3: Il ritorno di chi non se ne è mai andato.

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I professori provavano pena per la ragazza senza cognome.
Hyacinth era stanca di sentirsi chiedere in continuazione se stava bene, quando era palese il contrario. Avrebbe gradito di più essere ignorata come faceva Silente, almeno lui non fingeva che gli importasse qualcosa di lei. A volte la sincerità è la scelta migliore, anche se può risultare brusca e sconveniente.
Quel giorno, Hyacinth si stava dirigendo verso l'aula di Difesa Contro Le Arti Oscure. Durante il cambio dell'ora i corridoi erano molto affollati, una marea di studenti che andavano in direzioni diverse la travolse. Mentre lottava contro chi le dava una spallata, chi la spingeva a destra e a sinistra, avvertì una mano posarsi sul suo fondoschiena. Sbarrò gli occhi, paralizzandosi dallo sgomento. La presenza dietro di lei non si limitò solamente a palparla, ma le sussurrò all'orecchio il più orribile degli insulti «Sei una troia».
Quando ebbe il coraggio di voltarsi, lo sguardo spaventato di Hyacinth incontrò quello divertito di Mulciber.
Aveva trattenuto il pianto e non appena entrò in bagno si lasciò andare. Era chiusa nel penultimo cubicolo, seduta sul coperchio del gabinetto. Le lacrime solcavano copiose le sue guance, mentre il desiderio di farsi del male divenne un'esigenza. Tirò fuori dalla borsa un piccolo scatolino di latta, dentro cui custodiva la lametta. Ma prima che fosse troppo tardi, lo sguardo le cadde sul polso fasciato. Restò a fissarlo incantata, esaminando la benda che le aveva dato Tom. Il pensiero di lui divenne nitido, azzerando le voci nella sua testa. Si aggrappò a quell'unica fonte di salvezza, come se non ci fosse nulla al mondo di più prezioso.
In qualche modo, Hyacinth riuscì a calmarsi e desistette. Ma quando entrò in classe con gli occhi rossi e gonfi, tutti si accorsero che aveva pianto.
La presero in giro. Il gruppo di Mulciber le lanciava occhiate fameliche, intanto il loro capo era al primo banco intento a seguire la lezione. Non gli importava nulla, o almeno Tom si convinse così.

Per tutto il tempo Hyacinth aveva tenuto lo sguardo fisso sul libro e le unghie conficcate nei palmi delle mani. Riviveva con sdegno il momento in cui Mulciber l'aveva toccata. In quell'istante, Hyacinth capì che se non avesse fatto qualcosa, le sarebbe capitato di nuovo. E allora nessuno l'avrebbe difesa, doveva farlo da sola.
L'occasione si presentò dopo pranzo, quando gli alunni erano riuniti in Sala Grande. Eccetto per quel gruppo maledetto. Si trovavano appena fuori dalla Sala Comune dei Serpeverde quando Hyacinth si avvicinò con passo felpato, alzò la bacchetta e scaraventò Mulciber contro il muro. C'era tutta la rabbia e il rancore che aveva provato nella parola «Stupeficium». La potenza di quell'incantesimo fu sorprendente, tanto che i suoi compagni rimasero scioccati e con la mascella spalancata.
Ad Hyacinth non importava se fosse finita in punizione. Nessuno le avrebbe fatto del male, non più. Mai più.
Purtroppo non fu così semplice.

Quello che aveva fatto si era già saputo. Mulciber era finito in infermeria. Non era nulla di grave, ma come al solito dovevano gonfiare la cosa con i loro pettegolezzi infondati.
Le persone sapevano come rendere la vita di Hyacinth un inferno, lo avevano sempre fatto.
Occhiate moleste la seguivano ovunque andasse. Alcuni sparlavano alle sue spalle, altri invece, sentivano la necessità di mettersi in mostra dicendo a gran voce frasi del tipo ''ucciditi, mostro!'' o ''il mondo sarebbe un posto migliore senza di te!''. Poi passarono al boicottaggio delle sue cose. A lezione di Trasfigurazione scoprì il suo banco pieno di incisioni, c'erano offese di tutti i tipi. Il peggio che potesse trovare fu la sua sedia coperta di una sostanza appiccicosa, proprio come la colla. Ma emanava un odore nauseabondo e Hyacinth temeva che, se ci si fosse seduta, sarebbe rimasta incollata su quella sedia per sempre.

«Buongiorno ragazzi, prendete posto perfavore.» Silente entrò in classe con aria stanca, provato da una serie di problemi e preoccupazioni.
C'era tensione tra i suoi studenti e lui non ne conosceva ancora il motivo. In quei giorni era parecchio irritabile, perciò, quando vide -con la coda dell'occhio- Hyacinth in piedi accanto al suo banco, mentre tutti gli altri erano seduti e in riga, sbattè violentemente la borsa sulla cattedra. «Ho detto: seduti.»

The Night We Met - Tom Marvolo RiddleDove le storie prendono vita. Scoprilo ora