愛とバスケットボール (Ai to basukettobōru)

"Non tutti i dorayaki hanno lo stesso sapore"

"Punto per la squadra gialla" esclamò Miyagi sbuffando amaramente.

"Inoue che diavolo ti prende? Difesa! Difesa!" continuò il capitano inveendo contro il numero tre.

Dopo una mezz'ora abbondante di riscaldamento, passaggi e tiri liberi, Ryota aveva organizzato una partita d'allenamento mescolando nelle due squadre, la gialla e la rossa, i titolari e le matricole. Inoue, Rukawa e lo stesso capitano erano finiti dalla stessa parte della barricata mentre, Sakuragi e Abe in quella avversaria, pronti, ad ogni costo, nel non lasciarli avvicinare al canestro per nessun motivo.

L'idea di dividere le forze in quel modo era sembrata al capitano, in un primo momento, una strategia vincente e costruttiva per permettere a tutti i componenti della squadra di  mettere in campo tutto il proprio potenziale. Un'ottima idea, almeno nella teoria, ma che sul campo si stava dimostrando piuttosto complessa da realizzare. Se lasciare che Sakuragi e Rukawa giocassero e si stuzzicassero, più vistosamente il rosso ed alquanto pacato il moro, nella stessa squadra era sempre stata fonte di scontri, richiami e ventagliate estreme sulla testa dell'uno o dell'altro da parte della manager Ayako, permettere loro di sfidarsi in squadre diverse era stato come accendere una miccia aspettando, sul chi va là, il momento effettivo dell'esplosione.
I due ragazzi non si erano certo trattenuti nel metterci tutto l'entusiasmo necessario. Sakuragi migliorava a vista d'occhio. Giorno dopo giorno, fra i fondamentali ed allenamenti privati in compagnia della sua dolce metà, nonché miglior ex matricola della squadra la temuta volpe artica Kaede Rukawa, la sua tecnica si stava trasformando da rozza a buona e, grazie all'impegno, in continua evoluzione. Il problema era come al solito, il comportamento esuberante del rossino, il suo ego spropositato e, le sue continue provocazioni nei confronti del numero undici dello Shohoku.
Miyagi e Ayako, avevano sperato che quella relazione intima nata fra i due giocatori riuscisse in qualche modo a mettere un freno ai continui battibecchi e i teatrini degni di un qualsiasi drama inscenati, ad ogni allenamento dal desiderio di farsi notare del rossino e, alimentati pacatamente dalla volpe artica.

Dopo essersi resi conto che nulla avrebbe mai potuto mettere davvero fine a quei comportamenti, il capitano e la manager si erano dovuti arrendere all'evidenza che, Hanamichi e Kaede non sarebbero mai cambiati e, nemmeno la forza del loro amore e lo stare insieme li avrebbe spinti a ridimensionare le loro interazioni, perlomeno sul campo da gioco.

Proprio in quell'istante, il rossino si stava gongolando davanti all'impassibile volpino sottolineando quanto il numero undici e la sua squadra fossero delle mezze pippe senza speranza.

"Hai visto volpaccia? Siamo sei a zero. Gne, gne, gne. Come la mettiamo adesso? Bl, bl, Bl,..." Esclamò divertito Sakuragi tirando fuori la lingua in direzione del moro e gongolandosi come un gallo cedrone nel pollaio.

"Hanamichi! Piantala deficiente... Smettila di fare il cretino e pensa a giocare" lo aveva ripreso Ryota rassegnato al fatto che le sue parole non sarebbero servite a nulla.

"Ehi tappo che ti prende? Su, su, non essere così giù di morale. Il genio del basket ti farà vedere qualche trucchetto" continuò Hanamichi volgendo l'attenzione nella sua direzione.

"Baka... Smettila di metterti in mostra e vantarti come se questo risultato fosse opera tua. Di quei sei punti tu non ne hai totalizzato nemmeno uno. Mentre i nostri tre... Perché non parli di meno e giochi di più?" A parlare così tanto, con uno sforzo immenso, era stata la terribile, malefica e perversa, almeno agli occhi di Sakuragi, volpe surgelata Kaede Rukawa.

"Cosa? Rukawa... Maledetto... Gr..."

"Piantatela tutti adesso. Hanamichi chiudi la bocca o giuro che ti faccio uscire dalla partita e tornare a fare i fondamentali fino al giorno della partita contro il Ryonan senza pause nemmeno per mangiare o dormire" tuonò Ayako da bordo campo sventolando pericolosamente la sua arma fra con le mani.