19. Aᥕᥲkᥱᥒιᥒgs

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⚠️ ATTENZIONE ⚠️

Prima di iniziare con la lettura del capitolo vi chiedo gentilmente di riempire la stellina che trovate in fondo a sinistra.
So che molti di voi sono lettori silenziosi e neanche ci prestano attenzione ma per noi autrici è molto importante così come lo sono i commenti, non solo perché ci aiutano a capire quanti di voi sono coinvolti ma anche per sapere cosa ne pensate di ciò che scriviamo.
Banalmente, anche se non molto, è anche un modo per gratificarci e soprattutto per farci capire che il nostro duro lavoro e il nostro tempo, non sono vani.
Ora vi lascio alla lettura del capitolo.

Sempre ed immensamente vostra, Marty ♥️



Ivy


Aspettai che la notte lasciasse spazio al giorno.

Attesi con impazienza che la luna sorridesse al sole, cedendogli il posto che gli spettava.

Attesi con trepidazione che iniziasse un nuovo giorno per lasciarmi alle spalle la notte appena trascorsa.

Avevo un disperato bisogno di farmi una doccia, di lasciare che l'acqua si portasse via l'angoscia e la paura, ma soprattutto, che ripulisse tutti i miei turbamenti e la sensazione di inquietudine che aveva fatto sì che i ricordi riaffiorassero più prepotenti di prima.

Inoltre dovevo avere un aspetto terribile considerato che da quando Ares si era addormentato, non avevo ancora chiuso occhio.

Temevo di addormentarmi profondamente e non essere vigile nel momento in cui ne avesse avuto bisogno.

Volevo esserci per lui, così come non lo ero stata per Ismael.

E la mia non era un disperato tentativo di sentirmi meno in colpa, semplicemente mi ero ritrovata ad immaginare come potesse aver trascorso tutti qui momenti di crisi senza di me, solo in balia della sua mente ormai assuefatta dal caos.

Per tutta la notte, Ares non aveva fatto altro che muoversi e biascicare frasi sconclusionate e poco chiare.

L'unico cosa che riuscii a capire chiaramente, nel suo unico momento di lucidità, fú il nome di una ragazza.

Asmeray.

Non avrei dovuto.

Non ne avevo alcun diritto, tantomeno alcun titolo o importanza nella sua vita, ma sentirlo pronunciare un nome femminile di una donna della quale non conoscevo l'identità mi fece sentire strana.

Una sensazione diversa, mai provata fino ad ora.

Un fastidio particolare che non ero in grado di decifrare.

Gelosia, Ivy. Si chiama gelosia, che ti piaccia o meno.

Scossi la testa.

Nella mia testa quella parola non aveva voce.

In ventiquattro anni di vita non avevo mai provato un tale sentimento e non avrei iniziato di certo ora.

Scacciai quel pensiero e mi sventolai la mano davanti al viso per enfatizzarlo.

Era entrato nella mia vita come la più alta e imponente delle onde, pronta a trascinarmi negli abissi più oscuri e profondi della parte inesplorata della mia anima e dei miei bisogni.

Ma ciò che era accaduto in quel garage non poteva essere ignorato, avevo fatto lo sbaglio di non dare il giusto peso a quelle minacce credendo fosse solo uno stupido gioco ma qui, di stupida, c'ero solo io e a causa della mia negligenza, lui si era dovuto ricucire da solo una ferita d'arma da fuoco sulla spalla.

𝐓𝐄𝐋𝐋 𝐌𝐄 𝐀 𝐒𝐄𝐂𝐑𝐄𝐓Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora