Io Cupido? Mai!

29 3 11
                                    

Quella domenica mattina Chibi si era alzato di buon'ora. Dopo essersi accuratamente lavato, aver consumato una colazione abbastanza decente e, aver dato fondo a tutti i suoi miseri risparmi, si era diretto alla stazione, pronto per affrontare un bel viaggetto di circa un paio d'ore con destinazione finale il più grande tempio di tutta la prefettura. Il sole, ancora pallido nel cielo, aveva deciso di affacciarsi su quella giornata speciale, a differenza delle mattinate nuvolose portatrici di vento e pioggerellina fine e fastidiosa, dei giorni precedenti.

Il vagone era semi deserto.

Mori non aveva trovato difficoltà nel riuscire a sedersi, anche piuttosto comodamente, occupando perfino il sedile di fianco al suo con lo zaino. Si era rilassato e, cullato dal passo dondolante del mezzo a motore, era perfino riuscito a sonnecchiare per gran parte del tragitto. Ogni volta che aveva chiuso gli occhi, il volto imbarazzato del suo ex compagno di squadra gli si era materializzato nella mente riportando con sé il ricordo delle piacevoli emozioni vissute il giorno prima. Il giovane aveva trascorso una notte piuttosto agitata costellata di visioni non proprio caste, in cui l'unico ed indiscusso protagonista era stato Inoue, oltre ovviamente a sé stesso che, audace come mai sapeva non avrebbe mai potuto essere nella realtà, aveva letteralmente divorato ogni più piccolo frammento di pelle del numero tre. Tutta quella frenesia mista alla speranza gli era nata dentro dopo quella che, a tutti gli effetti, il giovane aveva battezzato come la giornata migliore di tutta la sua breve e triste vita.

Chibi sapeva bene che farsi delle illusioni e, dare un significato più profondo alle azioni di Inoue del giorno prima, gli avrebbe fatto più male che altro però ma, nonostante i suoi sforzi, gli era risultato del tutto impossibile non perdersi nell'illusione che, dietro a quell'abbraccio e a quelle parole sussurrate, vi fosse altro oltre stima e rispetto.

"Sei proprio bello"

Quelle parole avevano continuato a ronzargli in testa come un mantra delicato. A nulla era servita la spiegazione di Inoue per quell'affermazione, al giovane quindicenne era bastato sentire uscire quel "bello" dalla bocca del numero tre per mandare in tilt il suo cervello. Per quanto riuscisse a ricordare, non gli era mai capitato di sentire Takehiko esprimersi con così tanto patos nemmeno nei confronti dello stesso senpai Sakuragi, nonostante l'ammirazione e la devozione provata dal kōhai per il ragazzo più grande.

Quel complimento era solo suo, aveva continuato a ripetersi Chibi per tutto il tragitto che, una volta sceso dal treno lo aveva portato a percorrere un paio di chilometri a piedi per le strade abbastanza trafficate del centro nord della prefettura. Quell'elogio gli apparteneva, Inoue glielo aveva donato con tutto il suo trasporto e lui, dal canto suo, geloso e possessivo come solo un quindicenne innamorato era in grado di essere, non era disposto a condividerlo con nessun altro. Così, con il cuore colmo di gioia e di speranza, quella domenica mattina, lui, che nella benevolenza dei Kami ci aveva sempre sperato, senza grandi risultati viste le sue vicissitudini pregresse, aveva deciso di pregare. Prima per sé, per ringraziare gli dei benevoli per quella nuova piega che stava prendendo l'amicizia con il numero tre e poi, anche per lo stesso Inoue, affinché potesse passare gli imminenti test senza dover vivere ripercussioni sul suo promettente futuro da basket-man. Per Chibi quello era il modo più efficace per poter contraccambiare in qualche modo quella felicità ricevuta in dono.

Il tempio si ergeva possente e maestoso alla fine di una stradina in salita, nel punto esatto in cui la città lasciava spazio all'inizio dei vari sentieri che portavano dal centro alle basse montagne del confine fra una prefettura e l'altra. Mare e montagne, ecco che cosa aveva sempre amato il ragazzo, la possibilità di poter cambiare, con soli pochi chilometri percorsi, la propria vista lasciandosi alle spalle, in poco meno di due ore, il vento caldo ed il profumo di salsedine per farsi abbracciare da quello fresco e pungente di quel paesaggio montuoso. Chissà si era domandato il giovane giungendo all'entrata principale del luogo di culto se, oltrepassandolo e continuando a salire fino a raggiungere una delle vette che si ergevano davanti a lui, sarebbe stato possibile scorgere il mare in lontananza.

愛とバスケットボール (Ai to basukettobōru)Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora