Adrien non vedeva l'ora di stare un po' di tempo con suo figlio, ma purtroppo doveva pazientare ancora qualche ora.
Era d'accordo con Marinette che sarebbe andata Sabine a prenderlo alle sedici a scuola, in quanto lui aveva promesso a suo padre che lo avrebbe prelevato all'aeroporto e poi di ritorno sarebbe andato in pasticceria da Louis.
Poi, alle diciannove in punto lo avrebbe accompagnato a casa da Marinette, anzi, Adrien si era offerto di darle un passaggio finito l'orario di lavoro, ma lei aveva gentilmente rifiutato.
Il jet privato di Gabriel arrivò in perfetto orario e quando scese dall'aereo lo stilista notò subito una certa agitazione nel volto del figlio.
"Stai bene?" Gli chiese mettendo le valigie nel bagagliaio.
"S-sí... Perché?"
"Ti vedo strano." Gli scoccò un'occhiata di sottecchi.
"Sarà solo un'impressione. Andiamo?"
Gabriel arricciò le labbra e salì in macchina, quando chiuse la portiera, Adrien sfrecciò a tutta velocità, beccandosi un rimprovero da parte del padre perché venne sballottato da una parte all'altra senza dargli il tempo di infilare la cintura di sicurezza.
"Scusa, papà. Ma sono in ritardo." Disse anche se non era vero, era solo impaziente di vedere Louis e chiedergli com'era stata la giornata scolastica.
Al momento preferì non dire nulla a suo padre a proposito del bambino, fargli venire un infarto in macchina non era molto saggio, già glielo stava provocando con la sua guida, se gli confessava che era pure nonno gli avrebbe dato il colpo di grazia.
"In ritardo per cosa?" Fece lui curioso.
"Ho un appuntamento."
"Con una ragazza? Sei arrivato da una settimana e hai già rubato un cuore. Chi è? La conosco?"
Adrien impallidì "N-non c'è nessuna ragazza. Ho solo un impegno." Deglutì volgendo uno sguardo fugace allo specchietto retrovisore per accertarsi che non ci fossero macchine che stavano arrivando, poi ingranò la marcia e premette l'acceleratore.
Era chiaro che Gabriel non gli credette, ma lo assecondò.
*
Adrien buttò fuori l'aria del naso sentendosi pervadere da un senso di leggerezza ma allo stesso tempo era agitato. Le mani tremavano e sudavano, e il corpo era tutto un fremito.
Una volta varcata quella porta avrebbe incontrato i genitori di Marinette, ma era lì che si trovava il suo bambino.
Spinse la porta e con coraggio entrò nel negozio. Subito lo investì il profumo di biscotti fragranti e di pane appena sfornato, e dolci ricordi affiorarono nella mente facendolo viaggiare indietro nel tempo, quando Marinette entrava in classe e quell'essenza gli entrava dentro le narici fino ad arrivare dritto al suo cuore.
"Buon pomeriggio, Sabine." Salutò timidamente rimanendo a debita distanza non sapendo come avrebbe reagito la piccola donna cinese alla sua presenza.
"Oh! Buon pomeriggio, Adrien. Ben tornato."
Sabine era sempre così cordiale e sorridente da metterlo subito a suo agio.
"Vieni avanti, coraggio." Lo invitò agitando una mano verso di lei.
Adrien avanzò timidamente nel negozio, cambiato molto dall'ultima volta che l'aveva visto.
"Marinette mi ha detto che Louis è qui."
"È in laboratorio con Tom, stanno ultimando una torta." Lo informò sorridendo.
"Ah!"
"Posso offrirti qualcosa?" Chiese con cordialità.
"No, grazie." Rispose timidamente distogliendo lo sguardo da quello della donna.
Non era facile per Adrien trovarsi lì, e chissà che cosa stava pensando di lui ora che la verità era venuta a galla, nonostante Adrien sapeva benissimo che gli unici a conoscere la reale paternità di Louis erano proprio i genitori di Marinette, gli faceva in certo che trovarsi lì al cospetto della madre, e chissà che cosa avrebbe provato non appena Tom sarebbe uscito dal laboratorio.
"Di là ci metteranno un po', sediamoci..."
Sabine indicò un tavolino e Adrien accettò l'invito.
*
Il piede continuava a tamburellare nervosamente e a torturarsi le mani sudaticce che passò tra i capelli per cercare di asciugarle.
"Adrien, puoi stare tranquillo."
"Mi scusi..." L' ultima cosa che voleva era quella di non fare una bella impressione, era passato un po' di tempo da quando i due si erano rivolti la parola.
"Sei cresciuto molto, Adrien." Constatò lei cercando di metterlo a suo agio.
"Già..."
"Non posso immaginare che cosa tu abbia provato quando ti hanno costretto ad andare via da Parigi."
"Non me lo ricordi..." Sospirò mordendosi il labbro inferiore.
"Noto una nota di malinconia nei tuoi occhi."
Adrien si stava chiedendo come quella donna facesse a conoscerlo così bene.
"Non vado fiero di quello che ho passato."
"Oh!" Fece lei sorpresa "... Tu e Marinette avete sofferto molto."
"La lontananza può fare parecchio male."
"Parecchio, sì, quando Marinette è stata ricoverata..."
Adrien sussultò agitato "Ricoverata? Ma cosa significa?"
Sabine si morse l'interno della guancia rendendosi conto, forse, di aver detto una parola di troppo stando alla sua espressione meravigliata e allo stesso tempo sconcertata del biondo.
"N-non te lo ha detto, vero?"
"Detto cosa?"
Sabine socchiuse gli occhi, Marinette non le avrebbe mai perdonato la sua lingua un po' troppo lunga.
"Quando sei partito, Marinette ha sofferto molto, un supplizio che l'ha portata nel baratro dell'anoressia..."
La mente di Adrien lo proiettò senza sapere a quella notte d'amore e a quando aveva notato il busto un po' troppo magro della sua partner.
Adrien aveva pensato che forse lavorava troppo e che non riusciva ad alimentarsi come doveva, non poteva immaginare quali oscuri segreti nascondesse.
"... Grazie al supporto nostro e di Alya assieme a Luka, siamo riusciti a convincerla a curarsi e a farsi ricoverare in clinica." Sabine, mentre raccontava ad Adrien i dettagli della battaglia di Marinette aveva il nodo alla gola.
Non doveva essere stato facile nemmeno per loro e Adrien non immaginava minimamente della scia di devastazione che aveva lasciato indietro a causa della sua assenza.
Adrien non sapeva che dire, non era a conoscenza di questo particolare e subito capì perché Marinette cercava tutti i costi di stargli lontano.
"... Ha passato parecchio tempo lontano dai suoi affetti più cari, ma lo stesso con forza e determinazione è riuscita a farcela. Si è diplomata e poi iscritta all'Università, realizzando così il suo sogno di diventare una stilista."
"Marinette è molto caparbia." Aggiunse Adrien con orgoglio e con un sorriso dipinto sulle labbra, era stata quella determinazione che l'aveva fatto innamorare perdutamente di lei.
Sabine ormai aveva messo il turbo ed era determinata più che mai a raccontargli tutto, più per sfogo personale, in quanto fino a ora il suo unico confidente era Tom e magari parlarne con qualcun altro le avrebbe tolto finalmente quel rospo dalla gola.
"Sembrava che tutto procedesse per il meglio, Marinette aveva trovato anche un buon lavoro. Poi però è rimasta incinta ed è arrivato il nostro bellissimo nipotino."
Adrien si sentì preso in causa e l'unica cosa che riuscì a dire fu un sommesso "Mi spiace."
"Non è colpa tua, Adrien. Io e mio marito le abbiamo intimato un sacco di volte di chiamarti e di avvertirti della situazione, ma ogni volta o cambiava argomento o faceva finta di niente."
"Me lo ha detto questo. E l'altra sera ne abbiamo abbondantemente parlato, ormai è andata così, ma come ho già detto e ribadito a Marinette, voglio esserci per lui."
Sabine gli scoccò un'occhiata languida e sincera, era un bravo ragazzo e sapeva che non si sarebbe tirato indietro una volta scoperta la verità.
"Lo so, Adrien. E Louis non fa altro che parlare di te."
Il biondo sogghignò divertito, ma anche pieno d'orgoglio, ma non voleva parlare di Louis, ma di Marinette.
Aveva già intuito che la ragazza nascondesse qualcosa, ma non immaginava che la verità fosse così dura e dolorosa.
In qualche modo gli dispiaceva esserne venuto a conoscenza così tardi e avrebbe preferito fosse Marinette a rivelarglielo. Era anche vero che per lei non doveva essere stato facile percorrere la strada della guarigione e forse non era ancora pronta a confidarglielo, soprattutto dopo averla minacciata di portarle via il bambino, sicuramente aveva pensato che quel passato oscuro e irto di ostacoli, in qualche modo avrebbe influito e che Adrien lo avrebbe potuto usare contro di lei, così da perdere la custodia di suo figlio.
Chi lascerebbe un minorenne nelle mani di una madre instabile?
Nessun giudice sano di mente deciderebbe per il contrario, soprattutto se la controparte era economicamente stabile e si trattava di Adrien Agreste.
Ma anche lui aveva i suoi scheletri nell'armadio e al momento non era caso di farne accenno con Sabine, Marinette lo sapeva già questo.
"Louis è un bambino fantastico! Ho passato solo poco tempo con lui, ma lo amo già."
"È tuo figlio Adrien, e questo si chiama amore incondizionato."
"Già..." Ad Adrien quasi scese una lacrima, nel laboratorio poteva sentire il vocione di Tom venire surclassato da quella angelica e squillante del bambino.
Un po' doveva ammettere di essere geloso di tutta quella complicità tra nonno e nipote, ma Adrien era anche consapevole che presto sarebbe arrivato il suo momento di ridere e scherzare con il suo bambino.
"Spero non penserete male di me, che sono tornato solo per dare fastidio a Marinette."
Sabine spalancò gli occhi al massimo.
"Oh, no. Non lo abbiamo pensato, ci mancherebbe."
"E non voglio portare via Louis, chiedo solo di vederlo e trascorrere del tempo con lui."
"Si vede che ci tieni a lui e anche a mia figlia. Sei un bravo ragazzo, Adrien. Ed è per questo che Marinette ti vuole molto bene."
"E io ne voglio a lei... L'ultima cosa che desidero è che lei soffra come quando me ne sono andato la prima volta."
Sabine incurvò le labbra "Se posso essere sincera, è stato Louis a darle la forza di andare avanti, se non avesse avuto il bambino credo che ora staremo a piangere sulla sua lapide."
Adrien ebbe un tuffo al cuore, come poteva pretendere che Marinette lo accogliesse a braccia aperte dopo tutta la sofferenza causata?
Ora si capivano molte più cose e Adrien capì che se voleva riconquistarla doveva andarci con i piedi di piombo.
"Non voglio assolutamente fartene una colpa, voglio essere chiara su questo."
"Lo so, Sabine, non deve nemmeno pensarlo. Anzi, la ringrazio per essere stata sincera con me."
La piccola donna cinese si sentì più leggera ora che era riuscita a buttare fuori anni di sofferenza e di rospo ingoiati a forza. E meno male che Tom era al suo fianco, altrimenti non avrebbe retto vedere sia figlia ridotta in quelle condizioni per amore.
Marinette, inoltre, poteva contare su una schiera di amici che si sarebbero cavati gli occhi piuttosto di vederla disperarsi per Adrien o dimagrire vistosamente giorno dopo giorno solo perché riusciva a buttare giù solo lacrime amare.
"I-io credo che Marinette ti ami ancora, Adrien. Non me lo ha detto esplicitamente, ma da quando sei tornato sembra essere più serena."
"Dice?" Sul volto del giovane si materializzò uno splendido sorriso, se sua madre lo aveva notato allora per lui c'era un qualche barlume di speranza. Sarebbe bello se fosse davvero così.
Sabine notò nei suoi occhi un guizzo e capì che anche lui non aveva dimenticato Marinette, ma non gli chiese nulla per non metterlo in imbarazzo e poi non erano affari che la riguardavano.
Marinette e Adrien erano abbastanza grandi per cavarsela da soli.
"... Con me è sempre agitata e cerca di evitarmi come la peste." Sbuffò seccato.
Sabine sogghignò e fece per aggiungere qualcosa, ma la porta del laboratorio si aprì e Tom con il nipote uscirono da lì con una torta invitante tra le mani.
*
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Non e' mai troppo tardi
Fanfic[MIRACULOUS LADYBUG] Adrien scopre per puro caso chi si cela dietro la maschera di Papillombre e il suo mondo crolla immediatamente come un castello di sabbia, proprio come quello di Marinette quando viene a sapere che Adrien dovrà lasciare per semp...