"Il primo amore di un ragazzino delle medie"

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Hiroyuki era rientrato a casa con l'animo in subbuglio quella sera. Mori non si era visto nemmeno quel giorno e, l'aver scoperto la sera precedente che il ragazzo mancasse anche da casa non aveva fatto altro che agitarlo ancora di più. Era furente e spaventato.

Dove diavolo si era andato a cacciare quello stupido?

La madre del ragazzo sembrava turbata, ma non così tanto dal decidersi a prendere l'iniziativa di denunciarne la scomparsa.

"Aspettiamo ancora fino a domani" aveva detto congedandoli "Sono sicura... sicuramente Chibi tornerà a casa. Non ha con sé troppi soldi, dove potrebbe andare sennò?"

E così avevano fatto. Un nuovo giorno era sorto e morto senza che il quindicenne si facesse vivo a scuola. Forse, quella era stata la speranza del rappresentante di classe, forse però era almeno rientrato a casa. Yoshida aveva lasciato il suo numero di casa ad Emiko pregandola di avvisarla nel caso il suo amico fosse rientrato e, con quella speranza ed angoscia, una volta rientrato dopo la scuola, aveva preso in ostaggio il cordless senza dare troppe spiegazioni ai suoi familiari. I minuti ed infine un'ora era passata senza che nessuno si facesse vivo.

"Adesso basta" aveva urlato il ragazzo fra le quattro mura della sua stanza "Se nessuno vuole fare qualcosa ci penserò io a d...."

"Che diavolo hai da urlare tanto? Tua madre ha bisogno del telefono con urgenza, smettila di comportarti come una ragazzina isterica e portaglielo"

L'ultima persona con cui il rappresentante avrebbe voluto parlare, si era palesata sulla soglia della sua camera con la solita aria strafottente dipinta in volto. Kento ed Hiroyuki non si erano più rivolti la parola dopo la scambio di informazioni avvenuto qualche giorno prima. Entrambi erano stati presi dai loro problemi personali e, confrontarsi e dialogare, non era mai stata una delle loro priorità in generale. Yoshida troppo preso a cercare Chibi e Kento troppo arrabbiato per abbassare la testa e dimostrarsi umile davanti a tutti riconoscendo il suo errore. Il giocatore non si era più presentato agli allenamenti, ritenendo quella punizione ingiusta. Aveva perfino provato a chiedere al corpo docenti di intervenire affinché quell'ingiustizia venisse ritrattata ma, nessuno si era battuto per i suoi diritti. Le decisioni del club di basket spettavano al mister Anzai, al capitano della squadra e alla manager. Se il team aveva deciso di sospenderlo dalle attività del club, il corpo docente non avrebbe potuto opporsi in alcun modo. Gli insegnati avevano ottenuto giustizia e chiuso la questione quando l'anziano aveva proposto loro una soluzione alternativa all'espulsione scolastica e sportiva di Inoue, facendo in modo che il ragazzo si impegnasse per il benessere della scuola senza ricevere meriti o crediti, raggiunto quell'accordo per loro la questione era finita del dimenticatoio. Nessuno aveva tempo di stare dietro alle rimostranze di un sedicenne arrabbiato che, era stato punito per una faccenda che non riguardava nemmeno la scuola, ma solo il club. Il corpo docente aveva altre faccende più importanti a cui pensare. Le medie dei test totalizzate dagli studenti non erano state poi così brillanti dal far finire lo Shohoku fra prime cinque scuole della prefettura con i voti migliorii e, gli insegnati stavano iniziando a chiedersi se il problema fossero veramente gli studenti troppo svogliati o, al contrario una rigidità scolastica troppo incisiva. Non erano stati attivati abbastanza corsi di recupero, il numero dei ragazzi del terzo anno che si era proposto come tutor era calato notevolmente rispetto a quello degli anni precedenti e, nota dolente, l'abbandono scolastico era in netta crescita. Diversi studenti, da un giorno all'altro erano semplicemente svaniti nel nulla, ritirandosi attraverso una lettera formale senza troppe cerimonie e, altri invece, semplicemente rischiavano l'espulsione per le troppe assenze accumulate senza giustificazioni valide. In tutto quel marasma di preoccupazioni burocratiche le singole lamentele di Abe erano state congedate alla svelta senza possibilità di replica. Nemmeno l'idea del ragazzo di far intervenire i suoi genitori era servita a qualche cosa. Quando c'era da parlare a vanvera e gongolarsi per mettersi in mostra, sua madre era la regina indiscussa del tumulto  ma, quando poi bisognava passare ai fatti, tutto l'entusiasmo e la grinta della donna svanivano alla velocità di un battito di ciglia. Così Kento si era ritrovato da solo ad affrontare una battaglia senza il sostegno di nessuno. I suoi compagni di scuola, una volta conosciuta la sua disgrazia, si erano indignati, avevano alzato la voce e promesso che si sarebbero lamentati con quel vecchio pallone obeso di Anzai e con il capitano Ryota, ma era bastato loro incontrare lo stesso ed un paio di componenti di spicco della squadra per i corridoi per fargli cambiare idea e ritirarsi con le orecchie abbassate. Il tutto, infine, si era concluso con un "Ci dispiace tanto Abe", "Non buttarti giù" e "Non è poi così grave si tratta solo di tre partite." Insomma, la sua mancanza in campo si sarebbe di certo fatta notare, lo stesso quella di Inoue, ma lo Shohoku aveva pur sempre in campo quel portento di Kaede Rukawa, l'ex miglior matricola delle prefettura ed il miglior playmaker di tutta Kamakura. Senza dimenticare poi, quel teppista di Sakuragi che, comunque, ci sapeva fare per davvero.

愛とバスケットボール (Ai to basukettobōru)Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora