" Imbarcazioni, onde e limonate appiccicose"

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Chibi era seduto a gambe incrociate sul muretto che dava sulla spiaggia. Dall'altra parte della strada, era possibile vedere quattro ragazzoni possenti e dalla muscolatura ben sviluppata, passarsi la palla con vigore, marcandosi e smarcandosi senza sosta mentre a turno segnavano un canestro dopo l'altro.

"Uff!" sbuffò, annoiato ed irritato, il giovane giocherellando con il cordino della sacca, posizionata a poca distanza da lui, all'interno della quale vi era contenuto il suo inseparabile pallone da basket. Dopo quell'insolita mattinata passata fra, il pensare alla visita della senpai Ayama e, risolvere l'enigma legato alla presenza di Inoue davanti all'entrata della sua classe, il ragazzo aveva deciso di liberare la mente concedendosi qualche tiro a canestro pomeridiano. Non a caso quel giorno, era quello degli allenamenti di basket. Se fosse stato ancora in squadra, a quell'ora si sarebbe trovato nel bel mezzo di uno di quegli allenamenti estenuanti ma, allo stesso tempo eccitanti, organizzato dal mister Anzai e diretto magistralmente dal capitano Ryota. I giochi interscolastici erano ufficialmente iniziati qualche tempo prima e, nonostante la sua assenza, Mori era a conoscenza di tutto ciò che era avvenuto durante la prima disputa fra lo Shohoku ed i Takezato. La squadra aveva vinto, i suoi ex compagni avevano giocato una partita impeccabile distinguendosi sia in difesa che a canestro. Rukawa aveva troneggiato, segnando il maggior numero di punti, quel pallone gonfiato di Sakuragi era stato abbastanza utile e, Inoue aveva tenuto testa ad avversari più grandi ed esperti, dimostrando ancora una volta quanto quell'appellativo di super matricola affibbiatogli non potesse essere più che giustificato. Con quel risultato tanto faticosamente guadagnato ogni membro dello Shohoku doveva essere alquanto su di giri ed estremamente motivato nell'intento di mantenere quel risultato fino alla classificazione per i campionati nazionali ed oltre.

Poteva immaginarseli, i suoi compagni, quelle figure che fino a poche settimane prima, avrebbe quasi definito persone importanti per lui, le uniche con le quali sforzarsi di interagire, mantenere un qualsiasi tipo di relazione e, forse, con il tempo, impegno pazienza, anche stabilire una qualche sorta di amicizia, seppur superficiale che fosse. Il basket gli mancava e, di riflesso, anche la squadra ed i suoi componenti, certo non lo avrebbe mai ammesso pubblicamente, soprattutto dopo il modo in cui era stato trattato ed accusato ingiustamente. Lui, quella spensieratezza nata dalla gioia di giocare, non se la meritava e, i suoi compagni, non si meritavano la sua presenza disturbante in campo. Dopotutto, ognuno aveva ottenuto ciò che voleva Perciò, a Mori non restava che quel gioco solitario ancora così acerbo, in quel campetto troppo sabbioso, sotto un ancora troppo caldo nonostante il pomeriggio inoltrato.

"Che palle! Ma non hanno proprio niente da fare quelli?" borbottò fra i denti calciando la sacca in attesa. Aveva sperato fino all'ultimo di trovare il campo libero, dato il caldo torrido, dopo le lezioni pomeridiane, approfittando della fretta di tutti di voler abbandonare al più presto l'istituto per potersi dedicare ai propri club on hobby che fossero, Chibi era schizzato via in fretta e furia, correndo come un pazzo fra i vicoli della città, bruciando troppi semafori rossi e, rischiando perfino di finire sotto una macchina. Tutto quello sforzo, infine, si era dimostrato inutile, il campo era occupato e, i suoi occupatori, non sembravano intenzionati a liberarlo in breve tempo. In un primo momento, il ragazzo aveva ipotizzato di proporsi come giocatore in quell'amichevole fra pari ma, la sua vena di socialità, l'età decisamente maggiori di quei giovani e, la paura di trovarsi faccia a faccia con qualcuno che gli ricordasse quanto, in realtà, fosse piuttosto incapace nel giocare, lo avevano fatto desistere da quell'impresa subito dopo averla pensata. Conosceva bene le sue reali capacità ed il suo livello di gioco, certo, amava vantarsi di essere un elemento più che valido nel Basket atteggiandosi a giocatore professionista perché indossare quella maschera era decisamente più facile e meno doloroso che scontrarsi contro la realtà dei fatti. Lui non era un bravo giocatore e, per quanto ci avesse provato, era alquanto sicuro che non sarebbe mai arrivato al livello di Rukawa o di Inoue.

愛とバスケットボール (Ai to basukettobōru)Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora