Non c'è il due senza il tre: ovvero una proposta indecente all'orizzonte

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"Itadakimasu"

Takehiko, soddisfatto per il suo operato e per il risultato ottenuto, esclamò quel ringraziamento con un sorriso a trentadue denti, tenendo stretta fra le mani la confezione di ketchup e chiudendola con un sonoro "clack" del tappo.

Davanti ai suoi occhi una simpatica omelette sorridente lo stava invitando a sfamarsi con voracità.

In quel momento il ragazzo era solo in casa, suo nonno, come ogni mercoledì della settimana si sarebbe intrattenuto fino a tarda sera per la sua solita partita di Mah Jong** presso l'abitazione del suo vecchio compagno di pesca il lupo di mare Takashi. Davanti ad una buona bottiglia di sakè importato dalla Thailandia, grazie ad un lontano parente, suo nonno ed il suo amico avrebbero chiacchierato, riso e riesumato antichi aneddoti del passato, fra una giocata e l'altra mettendo in palio per il vincitore nulla di più che qualche verdura dell'orto di Kenzo e un bel pesce fresco di pesca del mattino di Takashi.

Takehiko, quando era più piccolo, si era intrattenuto diverse volte con i due uomini, sognando nell'immaginarsi le loro avventure di gioventù, molto spesso, parecchio romanzate dall'anziano pescatore o, facendo da pacere in una disputa benevola su un presunto barare dell'uno o dell'altro giocatore. Ma, da diverso tempo, i suoi impegni ed interessi lo avevo spinto a lasciare i due uomini ad intrattenersi senza la sua presenza.

"Mmm" mugugnò soddisfatto dopo il primo assaggio di quella deliziosa pietanza.

Dopo aver parlato con Shiro, essersi sentito compreso e non incolpato dall'amico, il morale del ragazzo era migliorato nuovamente. Il suo caro amico non aveva tutti i torti, Takehiko avrebbe potuto tranquillamente risolvere, o meglio provare a trovare una soluzione iniziale a quella situazione spinosa, chiamando i suoi genitori e, chiedendo loro, oltre che un consiglio anche un supporto non solo morale. La verità, però, era che, per quanto Inoue provasse a non pensarci, l'idea di sentire i suoi genitori lo rendeva alquanto inqueto. Non aveva nulla contro di loro ma, era innegabile che quella lontananza protratta nel tempo aveva favorito un raffreddamento emotivo totale fra lui e la famiglia.

Quando aveva otto anni, i suoi genitori avevano attraversato un periodo piuttosto complesso sul piano economico. Suo padre lavorava per una piccola azienda sull'orlo del fallimento e, sua madre era una giovane ed inesperta donna, moglie e madre alle prime armi che, da quando aveva conosciuto le gioie e i dolori della maternità si era lasciata il ruolo di lavoratrice alle spalle per provare a dedicarsi solo a quello di genitrice. Quando la situazione si era fatta più critica, i due genitori non avevano trovato altra soluzione se non quella di affidare alle amorevoli cure del padre di suo padre, nonno Kenzo un piccolo e gracilino Takehiko con la promessa che, si sarebbe trattato solo di una separazione temporanea.

Poi, i Kami parevano aver preso sotto la loro protezione i genitori del giovane, permettendo a entrambi di trovare una maggior stabilità economica e sociale in una delle grandi prefetture della capitale del paese. I racconti di sua madre, quando ancora la donna si prendeva la briga di chiamarlo per sapere come stesse, come procedessero gli studi o, anche solo per sentire la sua voce, avevano sempre affascinato il giovane Takehiko che, da studente delle elementari esile e alquanto impacciato, nel basket aveva trovato non solo la sua valvola di sfogo ma, anche un ottimo alleato per uscire dal suo guscio di bambino e trasformarsi così in un bel e robusto studente delle scuole medie. I giorni, i mesi, e in successione anche gli anni erano trascorsi mentre, quella promessa di tornare a prenderlo fatta da parte dei suoi genitori, sembrava essersi smarrita nei meandri degli impegni, della carriera di entrambi e, nelle nuove responsabilità che si era portata dietro la nascita di sua sorella minore Misa. Le telefonate da parte di sua madre si erano fatte sempre più sporadiche, veloci e, spesso, volte solo a rispettare le convenzioni sociali che quel ruolo di genitore imponeva alla donna. L'argomento "ritorno a casa" era stato volutamente omesso e, quando un paio di anni prima i genitori avevano annunciato l'acquisto di una casa di proprietà compresa di tutti i confort ma con una sola camera per la piccola Misa, Takehiko aveva finalmente realizzato che, quel nucleo familiare non gli sarebbe più appartenuto. Per fortuna nonno Kenzo si era dimostrato un sostituto amorevole, comprensivo ed autoritario, quando necessario, sostituendo appieno, almeno sulla carta, quelle due figure genitoriali inesistenti. L'anziano si era fatto in quattro per compensare le mancanze sia emotive sia economiche di suo figlio e di sua nuora , verso  i quali aveva smesso di provare stima da molto tempo. Takehiko aveva frequentato una buona scuola media e, lo Shohoku era considerata un'altrettanta valida istituzione superiore. Il ragazzo aveva iniziato a giocare a basket subito dopo il suo arrivo presso casa del nonno e, l'anziano lo aveva sempre incoraggiato e sostenuto fornendogli tutto il necessario per poter coltivare quella passione. Con il tempo nonno Kenzo aveva assunto agli occhi dell'adolescente il ruolo di genitore a tutti gli effetti e, quella figura sfocata di padre che viveva solo nei suoi ricordi di bambino era andata sparendo a mano a mano che il tempo era trascorso. Però, come giustamente gli aveva fatto notare Shiro, il suo migliore amico da quando era giunto in quella piccola cittadina di mare, i suoi genitori potevano essere esonerati dall'elargire amore verso il loro primo genito ma, era giusto che lo aiutassero almeno economicamente ad affrontare e superare le sue lacune scolastiche.

愛とバスケットボール (Ai to basukettobōru)Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora