21: In guerra e in amore ogni mezzo è lecito.

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Hyacinth se ne stava sull'uscio della porta di quel pub poco raccomandabile.
Le spalle ricurve, il capo chino, i lunghi capelli a coprirle i lati del viso pallido, quasi a farle da scudo.
Indossava ancora la divisa dei Serpeverde, sopra un cappotto di qualche taglia più grande di lei.
Era notte fonda, gelida, che precludeva un'imminente bufera di neve.
Al suo fianco c'era Silente, avvolto in un completo gessato grigio topo. La sua figura longilinea trasmetteva eleganza, professionalità e una formalità da professore.
I suoi occhi blu cobalto, erano il riflesso di quelli del suo interlocutore.
Non si parlavano dalla morte della cara Ariana; mai, i due fratelli, avrebbero immaginato di riallacciare i ponti. Sembrava che il loro rapporto fosse stato reciso per sempre.

«Non se ne parla!» Sbraitò Alberforth. «Dimmi, Albus, con quale coraggio porti qui questa ragazzina, dopo tutto quello che abbiamo patito con Ariana... Con...» Prese un sospiro, accarezzandosi la barba ispida. «Credence.»
Era una tortura disumana rivedere in Hyacinth somiglianze con il figlio defunto.
Come ogni Silente che si rispettasse era sempre un passo avanti: aveva già sentito parlare di lei, di chi fosse figlia e quale mostro nascondesse in quell'esile corpicino. Dopotutto serviva da bere ad una ingente varietà di clienti, la cui maggioranza era coinvolta in affari loschi.
L'aspetto di Alberforth Silente era trasandato; il dolore stava consumando la sua esistenza come un cancro, facendolo invecchiare più presto del dovuto.
Le sue condizioni rispecchiavano anche la sua locanda: l'aria era pregna di un puzzo di capra, polvere e sporcizia regnavano sovrane, persino i vetri delle finestre erano talmente incrostrate di unto, da non lasciare filtrare la luce del giorno.
Per questo motivo il monolocale era illuminato da centinaia di mozziconi di candela, conferendogli un aspetto funereo.

«È stata espulsa da Hogwarts.» Disse, poggiando una mano sulla spalla di Hyacinth. Fu un gesto come a farle capire che lui c'era e ci sarebbe stato. Avrebbero affrontato un problema alla volta, passo dopo passo, come... Come un genitore farebbe per il proprio figlio. «Come sai lei è orfana, al momento non ha nessun posto dove stare.»

«Mi hai scambiato per uno che gestisce un orfanotrofio?» Lo schernì, l'altro, ostentando tutto il suo risentimento nei confronti del fratello.

Silente finse di non cogliere quell'aspra ironia. «Sarà solo momentaneo, Alberforth.» Insistette, con arguzia determinazione.
Si vedeva quanto tenesse ad Hyacinth e non si preoccupava più di nasconderlo. «Mi serve il tuo aiuto.»

«Ora ti serve il mio aiuto?! Dov'eri quando avevo bisogno di te, eh Albus?!» Inveì. «Ti sei lasciato persuadere dalle parole di un pazzo, per via della tua imbarazzante ingenuità. Mi chiedo come tu faccia ancora a vivere con te stesso, senza vergognarti ogni giorno di quello che hai fatto.
Come se non bastasse tu e quel Grindelwald avete giocato alla "coppia felice" dimenticandoti dei tuoi doveri e ricoprendoti di ridicolo.
Adesso sparite, non voglio vedere la tua faccia nemmeno al tuo capezzale, sono stato chiaro?!»
Pensava a suo fratello come un fenomeno da baraccone, perchè tutti a Godric's Hollow sapevano. Tutti avevano visto come quei due giovani si scambiavano sguardi languidi e la complicità che c'era dietro ogni loro gesto.

Parole da un potere destabilizzante, parole intrise di un livore corrosivo.

Silente abbassò lo sguardo, incapace di sostenere quello spiritato del fratello. Fece un sorriso che di felice non aveva un bel niente, ma era l'unico modo che aveva per camuffare il bisogno di sfogare un pianto liberatorio.
Senza rispondere, si voltò di spalle e fece per andarsene.

Tuttavia, Hyacinth, che per tutto il tempo era stata in silenzio e con lo sguardo fisso sulla punta delle sue scarpe consunte, ebbe il coraggio di dire la sua. «Credo che la parola "amore" non rende giustizia a quello che davvero è la sua forma.
Chi dice che l'amore ha delle regole precise su chi infatuarsi? Anzi, bisogna ritenersi fortunati se almeno una volta, nella nostra vita, abbiamo provato un sentimento così travolgente e sconsiderato. E non importa se va male o se non è ricambiato, il compito dell'amore è anche quello di stravolgere i piani, di barattare stabilità con il mistero.» Ebbe il coraggio di guardare negli occhi Alberforth. «E se lei, signore, pensa che amare sia un peccato, beh allora io vorrei peccare per sempre.»

The Night We Met - Tom Marvolo RiddleDove le storie prendono vita. Scoprilo ora