25. Hɑppy B-Dɑy, Piccolɑ frutti di bosco

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Ivy
🫐

Sono brilla.

Okay, forse un po' più del semplice brilla ma non volevo pensare. Non volevo pensare a come questo giorno, che doveva essere il più bello dell'anno, si era trasformato nel più triste.

Sono tornata dal college solo per festeggiare insieme a lui, ma Ismael mi ha ignorata, rivolgendomi a malapena la parola.

Non un abbraccio. Non un bacio. Non una carezza.

Mi aveva guardata con occhi spenti, velati di solitudine e malinconia e mi aveva sorpassata, come se la mia presenza fosse solo il riflesso di un ricordo ormai perduto.

Era cambiato nell'ultimo anno. Giorno dopo giorno, un po' di più.

Cordelia mi aveva chiamata spesso pregandomi di farlo ragionare, di cercare di riportarlo sulla retta via ma Ismael, nell'ultimo anno, non dava retta neanche a me.

Qualcosa dentro di lui si era spezzato molto prima di quanto potessi immaginare, ma solo ora i pezzi di quel dolore si stavano mostrando.

«Non pensarci amica mia.» Singiozzò Leo a causa dell'alcol.

L'odore di tequila mi pizzicò le narici e risi.

Aveva le gote tinte di rosse e gli occhi lucidi e il suo andamento non era di certo quello elegante di sempre.

Eravamo andate a cena, con l'intenzione di divertirci e rilassarci, ma non doveva finire così. Doveva essere una tranquilla cena tra amiche, senza alcun tipo di programma per dopo, ma si sa che un bicchiere di vino tira l'altro e alla fine, senza neanche rendercene conto, avevamo finito ben tre bottiglie di vino e un quantitativo di shot che nemmeno ricordavo più.

Una leggera brezza autunnale mi fece rabbrividire, riempiendomi il corpo con la pelle d'oca.

Ma non sentii freddo, tanto era l'alcol che avevo in corpo.

Non mi resi neppure conto di quanto avevano camminato fino a quando, seduto a bordo strada, poggiato ad un lampione, non vidi il corpo di Ismael.

Il pallore della sua pelle, sotto la luce del lampione, risultava ancora più spenta. Le labbra carnose erano di uno strano colore tendente al violaceo, mentre entrambi i polsi erano rivolti verso l'alto.

«Ismael...» Sussurrai con un filo di voce appena.

Lasciai il braccio di Leo e corsi verso di lui, ignorando il laccio della scarpa attorno alla caviglia che si era appena rotto.

Mi piegai sulle ginocchia, la pelle sfregò contro l'asfalto duro che mi grattò e dei piccoli tagli mi lacerarono la carne, iniziando subito a sanguinare.

Il respiro del mio gemello era debole e quando gli afferrai il polso per sentire il battito cardiaco, entrai nel panico.

«Ismael!» Gridai afferrandogli il viso tra le mani.

Ma lui non rispose, continuando a tenere gli occhi chiusi.

𝐓𝐄𝐋𝐋 𝐌𝐄 𝐀 𝐒𝐄𝐂𝐑𝐄𝐓Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora