"Litigare, fare pace e poi..."

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"Bene! Dieri che la situazione è sotto controllo adesso. Sei stato molto fortunato, la quantità minima di cocco che hai ingerito ti ha provocato una reazione allergica piuttosto leggera. Per fortuna ti sei accorto in tempo e sei venuto immediatamente a farti controllare qui in infermeria"

La dottoressa della scuola rassicurò con un sorriso benevolo il suo paziente steso sul lettino della sala medica della scuola.

"Ora ti lascio riposare un po'" continuò dando un'ultima controllata alla gola del ragazzo prima di allontanarsi e dirigersi in direzione della porta "Nelle prossime una/quattro ore potrebbe ripresentarsi una nuova reazione, non devi allarmarti è poco comune, ma possibile. Il tuo corpo deve smaltire per bene l'alimento che hai ingerito, se dovesse accadere non devi preoccuparti. Ti ho lasciato due antistaminici sopra al mobiletto di fianco al letto e, in ogni caso io sarò in turno fino alla chiusura dell'istituto, per allora dovresti esserti rimesso totalmente"

Detto ciò, la donna si congedò lasciando libero Chibi di ripercorrere con la mente gli avvenimenti dell'ultima ora.

"Io sono allergico al cocco"

Quella era stata la prima cosa che aveva realizzato dopo aver ingerito una piccola parte del dorayaki. Non aveva riconosciuto subito il sapore di quell'alimento, nella sua vita lo aveva mangiato solo due volte e, in entrambi i casi la reazione che aveva avuto il suo corpo era stata molto più spaventosa. Quando aveva cinque anni sua madre era stata costretta perfino a fargli una piccola puntura contenente epinefrina per sedare la reazione allergica. Invece, per fortuna, quel pomeriggio non era accaduto nulla di così tragico anche se, Chibi doveva ammetterlo, si era spaventato e non poco. All'inizio la sensazione era stata quella di un leggero pizzicore che, minuto dopo minuto, si era espanso per tutta la bocca intorpidendola, poi aveva iniziato a percepire un senso di gonfiore in gola che lo aveva spinto inevitabilmente a respirare sempre più pesantemente in cerca di aria. Le sue mani, le braccia e, molto probabilmente anche il volto, si erano coperti di puntini, rossi il tutto accompagnato da un prurito insopportabile.

In quella condizione spaventosa, non era stato semplice spiegare ad Inoue che nel suo corpo fosse in atto una reazione allergica leggera, il compagno di studi, dopo avergli lanciato un'occhiata interrogativa, nel vederlo in quelle condizioni, era sbiancato all'istante, traumatizzato da quella visione che, Chibi sapeva non essere certo un bel vedere.

A fatica, il numero nove aveva messo al corrente il numero tre della sua allergia e, lasciandosi sostenere, un po' per necessità e molto per godere di quel contatto, si era fatto accompagnare subito in infermeria.

La dottoressa incaricata del turno quel pomeriggio, dopo una prima occhiata non si era scomposta più di tanto, a parte il gonfiore alle labbra, alle mani e quei puntini rossi che sembravano voler ricordare una malattia infettiva del passato oramai debellata, il ragazzo non sembrava necessitare di un intervento così drastico come una dose di adrenalina, infatti, dopo l'assunzione di un paio di antistaminici, il respiro era tornato regolare e, nonostante il gonfiore ancora presente, una crisi respiratoria di grave intensità era stata scongiurata sul nascere.

In quel momento, a Chibi non restava che starsene sdraiato su quel lettino, alquanto scomodo e pazientare, aspettando il permesso per potersene tornare a casa.

Mentre il quindicenne si malediva per quella situazione nella quale, come al solito, si era andato a cacciare da solo, fuori dalla porta, in attesa di poter entrare per verificare di persona le condizioni di salute del suo compagno di studi, Inoue inveiva in silenzio maledicendo a sua volta il numero nove per la sua stupidità senza eguali.

Takehiko, poco meno di un'ora prima, era quasi morto di paura.

Quando si era voltato verso il suo compagno, sbuffando ed imprecando silenziosamente per il suo pessimo carattere, si era trovato di fronte ad un Mori dal colorito rossastro e chiazzato, con le labbra gonfie come due palloni da basket, lo sguardo spaventato ed il respiro sibilante. Il primo pensiero del numero tre era stato quello che, il giovane, si stesse accidentalmente soffocando con un pezzo di dolce andatogli di traverso. Così, di primo istinto, si era avvicinato ancora di più a Mori iniziando a picchiettare con vigore sulla sua schiena nella speranza che deglutisse o sputasse il boccone incriminato. Purtroppo, ad ogni colpo ricevuto, la situazione del numero nove sembrava peggiorare invece che migliorare, scatenando nel giocatore di basket prima un senso di impotenza e poi, uno più accentuato, di panico.

愛とバスケットボール (Ai to basukettobōru)Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora