24: Pelle contro pelle.

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Hyacinth aveva la fronte madida di sudore. La frangia era ormai fradicia, mentre i corti capelli chiari erano arruffati. Si era messa a sedere con il respiro irregolare. Sembrava che più cercasse di incamerare aria, più essa scarseggiava.
La tachicardia la stava uccidendo, ma forse sarebbe stato meglio rischiare un infarto che essere torturata proprio dall'uomo che amava. Non bastava averle calpestato il cuore e i sentimenti più e più volte, no... Lui voleva testare la sua lealtà fino a distruggerla, perché non riusciva ad accettare l'idea che ci fosse qualcuno che lo amava in un modo così viscerale. Senza pretendere nulla in cambio. «I-Io... Io...»

Tom ghignò, malizioso e trionfante. «Pensavo durassi di più, lo ammetto.» Si rigirò, minacciosamente, la bacchetta tra le mani.

Avrebbe voluto insultarlo, dirgli che era uno psicopatico e un maniaco. Eppure... «Hai ragione. Dai, ho perso, fai quello che devi.»
Il suo orgoglio stava bruciando più dello schiaffo che aveva ricevuto poco prima. Si sentiva così umiliata... Possibile che un amore tossico era ciò che voleva? Si chiese perché non riuscisse ad innamorarsi di uno come Landon. Lui sì che le riservava una dolcezza infinita, rispetto, e sicuramente non si sarebbe mai permesso di ferirla. Né di alzare un dito senza il suo consenso.
Sembrava davvero il ragazzo perfetto. Lo stesso ragazzo che le preparava i suoi biscotti preferiti, che si assicurava che avesse sempre l'ombrello quando pioveva.
Eppure, Hyacinth aveva sempre per la testa quel re in rovina, quel sadico, manipolatore, narcisista con le manie di grandezza. Colui che non si faceva scrupoli a calpestare gli altri pur di raggiungere i suoi scopi.

Tom l'afferrò per il collo e la costrinse a stendersi di nuovo. Tra le sue mani era modellabile come creta e faceva di lei il suo giocattolino preferito. Ma il punto era... Quanto avrebbe retto ancora, prima di rompersi definitivamente? «Ti odio.» Le disse. «Mi hai sentito?» Teneva le labbra poggiate sul suo orecchio, sussurrandole quelle crudeli parole. «Sei un'essere debole, inutile. Avremmo potuto fare grandi cose insieme, se solo non ti fossi bruciata il cervello con quelle stupidaggini insensate sull'amore.»

Lei lasciò che le lacrime le accarezzassero le guance, gocciolando sulla mano di Tom ancora stretta al suo collo. «Io ti amo, invece.» Intercettò il suo sguardo adirato, ricambiando con un sorriso sincero.

«STAI ZITTA!» La mano serrata attorno alla bacchetta tremava.

«Pensi di non essere degno di ricevere amore. Infondo so che è così.» Se stringeva un altro pò rischiava di soffocarla. Ma ad Hyacinth poco importava. «Tua madre... L-Lei... Anche lei ti-»

«Crucio

Hyacinth non aveva mai sperimentato un dolore fisico più atroce di quello. Fu come se le fiamme dell'inferno si diramassero in tutto il suo corpo e colpire ogni nervo. Iniziò ad urlare, ma Tom la zittì premendole una mano sulla bocca, mentre lei si dimenava in preda all'agonia.
Era una tortura disumana.

Tom avvertì un fastidio al petto. Una sensazione familiare che cercò di ricordare quando e dove l'aveva già provata.
Ma certo...Quando Hyacinth tentò il suicidio per la prima volta.
Si dice che l'indifferenza sia l'arma dei furbi. Ma quando si trattava di affrontare i sentimenti, Tom diventava semplicemente un codardo. Per lui era più facile fuggire da essi, piuttosto che fare i conti con la sua coscienza sporca.
Abbassò lo sguardo su di lei. Quella maledetta ragazza che non sapeva stargli lontano era la ragione del suo mal di stomaco. «Tsk. Mi fai pena.» Poggiò le mani ai lati della testa di Hyacinth per sorreggersi meglio.

«B...Bast...a...» Lo supplicò.

«Basta?» Rise. «Ma se ho appena incominciato...»

L'altra sgranò gli occhi.
Forse aveva sentito male... Non poteva fare sul serio.

The Night We Met - Tom Marvolo RiddleDove le storie prendono vita. Scoprilo ora