Capitolo 6

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Marinette si era svegliata di buon umore quella mattina, ed erano anni che non le capitava, di solito il suo sonno era tormentato da incubi notturni di cui non ricordava nemmeno lo svolgimento, ma che ogni volta le lasciavano una enorme voragine all'interno del cuore e un senso di inquietudine che si ripercuoteva per il resto della giornata.

Invece quella notte, Morfeo, per la prima volta l'aveva deliziata con un sogno bellissimo che le lasciò una delle sensazioni più belle al mondo.

Si stiracchiò e svegliò Tikki e Plagg con un bacio sulle testoline prima di dirigersi in bagno canticchiando un motivetto allegro a mezze labbra, prima di venire avvolta dal vapore caldo dell'acqua e dalla schiuma vaporosa e profumata della doccia.

"Sta bene?" Chiese Plagg guardandola stranito.

"Sarebbe la prima volta dopo tanto tempo." Convenne Tikki sollevata.

"Speriamo che la fase nera sia passata."

"Marinette si merita un po' di felicità."

*

Quella giornata lavorativa fu particolarmente dura perché Marinette doveva revisionare un sacco di bozze di abiti per la nuova collezione autunno/inverno, e le modifiche apportate erano notevoli, un lavoro enorme per lei che era solo una stagista, ma essendo stato portato a termine a regola d'arte, il responsabile e coordinatore della sfilata aveva deciso di darle una promozione.
Marinette era al settimo cielo e pensò che nulla poteva andare storto in quella giornata ormai giunta al termine.

Ma parlare troppo presto ad alta voce può dare risultati inaspettati e riservare colpi di scena inimmaginabili, perché Marinette si sarebbe aspettata di trovarsi avanti chiunque, ma non lui. Non lui.

Marinette si stava dirigendo verso la strada di casa e avrebbe fatto lo stesso percorso se non avesse deciso all'ultimo di fare una deviazione e andare in negozio dai suoi per portargli la buona novella e ricevere complimenti più che sinceri, oltre che qualche lacrima di Tom.

E forse Marinette avrebbe fatto meglio ad accettare l'invito di rimanere a cena piuttosto che andarsene con la scusa di avere molto lavoro arretrato a casa da ultimare, il che era anche vero, ma si trattava più che altro di biancheria da stirare.

Lui la guardò con circospezione squadrandola dalla testa ai piedi per assicurarsi fosse davvero lei, come un aguzzino scansiona la sua preda prima di sferrarle il colpo decisivo.

Marinette era impietrita e l'unica cosa che voleva davvero era che quello fosse tutto frutto della sua immaginazione.

Non poteva crederci.

Non poteva essere.

Marinette scosse la testa e distolse lo sguardo da quel ragazzo oltrepassandolo affrettando il passo.

"Marinette" Il suono soave della sua voce, per niente cambiata in quegli anni, l'aveva riportata alla realtà e deglutire il nulla sperando che gli bastasse solo un saluto per lasciarla andare a casa, farsi una doccia gelata per scrollarsi via di dosso quella sensazione di gioia immensa che gli stava provocando.

E invece no. Non gli bastò, perché quella persona aveva dovuto abbracciarla con un calore tale da infonderle un senso di beatitudine.

"Adrien... sei proprio tu? Che ci fai qui?" Fu tutto quello che riuscì a chiedere ancora incredula e con la voce tremolante, rimanendo impassibile di fronte a quella manifestazione d'affetto appena dimostrata.

"Sei bellissima." Le rispose ignorando apertamente la domanda di pocanzi.

"Oh... ehm... gra-grazie." Balbettò domandandosi mentalmente che cosa ci facesse a Parigi e se lei era la prima persona che incontrava o se avesse già visto ad esempio Nino.

Non e' mai troppo tardiDove le storie prendono vita. Scoprilo ora