22: Maschere.

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Un'enorme dimora dall'aria classica e solenne, circondata da un giardino con siepi e fontane, le si parò davanti

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Un'enorme dimora dall'aria classica e solenne, circondata da un giardino con siepi e fontane, le si parò davanti.
Col passare del tempo, la bellezza di Hyacinth aveva raggiunto il suo splendore. Si era spogliata delle vecchie insicurezze, non si preoccupava più di nasconderle sotto strati di abiti larghissimi.
Era diventata una giovane donna seducente che sfiorava la raffinatezza, mai la volgarità. Indossava un abito di seta nero che aderiva alle sue curve dalla vita in su: lo scollo a V faceva intravedere gli archi dei seni, mentre le due spaccate laterali i reggicalze. Per finire, guanti lunghi fino all'avambraccio e un semplice chocker con un pendente a forma di serpente.
I corti capelli biondo cenere erano stati raccolti in un prezioso fiocco di velluto nero.

Il tema della serata erano le maschere. Ogni invitato doveva preoccuparsi di celare non solo il volto, ma anche di non rivelare informazioni personali. Il gioco consisteva proprio nel conservare quel velo di mistero che stuzzicava la curiosità dei presenti.
Ovviamente quell'idea brillante era stata di Lucretia. Sapeva che la sua festa sarebbe diventata un assemblamento di maghi Purosangue, vip della comunità magica, giornalisti e così via. Perciò, aveva trovato un modo per invitare anche la sua migliore amica.
Ormai tutti, nel Mondo Magico, sapevano chi fosse Hyacinth Grindelwald. Fu un segreto che venne allo scoperto poco dopo la reclusione del padre per mano di Silente.

«Non voglio questo schifo, portalo via.» Disse, acida, Lucretia, incrociando le braccia al petto in segno di protesta.
Il motivo di tanta acredine era dovuto a suo marito, Ignatius. Nonostante indossasse una maschera, lo aveva riconosciuto.

L'altro abbassò lo sguardo sui due bicchieri di limonata che teneva tra le mani, mortificato. «Scu...Scusami.»
Aveva tentato di approcciare sua moglie con ogni scusa possibile e immaginabile, anche solo per strapparle un sorriso. Ma niente era stato abbastanza, era evidente che lei lo ripudiasse.

«Non ho voglia di parlare con te adesso.» Detto questo, Lucretia si allontanò mescolandosi tra gli anonimi invitati. Sperò, con tutta sè stessa, di sfuggire al marito perlomeno per tutta la durata della festa.

Quando Hyacinth entrò nella sala fu accolta con un bicchiere di champagne.
Era circondata da tanta effimera opulenza, quasi da metterla a disagio. Lampadari di cristallo che pendevano dal soffitto illuminavano l'ambiente con una luce calda. L'atmosfera era gioviale, il chiacchiericcio degli invitati era accompagnato da una musica classica, suonata da un'arpa e un violoncello, entrambi animati dalla magia. 
Caso volle che ascoltò quella breve discussione tra Lucretia e Ignatius, perciò, quando vide l'amica allontanarsi, decise di seguirla.
Lei era più bella che mai. Splendeva in quell'abito dorato, dal corpetto tempestato di pietre preziose e la gonna ampia, morbida, le accarezzava i fianchi magri. I lunghi capelli color ebano erano una cascata di boccoli che le ricadevano lungo la schiena, tirati su un lato da un fermaglio a forma di farfalla.

Lucretia sobbalzò quando si sentì toccare sulla spalla nuda. «Sei sordo?! Ti ho detto che devi sparire, evaporare, devi stare lontano da me!»

«Oh...Allora me ne vado.»

The Night We Met - Tom Marvolo RiddleDove le storie prendono vita. Scoprilo ora