21.A dıfferent shαme

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⚠️ ATTENZIONE ⚠️

Prima di iniziare con la lettura del capitolo vi chiedo gentilmente di riempire la stellina che trovate in fondo a sinistra.
So che molti di voi sono lettori silenziosi e neanche ci prestano attenzione ma per noi autrici è molto importante così come lo sono i commenti, non solo perché ci aiutano a capire quanti di voi sono coinvolti ma anche per sapere cosa ne pensate di ciò che scriviamo.
Banalmente, anche se non molto, è anche un modo per gratificarci e soprattutto per farci capire che il nostro duro lavoro e il nostro tempo, non sono vani.
Ora vi lascio alla lettura del capitolo.

Sempre ed immensamente vostra, Marty ♥️


Ares
💠

Era buia e cupa la stanza in cui mi trovavo.

Le finestre aperte fecero entrare tutto il freddo di quella notte mentre me ne stavo rannicchiato contro il muro.

Il freddo della parete riuscì a darmi un minimo di sollievo fisico perché quello dell'anima, nessuno avrebbe potuto allietarlo.

Un anima persa troppo presto. Una vita incrinata precocemente, e per cosa? Per il semplice gusto di farlo.

Tremai.

Non piansi, il mio sguardo era impassibile, fermo a guardare un punto indefinito di quel muro spoglio, ma il mio corpo continuava a tremare, nonostante cercassi con tutto me stesso di riprenderne il controllo.

Le ferite dietro la schiena mi bruciavano come carne viva a contatto con il fuoco.

Sanguinavano ma ormai non sentivo più niente.

Il dolore aveva smesso di bloccarmi dopo l'ennesima cinghiata.

Non è così che un bambino dovrebbe vivere.

Non è questo che un semplice e puro bambino dovrebbe subire da colui che chiama padre.

Non mi merito tutto questo.

Sono sempre stato un bravo bambino, ma per lui non era mai abbastanza.

«Fratellone perché sei al buio tutto solo?»

La vocina dolce e timorosa di Asmeray fece capolinea insieme alla sua esile figura. Tra le braccia stringeva l'orsacchiotto che le avevo regalo per il suo quinto compleanno.

Mettevo da parte sempre qualche soldino per poterle regalare i peluche che le piacevano tanto.

Vedere i suoi occhi brillare di felicità erano l'unica cosa che mi faceva andare avanti in questo mondo troppo sporco, pieno di cattiveria e dolore.

L'avrei protetta, sempre, da tutto questo schifo, dal dolore marcio che aveva avvelenato questa famiglia.

Anche se per ogni regalo che le facevo, lui mi prendeva per i capelli e mi sbatteva addosso al muro schioccando la cinta in diversi punti del mio corpo, a me sconosciuti, ancora acerbo.

Schioccate secche, forti e decise.

Già al primo colpo la mia pelle chiara e morbida si lacerava sotto di essa.

𝐓𝐄𝐋𝐋 𝐌𝐄 𝐀 𝐒𝐄𝐂𝐑𝐄𝐓Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora