Dei colpi risuonarono in un eco nel bel mezzo della notte.
«Tom! Accidenti! Apri questa maledetta porta!» Hyacinth continuava a battere i pugni contro il legno ruvido. «Devo fare pipì!» Saltellò da un piede all'altro, cercando di trattenersi il più possibile. Ma la vescica le sarebbe scoppiata da un momento all'altro.«Maledizione, quanto strilli.» La sua voce era fredda come un soffio improvviso di vento gelido. Ma sulla pelle rovente di Hyacinth donava sollievo. «Cosa vuoi?» Le parlava da dietro alla porta, nemmeno si prese il disturbo di aprirla.
Lei si diede una manata in faccia. «Devo fare pipì! Non ce la faccio più-»
«E cosa dovrei fare io?»
Hyacinth individuò una sedia poggiata al lato del comò, la prese, e la scaraventò contro la porta. «Aprila! Adesso!»
Quel rumore secco gli fece aggrottare le sopracciglia, confuso. «Tu non mi dai ordini. Per quanto mi riguarda potresti anche fartela addosso.»
«Io lo uccido.» Mormorò, tirandosi leggermente i corti capelli dalla frustrazione.
Tom la immaginò dare di matto e, involontariamente, sorrise appena. «Come, scusa?»
Lei trasalì. «Niente.......»
«Ah, bene. Allora me ne vado.»
Razza di sociopatico del cavolo. Questa volta, però, stette attenta a non dirlo ad alta voce. «Giuro che ci metterò un attimo!»
Dopo alcuni secondi che parvero un'eternità, sì udì una parola sussurrata «alohomora», e subito dopo una serratura scattare.
Tom era alto, imperioso. I suoi abiti erano scuri, dove l'unico tocco di colore era la pelle diafana, che quasi accecava per quanto fosse lattea. Il ciuffo ondulato gli sfiorava la fronte, i tratti nobili del viso erano contratti in una smorfia. Come se, ogni volta che si trovava davanti a lei, era coinvolto in una perenne, dura, lotta interiore.
«Vedo che hai rimesso quel coso.» Disse, con disprezzo, indicando con il mento il vestito di Hyacinth. «È talmente striminzito che non sarebbe utile neanche come straccio per pulire la polvere.»«Ci tengo a puntualizzare che me lo hai distrutto.» Era rimasta una sola spallina, mentre c'erano strappature di qua e di là.
«Seguimi.» Disse solo, immergendosi nel buio del corridoio illuminato solamente dal chiarore lunare che sfidava le tenebre.
Il legno vecchio del parquet scricchiolava ad ogni loro passo, rendendo l'ambientazione più sinistra del dovuto.«So che dovrei evitare di fare domande perché hai un caratteraccio, però...» La vocina sottile di Hyacinth fu interrotta bruscamente da quella seccata di Tom.
«E allora non farle.»
Si fermarono alla fine di quel corridoio infinito. Avevano oltrepassato un paio di porte chiuse che nascondevano segreti inconfessabili e ricordi custoditi dal tempo. Ed erano solamente al piano superiore.Hyacinth rimase a bocca aperta. Si trovava nel bagno più suggestivo che avesse mai visto.
Aveva un fascino gotico, con le piastrelle nere e la carta da parati intarsiata con motivi antichi. C'era una toeletta dall'ampio specchio ovale, persino un'enorme vasca da bagno. L'interno era illuminato da una luce tremula, proveniente dai cinque candelabri appoggiati alla parete.
Lei si bloccò al centro della stanza, aspettando che Tom uscisse. Ma lui era lì, con le braccia incrociate al petto e un cipiglio serio. «Ehm... Ora puoi uscire.»«Falla, e andiamo.» Rispose, atono.
Hyacinth batté le palpebre più volte. Incredula.
«COSA?!» Esclamò, e per poco non si strozzò con la saliva. «Non se ne parla! Non farò pipì davanti a te!»
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The Night We Met - Tom Marvolo Riddle
FanfictionDietro una persona silenziosa, molto spesso, si celano misteri e segreti inconfessabili. Hyacinth è un'orfana dalla timida presenza, si nasconde nell'indifferenza degli altri e reprime le sue sofferenze dentro di sé. Non ha alcun motivo di sperare...