Erano trascorsi cinque anni da quando aveva lasciato Parigi per sempre.
Aveva tutto quello che un ragazzo della sua età potesse desiderare.
Una bella casa che condivideva con il padre, fama, soldi e... Donne. Molte donne.
Ragazze di ogni tipo a cui bastava un suo schiocco di dita per cadere letteralmente ai suoi piedi.
Anche se prediligeva le modelle, sue colleghe.
La sua fama di latin lover e non solo quello, lo precedeva e di certo nei corridoi della Casa di Moda non mancavano sguardi maliziosi ai quali non serviva aggiungere parole per capire che cosa volesse l'uno o l'altro.
Il più delle volte, Adrien, si ritrovava in uno sgabuzzino o in un magazzino a consumare sveltine con la prima che gli capitava a tiro.
Prediligeva, in ogni caso, ragazze more con gli occhi azzurri, meglio ancora se dal taglio asiatico.
Quelle lo facevano impazzire letteralmente!
Non a caso, a quelle modelle che gli ricordavano molto la sua ex compagna di classe, faceva legare i capelli in due codini laterali.
Da quando aveva lasciato Parigi, Adrien aveva pensato subito di tagliare i ponti con tutto e tutti, il distacco sarebbe stato meno traumatico, secondo lui.
Ma più passavano i giorni, le settimane e i mesi, Adrien sentiva l'assoluta urgenza di sopperire a quella dolorosa mancanza in qualche maniera.
Si interrogò ogni giorno se anche lui mancasse ai suoi amici almeno un quarto di quello che loro gli mancavano, e la risposta era sempre la stessa: sì, con molta probabilità, soprattutto a lei.
Ma lei era forte e sicuramente era riuscita ad andare avanti senza troppi problemi, era sempre stata lei quella più caparbia dei due.
Ora magari sarà sicuramente felicemente fidanzata e si sarà dimenticata definitivamente di lui.
Senza pensarci, Adrien prese per un braccio una delle modelle presenti e la trascinò in uno sgabuzzino in fondo al corridoio.
Chiuse la porta dietro di sé con un paio di mandate e la ragazza non ci mise molto a capire le sue intenzioni, si passò la lingua lussuriosa tra le labbra e gli buttò le braccia al collo.
"Sei in anticipo, oggi." Gli stampò un bacio a fior di labbra.
Adrien non disse nulla, e con il pensiero di Marinette accoccolata tra le braccia di un altro, si staccò dalla modella e la costrinse ad abbassarsi.
"Ho capito..." Mormorò sbottonandogli i pantaloni e i boxer per poi infilarsi in bocca quel membro turgido e pulsante.
*
E via così ogni santo giorno.
Adrien si intratteneva con una ragazza diversa, a volte anche due quando era più brillo.
Perché sì, un secondo vizietto che il rampollo di casa Agreste aveva, era alzare un po' il gomito.
Non a caso una mattina, suo padre dal ritorno da un viaggio di lavoro, entrò in camera sua per svegliarlo, dovevano parlare a proposito della prossima sfilata e gli abiti che avrebbe dovuto indossare erano appena arrivati.
Erano le dodici e un quarto di un mercoledì qualsiasi, quindi mattina inoltrata ed era ora che quel lavativo si svegliasse e iniziasse a muovere il culo.
Aprì la porta e subito lo stilista fu investito da un odore forte di vino, forse proveniente dalla bottiglia riversata a terra e che aveva inavvertitamente calciata sotto il letto.
Aprì le tende con forza facendo entrare il sole e quando Gabriel si voltò per chiamare suo figlio, assistì a uno spettacolo assurdo.
Suo figlio che giaceva insieme a due ragazze, tutti e tre completamente nudi.
Gabriel non sapeva se era per il nervoso o per la vergogna, ma se ne andò subito di lì con un occhio che gli ballava.
Dopo un'ora, Adrien fece il suo ingresso nel salotto di casa indossando solo un paio di mutande e una vestaglia nera di seta.
"Era necessario che entrassi?" Si lasciò cadere a peso morto sul divano di pelle bianca.
Gabriel ripiegò velocemente il quotidiano che stava leggendo.
"Devi smetterla di comportarti così, Adrien! Non ti riconosco più."
"Mi sto solo divertendo, non faccio nulla di male" Rispose con superficialità alzando le spalle.
"NU-NULLA DI MALE????" Gabriel iniziò ad alterarsi, doveva parlare assolutamente con suo figlio e riportarlo sulla retta via, ormai questa storia andava avanti da troppo tempo e la scusa che era solo colpa sua, ormai vecchia.
Adrien aveva un problema di dipendenza, due a dire la verità, e andava aiutato.
"Intendi una delle tante volte che ti ho trovato in bagno ubriaco fradicio con la testa dentro il water??? Credi che non sappia che ti porti a letto ogni giorno una ragazza diversa??"
Adrien non si sentì affatto colpevole e continuava a mantenere il suo fare impostato.
"E allora? Io non ci vedo tutto questo scandalo, io mi diverto e loro si divertono, lavorano meglio, no?" Rispose con strafottenza e ovvietà.
Gabriel si schiaffeggiò la faccia con una mano "Devi smetterla, Adrien! O rischi di farti male."
"MALE???? Il male me lo hai fatto tu quando hai ceduto al fascino del Miraculous della farfalla. Hai iniziato a comportarti in maniera sconsiderata e folle, senza preoccuparti delle conseguenze!"
"Quello che sono stato in passato non deve influenzarti." disse in tono più fermo e acceso.
"Purtroppo lo ha fatto, papà! E se mi comporto così è solo perché TU mi hai costretto a lasciare Parigi, i miei amici e..."
"e..." Fece lui eco.
"Niente" Adrien distese le dita che aveva chiuso a pugno, il viso di Marinette che gli comparve nella sua mente era la cosa che lo tranquillizzava ogni volta.
Quello sguardo disteso, il suo sorriso che le illuminava il viso, erano toccasana per la sua rabbia.
"Mi dispiace, Adrien, non so più come dirtelo ormai."
Il modello si alzò e prese la bottiglia di Gin da dentro una credenza e si diresse verso la sua camera.
Gabriel lo vide allontanarsi con la testa abbassata e lo sguardo avvilito sentendosi una nullità, non aveva nemmeno accanto a sé Nathalie, almeno lei gli sarebbe stato di conforto e avrebbe di certo trovato la soluzione a quel problema.
Si tolse gli occhiali da vista e si massaggiò il ponte del naso, voleva piangere e buttare fuori tutto il rancore e il risentimento che covava dentro di sé.
In vent'anni non era mai stato un buon padre e all'altezza del suo splendido figlio e se quest'ultimo ora soffriva di una qualche dipendenza era solo per causa sua.
Se avesse pensato a fare il genitore invece di avvelenarsi l'anima con quei maledetti Miraculous ora non si starebbe piangendo addosso, ma vivrebbe felice a Parigi con suo figlio, e perché no, magari la sua casa sarebbe stata anche invasa dalle risate cristalline di Marinette invece che di tristezza e di colpe.
*
Adrien sbatté la porta di camera sua forte, non era pronto a rinvangare il passato quella mattina e di sicuro non dopo una notte di sesso sfrenato e alcol.
Poggiò poi la bottiglia sopra il comodino e si mise seduto a bordo del letto sul soffice materasso.
Adrien si torturò le mani che tremavano, grattandosi più volte la nuca e le guance.
Prese infine quella bottiglia e trangugiò un lungo sorso che gli grattò la gola.
Si pulì la bocca con il dorso della mano e iniziò a piangere.
Il volto di Marinette apparso pochi attimi prima gli fece riaffiorare ricordi che cercava con tutto sé stesso di reprimere, sentì una lama fredda, gelida entrare nel suo ventre fino ad attraversarlo del tutto e il sangue colare fuori dal suo corpo.
Faceva male, male da morire.
Ma voleva uscirne, perché lui non era questo, lui era una persona forte e coraggiosa, un super eroe! Era Chat Noir anche se aveva rinunciato al suo Miraculous, e se ora lo avesse visto Plagg sicuramente gli avrebbe fatto un cazziatone con i fiocchi.
Adrien corse in bagno e vomitò l'alcol buttato giù a sforzò con l'intento di annegare i suoi dispiaceri, non era quella la soluzione adatta, perché in ogni caso sarebbero riaffiorati in superficie puntualmente, e puntualmente lui cercava di scacciare via.
Ritornò in camera e prese la bottiglia stringendone il collo con estrema rabbia, la faccia si contrasse in una smorfia fino a fargli digrignare i denti.
La gettò prepotente addosso la porta bianca mandando il vetro in frantumi e liberando il liquido sul muro adiacente.
Adrien si lasciò cadere sulle ginocchia e nascose la faccia all'interno delle mani liberando un pianto e un lamento disperato che si propagò nei corridoi della magione.
Non odiava nessuno, solo lui era l'artefice del suo male e dei suoi demoni interiori, Adrien aveva anche realizzato che aveva bisogno d'aiuto e che non ce l'avrebbe mai fatta da solo.
Per lui era giunto il momento di lasciarsi il passato alle spalle e pensare finalmente seriamente al suo futuro, non poteva di certo farsi condizionare da ciò che era stato suo padre, gli aveva già rovinato la vita fin troppo in quegli anni.
Ma suo padre era l'unica persona a cui poter chiedere aiuto, il più lucido dei due.
Scacciò via le lacrime e deciso più che mai si alzò prendendo la strada verso il salone dove avrebbe trovato Gabriel.
Pestò alcuni vetri, ma non si curò che alcuni pezzi si conficcarono sotto la pianta del piede, il suo cuore era talmente dolorante che quelle lame gli sembrarono piume.
"Sei venuto a prendere un'altra bottiglia?" Chiese ironico senza volgergli alcuno sguardo, vederlo ubriaco e che ciondolava gli faceva sempre un gran male al cuore e lo stilista si vergognava anche ad aver pensato di togliersi la vita affinché suo figlio potesse ritrovare un po' di pace.Forse se lui non ci fosse stato più, Adrien avrebbe trovato la serenità e sarebbe andato avanti con la sua vita in modo più normale.
Gabriel era convinto che quella fosse una sua forma di protesta da parte di Adrien per tutto il male che aveva subito indirettamente e che la vergogna per ciò che era stato lo facesse a sua volta vergognare a tal punto da ubriacarsi quasi ogni sera per dimenticarlo, e invece questo non faceva altro che alimentare sempre di più l'odio che aveva nei confronti di suo padre.
Vide avvicinarsi Adrien con sguardo truce e si aspettò di ricevere un pugno o uno schiaffo.
Non sapeva perché gli era balenata in testa quell'idea, forse perché lo vedeva arrabbiato e se si fosse scolato quella bottiglia di Gin, anche alticcio e si sa, l'alcol annebbia la vista.
E invece si meravigliò del gesto d'affetto che aveva appena ricevuto.
Un abbraccio corredato da lacrime disperate assieme aduna richiesta d'aiuto.
Gabriel rimase di stucco, ma ricambiò senza esitare, nemmeno si ricordava più l'ultima volta che aveva dedicato una manifestazione d'affetto a suo figlio.
"Aiutami." Mormorò Adrien tra i singhiozzi.
"Figlio mio..." Riuscì a dire prima di mettersi a piangere anche lui, non lo avrebbe abbandonato per niente al mondo e saperlo così determinato a ricominciare a riprendersi la sua vita lo rincuorò molto, facendogli persino dimenticare i pensieri oscuri avuti nei giorni precedenti.
Se Gabriel se ne fosse andato lo avrebbe lasciato da solo e chissà in quale baratro di sconforto lo avrebbe gettato, sicuramente un baratro da cui non sarebbe mai più risalito e che presto li avrebbe fatti rincontrare nell'al di là.
"Non voglio più sentirmi così." Confessò Adrien, perché per quanto appagante fosse il sesso dopo aver bevuto, nulla potrà mai cancellare il passato, nessun bicchiere di troppo potrà mai cancellare quello che Gabriel era stato, nulla potrà cancellare l'amore per Marinette perdurato in quegli anni.
Ora bisognava solo andare avanti e affrontare i demoni interiori prima che riescano a divorargli l'anima lasciandolo solo con un guscio vuoto.
Avrebbe amato per sempre Marinette, ma ora doveva andare avanti; il passato era passato e sicuramente anche lei si era in qualche modo dimenticata di lui.
Marinette era sempre stata una ragazza forte ed era sicuro che la sua assenza era passata quasi inosservata.
Ma si sbagliava, se solo Adrien avesse saputo che cosa aveva passato la sua migliore amica, ora non se ne starebbe lì tra le braccia di suo padre a piangere come un bambino, ma avrebbe preso il primo volo per Parigi a sincerarsi delle sue condizioni.Un passo alla volta, non era ancora giunto il momento di tornare indietro.
*
continua
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Non e' mai troppo tardi
Fanfiction[MIRACULOUS LADYBUG] Adrien scopre per puro caso chi si cela dietro la maschera di Papillombre e il suo mondo crolla immediatamente come un castello di sabbia, proprio come quello di Marinette quando viene a sapere che Adrien dovrà lasciare per semp...