Rimbalzi, gelosie e....

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Da soli!

Da soli!

Da soli!

Di tutto il resto, del discorso fatto da Inoue a Mizuki non era importato nulla.

Quelle due parole, e la relativa sicurezza con cui erano state pronunciate, le rimbombavano nelle orecchie come tanti tuoni durante un temporale primaverile.

La giovane non si era data nemmeno il tempo di comprendere ed ascoltare veramente quella richiesta, aveva vissuto il tutto come un'imposizione forza e, di conseguenza, sentendosi ferita, era scappa via. Una parte di lei, la più egoista e romantica, per un secondo, aveva anche sperato che Mori le corresse incontro trattenendola con delicatezza ed eguale brutalità per impedirle di andarsene e restare. Il suo passo veloce, minuto dopo minuto, si era fatto più lento, proprio per concedere al ragazzo la possibilità di raggiungerla. Purtroppo, le sue aspettative erano scemate in fretta.

Con gli occhi lucidi, gonfi, ed il viso costernato di piccole macchioline rosse abbassato verso l'asfalto, la senpai si era fermata per riprendere fiato trattenendo un singhiozzo, solo dopo aver realizzato che il numero nove non solo non la stesse seguendo ma, forse non era nemmeno interessato più di tanto a ciò che era appena avvenuto. Anzi, pensò Mizuki, magari per Mori vederla correre via in quello stato era stato solo un sollievo.

No! Non era possibile!

Chibi era un ragazzo dai modi gentili ed il carattere ben educato forse, continuò a riflettere la giovane, ricercando in quelle congetture una possibile soluzione alternativa a quell'abbandono, sicuramente Mori si era trattenuto con Inoue per rimproverarlo del modo brusco in cui il numero tre l'aveva trattata.

O forse no?

Udendo dei passi alle sue spalle il cuore incominciò a galopparle nel petto, mentre la fiamma della speranza si riaccendeva in lei. Allora era vero, Mori l'aveva seguita per scusarsi a nome di Inoue e chiederle di ritornare indietro per assistere al loro allenamento.

Asciugandosi delicatamente gli occhi con il palmo della mano, maledicendosi per non avere con sé un fazzoletto, si voltò speranzosa, convinta di vedere il suo cavaliere avanzare verso di lei. Peccato che la sua visuale fu catturata dalla figura di due giovani ragazze, poco più che sue coetanee intente ad avanzare nella sua direzione inconsapevoli di aver alimentato in lei quella falsa speranza.

Il lieve sorriso apparso sul volto le scemò velocemente, costringendola ancora una volta a coprirsi per celare il suo reale stato d'animo davanti a quelle due estranee. Passati diversi minuti, Mizuki si rassegnò finalmente alla consapevolezza che Mori non l'avrebbe mai raggiunta. Forse se la stava prendendo troppo con il ragazzo, o forse, il giovane aveva preferito restare dov'era per un faccia a faccia con Inoue. 

Ma certo, doveva essere così. Sicuramente il khoai si era trattenuto con il coetaneo e, in quel preciso istante, lo stava rimproverando per le sue parole poco carine e l'atteggiamento troppo ostile.

Convita, anche se non del tutto, che quello fosse il reale motivo dell'assenza di scuse da parte del ragazzo, Mizuki di fece coraggio incamminandosi verso casa a passo svelto e con lo sguardo fiero. Il lunedì mattina seguente a scuola avrebbe cercato di parlare con il ragazzo per risolvere quello spiacevole inconveniente.

"Si! Mizuki. Fatti forza"  si incoraggiò da sola abbozzando un  timido sorriso.

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"Si può sapere che ti è preso Inoue?"

Chibi stava ancora metabolizzando il comportamento del coetaneo, non riuscendo proprio a spiegarsi che cosa gli fosse saltato in mente. Certo, da una parte, il ragazzo non poteva negare che, con quella mossa, il numero tre lo avesse tolto da un ulteriore impiccio legato al suo difficile rapporto con il basket però, vedere la senpai Ayama fuggire trattenendo a stento le lacrime lo aveva comunque lasciato turbato. Dopotutto la ragazza era sempre stata molto gentile con lui e, non era un atteggiamento adottato da molti nei suoi confronti.

愛とバスケットボール (Ai to basukettobōru)Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora