4: Questione di fiducia.

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Quando Hyacinth uscì dal bagno la dura realtà l'aggredì.
Si era convinta che il mondo non volesse vederla felice, di conseguenza iniziò persino ad avere paura quando le succedeva qualcosa di bello.
Sembrava che mezza Hogwarts iniziasse ad avercela con lei. Mentre camminava per i corridoi la spintonavano di proposito, se passava accanto a qualcuno le faceva lo sgambetto. Ma più di tutto, a ferirla maggiormente erano gli insulti carichi di odio. Continuavano a dirle di suicidarsi. «Devi fare la fine di quella sfigata di Mirtilla: morire da sola come un cane!»
Ucciditi. Ucciditi. Ucciditi. Quella parola faceva eco nella sua testa. Anche le voci che sentiva -i suoi demoni- sembravano prendere parte a quel coro. Non vedeva motivo per cui non dovesse farlo. Non aveva una casa, una famiglia, né un amico. Poi alzò lo sguardo, scontrandosi con quello severo di Tom.

«Sei in ritardo.» Le disse, tenendo le mani dietro la schiena.
Quel ragazzo era plasmato dalla bellezza; i tratti gentili del suo viso di porcellana, gli occhi verdi come muschio di fiume, le labbra carnose e rosse come petali di rosa.
Sembrava perfettamente a suo agio avvolto da quegli abiti scuri. La camicia abbottonata fino al primo bottone, aderiva al suo torace mascolino. Il colletto ben stirato, il cravattino annodato alla perfezione, la giacca senza una piccolissima piega. Infine, i pantaloni avvolgevano un paio di gambe sode e atletiche.
Indossava la divisa Serpeverde con il massimo dell'eleganza e onore, sembrava essere nato per far parte di quella Casa.

Hyacinth si sentì avvampare e chiuse la porta dell'aula alle sue spalle. «Sì, scusami tanto.»
Lei non possedeva nulla che facesse pensare ai Serpeverde. Persino la divisa stonava addosso a lei. Era sciatta, maldestra, non aveva ambizioni o aspettative per un futuro brillante.

Digrignò i denti, con rabbia. «Non abusare della mia pazienza, ragazzina.» Affilò gli occhi come un felino sul punto di attaccare. «Credi che io sia alla tua mercé?»

«No!» Esclamò. «Se ho fatto tardi è perché io-»

«Non m'importano le tue scuse!» Prese di gran carriera le sue cose e le ripose nella borsa. «Mi hai lasciato qui ad aspettarti per un'ora.
Sai che c'è? Studiatela da sola Trasfigurazione, io ho chiuso con te.»

Hyacinth avrebbe voluto che il tempo si fermasse. Egoisticamente pensava che, in questo modo, lui fosse rimasto lì con lei per sempre.
Sapeva che qualunque cosa avesse detto, non avrebbe fatto la benché minima differenza. Ma doveva almeno provarci. Perchè vivere attraverso i rimpianti non era un'opzione. Perchè anche se a nessuno importa se stai male, la vita andrà comunque avanti senza di te.
«Non puoi neanche immaginare come è sentirsi me.
Tu sei sempre stato rispettato, accolto da tutti come una celebrità. Non ti sei mai dovuto difendere da chi vuole farti del male, di chi ti fa dormire per terra nel tuo dormitorio o peggio, chi ti chiude fuori per nottate intere nel gelo delle notti invernali. Di chi ti fa lo sgambetto, di chi ti incendia i libri, di chi ti mette con la testa nel water e...» Stava parlando così velocemente che per un attimo si dimenticò persino di «Respirare.»
Fu l'ultima cosa in grado di dire.
Il petto si abbassava e si alzava velocemente, il cuore pompava ad un ritmo sempre più veloce consumando una notevole quantità di ossigeno. Le mancò l'aria.
Boccheggiava come un pesce fuor d'acqua.
Soffriva di attacchi di panico, sin da quando ne aveva memoria. Ma quella fu una vera e propria crisi. Un crollo emotivo.
La vista divenne appannata, la stanza cominciò a girarle intorno e quasi temette di perdere i sensi. Qualcosa stava cominciando a prendere il controllo di lei, come un parassita che voleva annebbiarle la ragione.

La mano di Tom, che esercitava una leggera pressione sul suo petto, la riportò a galla. Poi, prese la mano di lei e la poggiò sul suo, facendole ascoltare il ritmo normale del suo cuore. Come se stesse cercando di comunicare con quello impazzito di Hyacinth.
«Guardami.» Le ordinò.

The Night We Met - Tom Marvolo RiddleDove le storie prendono vita. Scoprilo ora