PROLOGO

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Chiudo il libro dal quale ho appena finito di studiare e mi stiracchio un po', mi alzo dalla sedia e mi affaccio alla finestra della nostra casa, per vedere se compare la macchina di papà nel vialetto di casa, dopo la sua solita, intera, giornata di lavoro

Giro lo sguardo verso il mio ripiano della libreria, vicino alla porta d'ingresso, e prendo il libro dal quale dovrò iniziare a studiare seriamente tra non molto tempo

È il libro per prepararsi al test d'ammissione per l'università di Oxford, qui in Inghilterra. Tra meno di un anno potrei veramente essere una studentessa universitaria alla facoltà di giurisprudenza

Già, frequento l'ultimo anno del collage, so che ho 17 anni, ma ho fatto la primina, quindi quando compirò 18 anni, avrò quasi finito il mio percorso qui, e poi l'anno prossimo, finalmente, potrò andare all'università

Perché tutta questa fretta vi chiederte?
Beh... Voglio diventare avvocato, come mio padre:

avvocato Louis Tomlinson

Un nome piuttosto conosciuto qui a Londra contando che è il fondatore dello studio legale più grande e rinomato della città.

Ho sempre ammirato il suo lavoro, e adesso che sono grande, capisco il perché di tutte quelle giornate chiuso nel suo ufficio...giornate intere di scartoffie, cause, chiamate, che lo tenevano lontano da casa e lontano da me per tutto il giorno.

Crescendo ho imparato a capire le sue priorità e quanto questo lavoro fosse giusto e importante per lui, anche se farlo capire alla me bambina non è stato facile, la me bambina non ha mai accettato di stare così tanto lontana da suo padre, soprattutto perché era l'unico che gli era rimasto.

Ho vissuto la mia infanzia passando da una babysitter ad un'altra, fino a quando non sono cresciuta e all'età di 14 anni, mio padre ha deciso che bastava la presenza di Delia, la nostra domestica, per darmi un'occhiata.

La verità però, e che io avrei preferito che fosse solo lui con me, soprattutto i pomeriggi in cui sentivo di aver bisogno di lui, quando la mamma mi mancava di più... Ma lui non c'era, non c'era mai,  e la me bambina non gliel'ha mai perdonato.

Nonostante sapessi e sappia, che mi vuole bene, spesso l'ho sento distante, più crescevo più sentivo che il nostro rapporto stava venendo meno... mi sarebbe piaciuto avere più ricordi di noi due durante un pomeriggio di gioco, ma questo non era possibile, la scusa era sempre la stessa: "non posso stropicciare il completo, sono di fretta, giochiamo più tardi"

Peccato che quel 'più tardi ', ad ora che ho 17 anni, non è mai arrivato.

Mi sono sempre ripetuta che mi vuole bene, solo che non è il classico padre che riempie di complimenti la figlia ogni volta che fa qualcosa di buono, infatti, quando ero piccola, ci rimanevo male quando non esultava con me per un bel voto a scuola o quando gli raccontavo un aneddoto divertente che mi era capitato

Era brutto capire che a lui non gliene importava nulla, sapere che riteneva ogni cosa che gli raccontavo, una cosa superficiale che non gli avrebbe cambiato l'esistenza... Ed è così che lentamente ho perso tutto l'entusiasmo che avevo nel raccontargli qualunque cosa, ed è sempre così che si è ridotto drasticamente anche il nostro dialogo

Ma il mio papà, però, non è sempre stato così, quando ero piccola, fino ai sei anni intendo, era il papà più affettuoso del mondo, ero la sua principessa e mi trattava da tale, ma quella sera tutto cambiò, vidi il suo sorriso spegnersi e non riaccendersi più

Posso immaginare cos'abbia passato, il dolore che aveva provato, perché quella sera, lui aveva perso l'amore della sua vita, ma io avevo perso la mia mamma.

Alla bambina qual'ero, veniva ripetuto da tutte le persone che la circondavano, che ora la sua mamma stava bene, che era in un posto meraviglioso e che mi proteggeva dall'alto, frasi dette affinché riuscissi a trovare un piccolo lato positivo, per lasciarla andare con un più facilità, nonostante l'immenso vuoto che mi lasció la sua assenza, e che tuttora, talvolta, non mi lascia dormire sogni sereni

Mio papà però era un adulto, a lui non servivano parole di conforto, a lui serviva riavere sua moglie affianco, ma questo non era più possibile e ciò lo fece cadere in uno stato di depressione... Passava le sue giornate a letto, non voleva avere a che fare con nessuno, neanche con me, che nonostante tutto lo cercavo tutte le sere, sperando mi venisse a dare il bacio della buonanotte o a leggermi qualche favola per farmi addormentare.

Tutto ciò non accadde per due settimane, quando finalmente lo vidi uscire dalla sua stanza e lo vidi ricominciare a vivere come se nulla fosse successo... Peccato che da allora lo vidi diversi, era cambiato, non era più il mio papà, non lo riconoscevo più

Questa divenne la normalità, e  nonostante questo cambiamento mi fece soffrire sempre di più, ogni giorno che passava, lui non ha mai fatto nulla per tornare quello di una volta, ed io ho dovuto imparare a volergli bene anche così, perché mi era rimasto solo più lui.

La morte di mamma, ha fatto crescere una corazza attorno a papà, con la quale tiene lontano tutti, e purtroppo anche me

Mi ha sempre tenuto fuori dalla sua sfera privata, ma so che per anni non è più uscito con nessuno, o meglio, a me non ha mai presentato nessuna persona nuova, anche se, una volta, all'età di 12 anni, feci un incubo veramente brutto, e sentivo la necessità di stare un po' nel lettone di papà.

Quando andai in camera sua, che come sempre aveva la porta chiusa, ed entrai, nonostante una delle regole che mi era stata imposta, era di non entrare mai senza bussare, vidi papà dormire con un uomo al suo fianco, ed erano nudi, con solo un lenzuolo a coprire dalla loro vita in giù.

Quella sera mi sentii in dovere di tornare in camera da sola, dovendomi accontentare del peluche che mi aveva regalato quando di anni ne avevo 4...Il giorno dopo e quelli seguenti, non domandai mai nulla, lui si comportava normalmente, a significare che non avrei dovuto sapere nulla di quello che avevo visto, e volli accettare questa sua decisione.

Il fatto di averlo trovato a letto con un uomo, non mi sconvolse, la mia unica volontà era quello di rivederlo felice, perché magari questo avrebbe potuto fare tornare la cose normali, tra di noi, e se lui non ha mai sentito la necessità di parlarmi del suo orientamento sessuale, non vedo perché dovrei costringerlo, sarà lui a farlo quando e se vorrà.

L'unico mio obbiettivo era ed è tutt'ora, quello di renderlo orgoglioso di me, ho sempre avuto il desiderio che lui si sentisse nella condizione di poter fare bella figura se mai gli fosse mai capitata la conversazione "figli", per questo sono sempre stata una bambina e ragazza molto tranquilla, ho sempre studiato e fatto il mio dovere, forse anche dettato dal fatto che i momenti che passavamo insieme non erano tanti quanti avrei voluto, e quando ricorrevano volevo che lui fosse fiero di me, e non volevo che li passasse a rimproverarmi o ad essere arrabbiato.

Non nego che vorrei che tornasse ad essere il papà che è stato fino ai 6 anni, ma capisco che forse, adesso è troppo tardi. Vorrei solo che tornasse a trattarmi come la sua principessa, e torni ad essere felice come prima della perdita di mamma.

Sono passati 11 anni, so che sono cose che non si dimenticano, però bisogna affrontarle e cercare di andare avanti... Infondo se ce l'ho fatta io che ero solo una bambina, perché non dovrebbe riuscirci un uomo di 37 anni?

Ad ogni compleanno, al momento di spegnere le candeline, guardo prima lui, che come sempre ha lo sguardo assorto nei suoi pensieri, e poi desidero sempre la solita cosa: rivederlo felice

O meglio, fargli provare quella felicità, tale che basti per tornare ad essere il mio papà, quello che mi amava nonostante tutto, che faceva di tutto per rendermi felice...quello che ho paura possa essere volato via insieme alla mia mamma.

Questo perché se è felice lui, sono felice io, e dopo tutto quello che abbiamo passato, penso che un po' di felicità, la meritiamo anche a noi

Reality [Larry Stylinson]Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora