Capitolo 13

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Nonostante il medico che seguiva meticolosamente la gravidanza di Marinette le avesse detto più volte durante le ultime visite che avrebbe partorito prima della data presunta, i monitoraggi dei giorni precedenti non evidenziavano nessuna particolare attività, tranne che il bambino era in perfetta salute. L'importante era quello.

Ormai le quarantuno settimane di gestazione erano trascorse e tutto sommato la gravidanza era andata bene, se non fosse stato per il pancione esploso dopo il settimo mese che la faceva sembrare una mongolfiera, bellissima, ma sempre una mongolfiera. 

Marinette si sentiva bene e non aveva sofferto mai di nausee mattutine, finendo per essere invidiata dalle altre ragazze del corso preparto che frequentava, alcune ancora all'ottavo mese erano costrette a correre in bagno.

Le porte automatiche si aprirono quando il sensore avvertì la presenza della ragazza e i lunghi capelli corvini volarono all'indietro a causa dell'incontro dell'aria che c'era all'interno dell'ospedale e quella fuori.

Non era una brutta giornata nonostante fosse autunno, il sole splendeva e le foglie secche iniziavano a cadere dagli alberi ricoprendo per buona parte il parcheggio.

Marinette si accarezzò il pancione "Ci siamo piccolo mio, ancora un po' e poi ci conosceremo."

Scrollò le spalle ed entrò prima che le porte si chiudessero, una guardia che controllava gli ingressi in ospedale indicò alla ragazza dove potersi registrare.

"Ecco, indossi questo." La signora dietro il bancone dopo aver esaminato la richiesta di ricovero di Marinette le passò un bracciale di carta che legò al polso "... segua il corridoio e infondo troverà l'ascensore, poi potrà salire al reparto di ginecologia. Se preferisce chiamo un inserviente e la faccio accompagnare." Le disse notando che era lì da sola con un borsone che sembrava essere bello pesante.

"Faccio da sola, non si preoccupi. Ma grazie per la sua gentilezza." Marinette abbozzò un sorriso, prese la documentazione vidimata dall'accettazione e si diresse verso l'ascensore.

Marinette non aveva mai manifestato la paura di partorire, ma ora che si trovava rinchiusa in quelle quattro mura d'acciaio l'ansia iniziò a salirle e il dubbio che qualcosa potesse andare storto si insinuò dentro il suo cuore.

Aveva fatto di tutto perché la gravidanza si concludesse nei migliori dei modi, seguendo alla lettere i consigli del medico e della sua insegnante di yoga a proposito di tecniche di rilassamento e respirazioni, fondamentali durante il parto.

Le porte dell'ascensore si aprirono seguite al classico suono e lei uscì di lì guardandosi a destra e a sinistra in maniera spaesata: non sapeva dove andare, c'era solo un cartello alla sua destra che diceva "SALA PARTO" e pensò di seguirlo, infondo, era lì che doveva andare, no?

"Mi scusi, signora?" La sua attenzione venne attirata dalla voce di un'infermiera che si ritrovò per puro caso a passare di lì.

Marinette si voltò nella sua direzione.

"Se cerca il reparto di ginecologia è dalla parte opposta." Le indicò il cartello che le era sfuggito prima.

"Che stupida, non lo avevo visto." La corvina fece subito dietro front dirigendosi nella direzione giusta.

"Immagino sia il suo primo figlio."

"S-sì."

"Venga, l'accompagno io nella sua stanza. Mi dia pure il foglio che le hanno consegnato giù all'accettazione." 

Marinette obbedì.

*

La camera di Marinette aveva un letto solo, un armadio a muro, un bagno tutto per sé e una bellissima vista su Parigi. Peccato, sarebbe stato bello condividerla con qualcuno che aveva le tue stesse insicurezze, si ritrovò a pensare, e chissà se sarebbe stata realmente in grado di prendersi cura di Louis tutta da sola.

Non e' mai troppo tardiDove le storie prendono vita. Scoprilo ora