愛とバスケットボール (Ai to basukettobōru)

"Regola n. 1: le operazioni fra parentesi si risolvono sempre per prime"

"Libro di testo delle medie, matita, gomma, fogli per appunti... evidenziatore e..."

Chibi era in piedi davanti alla porta della sua camera mentre, con lo zaino in spalla, l'agitazione in corpo e l'eccitazione per il pomeriggio che lo attendeva continuando a ripassare a voce alta l'elenco del materiale che aveva preparato per la sua prima giornata come tutor ufficiale del titolare e, nuova super matricola della squadra di basket della sua scuola:

Takeihko Inoue, sedici anni, numero tre e ala piccola dello Shohoko.

"...Calcolatrice... Maledizione!" imprecò il giovane, sfilandosi la borsa dalla spalla ed appoggiandola con poca delicatezza sul letto ancora sfatto. "Dove diavolo si è andato a cacciare quell'aggeggio infernale?" continuò sbuffando mentre, con una mano rovistava all'interno dello zaino per la sesta o settima volta alla ricerca dell'oggetto mancante. Aveva ripetuto quell'azione per più di mezz'ora, incapace di svolgere il passaggio successivo ovvero, recarsi a scuola, vivere la sua normale mattinata scolastica per poi dedicare tutto sé stesso e le sue conoscenze logico-matematiche al suo primo ed unico studente.

"Eccola!" esclamò con un sospiro di sollievo rendendosi conto che era sempre stata dentro la cartella e che, andando avanti così, se non si fosse calmato almeno un poco, non sarebbe mai riuscito a sopravvivere a quella giornata mantenendo la sua sanità mentale.

"Ora basta brutto imbecille! Hai preso tutto, smettila di comportarti come la protagonista di un qualche maledetto drama romantico ed esci da quella dannata porta senza pensare più a cosa ti aspetta questo pomeriggio. Un tuo amico, anzi, un tuo conoscente, ti ha solo chiesto di aiutarlo nello studio, niente di più di questo!" disse con un tono di voce piuttosto acceso, rivolgendo lo sguardo alla sua stessa immagine riflessa nello specchio.

"Piantala con queste cretinate! Andiamo!" si fece coraggio rimettendo alla rinfusa tutto il contenuto dello zaino nello stesso e, cercando di non pensare più a nulla che non fosse il suo obbiettivo di raggiungere la scuola, si incamminò verso di essa con la testa alta e lo sguardo fisso davanti a sé.

"Non pensare a Inoue, non pensare al fatto che oggi passerete del tempo insieme, tu e lui da soli nella stessa stanza... non pensare a quello che potrebbe..."

Ripetendo senza sosta quel mantra nella sua mente, il giovane, non si rese nemmeno conto di essere infine giunto alla sua destinazione. Le alte mura della scuola superiore Shohoku lo attendevano imponenti e severe, manifestando con tutta la loro virilità, la nomea di serietà e rigidità che l'istituto si portava dietro dalla propria fondazione.

"Eccoci arrivati" sussurrò piano l'adolescente, stringendo forte i pugni ed annuendo al vuoto, come segno di auto-incoraggiamento. Dopotutto, da quella nuova interazione, Chibi sapeva di non doversi aspettare altro se non uno scambio di momenti di studio e nulla di più. Era ben consapevole che Inoue non provasse e, non avrebbe mai provato, nemmeno in futuro, dell'interesse per lui. Nonostante l'atteggiamento del numero tre nei suoi confronti fosse mutato, diventando almeno tollerante alla sua presenza, Mori aveva smesso di illudersi e, sperare che qualcosa di bello sarebbe potuto nascere da quella vicinanza. Quei pensieri, nati dalla sua parte più razionale e ben consapevole della realtà dei fatti però, continuavano a scontrarsi con i suoi desideri più nascosti, i sogni e le speranze di un normale adolescente invaghito e forse innamorato di un coetaneo, che si trovava in procinto di realizzare una delle sue fantasie più importanti.

"Forse..." si ritrovò a pensare il giovane Mori varcando i cancelli della scuola inoltrandosi nel giardino, spogliato oramai da tempo dei colori vivaci e frivoli della primavera per lasciare spazio alle tonalità calde dell'autunno già alle porte "Forse... potremmo almeno diventare amici. Sarebbe bello"