se ci andassi, mi ritroverei Lorelai anche lì, ad allenarsi o almeno far finta di farlo, con il solito leggins striminzito e il top inesistente.

Odiavo quando si piazzava davanti a me nel vano tentativo di provocarmi.

O meglio, odiavo le sue continue ricerche di attenzioni.

Attenzioni che non le davo e tantomeno volevo darle.

Lorelai era consapevole che oltre al mio cazzo non avrebbe ricevuto nient'altro ma continuava a provare ad andare oltre e prima o poi, più prima che poi, mi sarei scocciato in maniera definitiva.

Strofinai la guancia sul cuscino e lentamente aprii gli occhi.
Era ancora tutto un po' sfocato e l'odore di alcool ancora forte e presente all'interno della mia camera.

Sentii qualcosa muoversi ai piedi del letto e aprii gli occhi, deciso a mettere un freno al corso dei pensieri.

Sospirai e mi tirai su, poggiando i gomiti sul materasso.

Una piccola palla di pelo balzò sul letto e incurante della mia presenza, iniziò a muovere le zampe sulle lenzuola pregiate.

«Gattaccio spennacchiato.» Scattai con le braccia per afferrarlo. «Questa volta ti castro.»

Gli occhi felini mi fissano noncuranti e con un accenno di sfida continuò a muovere le zampe imperterrito.

Dilatai le narici e serrai la mascella, scattando verso di lui per afferrarlo dalla collottola per lanciarlo fuori dalla finestra ma prima che potessi afferrarlo, mi soffiò contro e corse verso la cabina armadio che avevo lasciato aperta.

𝐓𝐄𝐋𝐋 𝐌𝐄 𝐀 𝐒𝐄𝐂𝐑𝐄𝐓Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora