12. Dreɑm or Nightmere?

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⚠️ ATTENZIONE ⚠️

Prima di iniziare con la lettura del capitolo vi chiedo gentilmente di riempire la stellina che trovate in fondo a sinistra.
So che molti di voi sono lettori silenziosi e neanche ci prestano attenzione ma per noi autrici è molto importante così come lo sono i commenti, non solo perché ci aiutano a capire quanti di voi sono coinvolti ma anche per sapere cosa ne pensate di ciò che scriviamo.
Banalmente, anche se non molto, è anche un modo per gratificarci e soprattutto per farci capire che il nostro duro lavoro e il nostro tempo, non sono vani.
Ora vi lascio alla lettura del capitolo.

Sempre ed immensamente vostra, Marty ♥️

Ivy

Dopo il bacio, Ares mi aveva presa per mano trascinandomi via dal Poison, tanta era la tensione sessuale che si era creata tra di noi.

Aveva preso un andatura veloce, quasi impaziente ed io, sopra quei tacchi vertiginosi, mi ritrovai a traballare e inciampare sui miei stessi passi più volte prima di arrivare alla sua auto.

E non appena entrammo nell'abitacolo, la velocità con la quale sfrecciò via dal parcheggio, mi fece ribollire il sangue nelle vene.

Stavamo andando a casa sua e questa volta non ci sarebbero stati giochi futili, attese estenuanti o possibilità di ripensamento.

No! Questa volta avrei accettato tutto ciò che il mio corpo desiderava.

Avrei assecondato e soddisfatto  i miei bisogni, punto.

Non era lui ad avere in mano le redini del gioco, ma io, e sempre io avrei deciso come e quando giocare questa partita.

Il tragitto dal Poison a Villa James durò si e no pochi minuti, la velocità con la quale aveva percorso le strade di Miami andava ben oltre l'immaginazione, sfrecciava tra le vie così velocemente che sembrava avere la convinzione di essere immortale nonostante lo avessi pregato più volte di rallentare.

Ma ovviamente quale fu la sua risposta?: «Io posso tutto e se hai problemi con il mio modo di guidare, fattela passare perché non rallenterò.»

Scontato, quando mai si sarebbe privato di rispondermi in questo modo? Mai.

Stavo per rispondergli ma prima che potessi farlo, parcheggiò l'auto nel garage. Talmente mi ero lasciata andare ai pensieri che nemmeno mi ero resa conto che avessimo varcato l'enorme cancello, sceso la rampa e rallentato progressivamente per parcheggiare l'auto.

Quello che però non mi sfuggì fu lui che uscì velocemente dall'auto, fece il giro, venne verso di me e dopo aver aperto velocemente la portiera, mi afferrò la mia mano e mi caricò in spalla, trascinandomi oltre una porta che ci separava dall'interno della villa.

«Ares mettimi giù. So camminare da sola.» Dissi poggiando le mani sulla sua schiena. Applicai una leggera pressione con il palmo e mi tirai su con il busto. I capelli mi ricaddero lungo la spalla e alcune ciocche mi finirono davanti agli occhi oscillando al suo passo.

Mi stava venendo la nausea.

«Sai che cazzo me ne frega.» Rispose lui. «Così facciamo prima.»

𝐓𝐄𝐋𝐋 𝐌𝐄 𝐀 𝐒𝐄𝐂𝐑𝐄𝐓Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora