"Shin-yuu"

39 4 22
                                    

"Tadaima..."

Chibi spalancò la porta dell'appartamento, annunciando la sua presenza, consapevole del fatto che, come ogni sera da lì a poco più di un mese, non avrebbe ricevuto alcuna risposta di ben tornato.

Emiko, dopo essersi, in parte, ripresa dall'ultima delusione d'amore, si era buttata a capofitto nel lavoro per cercare di scacciare l'ennesima sensazione di fallimento ed era decisa più che mai nel dedicarsi interamente al suo impiego e, a detta sua, alla sua unica fonte di gioia, ovvero il suo piccolo Chibi, il più grande tesoro della sua vita. La donna aveva iniziato a lavorare ancora più assiduamente nel locale dove era dipendente, raddoppiando i propri turni di lavoro, rinunciando volutamente alle due sere libere che le spettavano per contratto e, passando fugacemente da casa solo per lavarsi, cambiarsi e lasciare qualche spicciolo di mancia al figlio, quel tanto che gli potesse permettere di sopravvivere. Dietro a quell'assenza prolungata, Chibi lo sospettava fortemente, avrebbe potuto tranquillamente nascondersi la figura di un passionale amore nascente. Chissà, magari incarnato in un nuovo cliente che, attratto dall'indiscussa bellezza e dai modi spigliati della giovane donna, aveva probabilmente iniziato a farle una corte spietata, richiedendo sempre più assiduamente la sua compagnia.

Era molto probabile nonché, alquanto possibile, che le situazione fosse proprio quella ipotizzata dal quindicenne.

Sbuffando sonoramente, calciando le scarpe fradice, come il resto dei propri indumenti e, gettando con noncuranza cartella e borsone gocciolanti sul pavimento chiazzato da polvere e sporco accumulati nei giorni, Mori si diresse di corsa in bagno, spogliandosi in fretta mentre, tremante, iniziava a riempire la piccola vasca/doccia con acqua bollente nel disperato tentativo di riscaldarsi.

Quello era stato il pomeriggio più assurdo di tutta la sua vita.

Dopo l'incontro con Yoshida, l'aver scambiato qualche parola con il compagno e, l'aver atteso in sua compagnia che spiovesse almeno un poco, il rappresentate di classe, non contento, si era offerto di fare un pezzo di strada con lui, affermando di vivere nel suo stesso quartiere. Chibi, diffidente, non aveva creduto per un solo istante a quell'affermazione. Perfino uno stupido, osservando bene Yoshida, avrebbe tratto la conclusione finale che, il ragazzo provenisse da una famiglia benestante, non certo una di quelle che, per tirare avanti, era stata costretta a prendere casa in un quartiere mediocre come quello in cui abitava Mori né, tantomeno, si era accontentata di un misero appartamento disfunzionale ed anonimo situato presso uno dei tanti casermoni sparsi per tutta la città. No, di certo, Yoshida viveva in una bella casa, forse anche indipendente o semi, in un bel quartierino residenziale, munito di qualsiasi comodità.

"Non prendermi per il culo Yoshida. Non credo proprio che tu possa essere un mio vicino di casa" era stata la risposta secca rifilata da Mori al compagno di classe. "Inoltre che ne sai tu di dove abito io"

"Eh! Ti ricordo che sono il tuo rappresentate di classe, quindi, come ogni membro della scuola con questo titolo, ho accesso alle informazioni basiche di ogni componente della mia classe" sorrise in tutta risposta il giovane, sorvolando sulla provocazione relativa al suo status sociale.

"Non siamo proprio vicini di casa, lo ammetto ma, passando per il tuo quartiere, taglio di cinquecento metri sulla distanza fra casa mia e la scuola, ecco perché ti ho proposto di tornare insieme per un breve tratto. Credimi, sono più che sincero e, non sto cercando di fregarti. Aspetta..."

Per confermare le sue parole, Hiroyuki, infilò la mano nella tasca della giacca estraendone prima il portafoglio e, successivamente, il documento di identità.

"Ecco tieni. Se non mi credi leggi tu stesso" continuò calmo allungando la prova della sua onestà sotto allo sguardo, sempre più perplesso, di Chibi.

愛とバスケットボール (Ai to basukettobōru)Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora