Capitolo 23

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Adrien era ancora impietrito e osservava ogni movimento di Marinette che dalla cucina si dirigeva velocemente in bagno, per poi tornare tutta trafelata con una siringa di plastica in mano ricolma di liquido chiaro e ficcandola all'interno della bocca del bambino che la buttò giù d'un sorso, facendo infine una faccia più che schifata.
Se Adrien non fosse stato provato e preoccupato per la situazione, si sarebbe messo a sghignazzare, ricordando con tenerezza ogni volta che lui stava male ed era costretto a ingerire la medicina nefanda che sua madre si ostinava a somministragli ogni volta , per poi vomitarla puntualmente a causa di quel saporaccio infame.

Il bambino continuava a piangere, dimenarsi e chiamare la mamma, ovvero Marinette, mentre Manon teneva fresca la fronte con una pezza bagnata di acqua fredda.

"Scusami se ti ho rovinato la serata." Continuava a ripetere Manon affranta rendendosi conto che forse aveva interrotto qualcosa di importante se ora c'era Adrien con lei, sapeva che erano stati Alya e Nino a venirla a prendere poche ore prima e la presenza dell'ex modello in casa di Marinette, era stata una sorpresa.

Si sentiva distrutta e in colpa, e dio solo sapeva quanto a Marinette servisse quella serata per staccare un attimo la spina e la compagnia di un uomo, poi se l' uomo in questione era Adrien, beh... Allora la musica cambiava notevolmente. 

Ma dalla tensione che poteva percepire da entrambi sembrava quasi che il malessere di Louis sia stato una manna dal cielo, almeno per quanto riguardava Marinette.

Adrien dal canto suo, fissava quel bambino attonito e stupito, come fosse un alieno venuto da lontano, e ora che li aveva entrambi nella stessa stanza a Manon salì uno strano dubbio e le viscere all'interno del ventre avevano iniziato a contorcersi tra loro facendola rimanere letteralmente senza fiato.

Marinette non le aveva mai confessato chi fosse il padre del piccolo Louis, rimanendo sempre molto sul vago, ma ora forse lo aveva scoperto. Gli occhi del bambino erano di un verde smeraldo intenso, proprio come quelli di Adrien e anche il taglio era pressoché identico; per non parlare che le labbra sottili avevano un ché di famigliare con quelle di Adrien, invece il resto era l'immagine sputata di sua madre.

La corvina riuscì a somministrare la medicina a suo figlio e Adrien chiuse finalmente la porta dietro di lui, rimanendo però sempre a debita distanza per non agitare di più Marinette, la quale aveva preso in braccio il piccolo e lo stava cullando dolcemente sussurrandogli parole dolci all'orecchio che sembrava calmarlo.

"Chi è quel signore?" Riuscì a dire tra i spasmi della febbre e gli occhi ridotti ormai a due fessure.

Marinette deglutì e volse lo sguardo verso Adrien.

Manon avrebbe voluto scavarsi un passaggio per andarsene di lì, temeva che presto sarebbe scoppiata una bomba e lei non voleva essere spettatrice di quella deflagrazione.

"E' Adrien, mi ha accompagnata a casa." Rispose semplicemente aggiungendo un sorriso.

"Come ti chiami, piccolo?" Riuscì a chiedere il biondo con il cuore pulsante nel petto, e a dire il vero non seppe nemmeno lui come era stato in grado di pronunciare quella domanda.
Marinette lo guardò di traverso tirando gli occhi, ma a lui non importò e fece finta di non vedere la sua espressione.

Louis teneva la testa appoggiata sulla spalla di Marinette, le guance erano arrossate e la fronte imperlata di sudore, il paracetamolo gli era stato somministrato da qualche minuto e sembrava già fare il suo effetto.

"Louis." Rispose prima di chiudere gli occhi a causa della stanchezza.

Adrien ebbe l'ennesimo tuffo al cuore e guardò Marinette, la quale cercava sempre di evitare quello sguardo che sentiva sul collo come una lama affilata pronta per essere affondata nella carne e colpire qualche punto vitale.
"Marinette, chi è questo bambino?" Le domandò con voce tremolante temendo la risposta.
La corvina si voltò dandogli le spalle strizzando gli occhi per togliersi quel velo di lacrime e il senso di disagio che l'aveva assalita.
Adrien non doveva trovarsi lì.
Adrien non doveva vedere Louis, mai.
"Marinette..." Insistette lui mantenendo il tono calmo, anche se dentro di lui fremeva per avere la sua risposta.
"Hai capito bene, è mio figlio." Rispose voltandosi verso di lui sperando che gli bastasse come risposta, ma se lo conosceva bene non se la sarebbe cavata con così poco.
"Lo immaginavo, ti avevo visto al parco la scorsa settimana."
"Ah! Mi spii adesso?" Chiese isterica.
"Ti ho vista per caso mentre passavo di là."
"La cosa non cambia."
Manon iniziò a sudare freddo e si apprestò a chiedere a Marinette se poteva portare Louis a letto, ma lei negò.
"Ora puoi andare via, Adrien. Grazie per avermi accompagnata a casa." Disse sbrigativa sperando di convincerlo a lasciarla in pace visto anche la situazione delicata che stava vivendo in quel momento.
Di tutta risposta il biondo sogghignò quasi sadico "Non vado da nessuna parte finché non mi dirai la verità, Marinette."
"Questa è la verità. Non c'è altro da aggiungere."
Louis spalancò gli occhi che richiuse subito dopo a causa della luce forte al neon.
"Pe-perché litigate tu e Adrien?"
Adrien socchiuse gli occhi e si sentì subito in colpa, non voleva discutere con Marinette e non voleva senz'altro svegliare o dar fastidio a quel frugoletto che stava anche male, per giunta.
Ma lui doveva sapere, aveva bisogno di risposte altrimenti se ne sarebbe uscito pazzo.
Non poteva essere suo figlio, Marinette gli aveva detto di prendere precauzioni e lui le credeva senza ombra di dubbio, però quegli occhi così simili a quelli di sua madre Emilie, ovvero ai suoi, erano un campanello d'allarme che lui non poteva affatto ignorare.
Forse era solo una strana coincidenza, se per puro caso Marinette fosse rimasta incinta di lui era sicuro che glielo avesse detto, ma era pur vero che quella notte avevano avuto una brutta lite.
Adrien sudava freddo e sicuramente stava esagerando con i suoi toni indagatori e accusatori.
"Shhh... Tesoro dormi." Lo cullava Marinette con tutto l'amore del mondo e per Adrien, vederla in quella veste di mamma amorevole gli fece stringere il cuore facendolo sentire un fallito.
Almeno lei era riuscita a mettere su famiglia e magari la tensione di Marinette era dovuta al fatto che il suo uomo sarebbe presto rincasato, invece lui? Era rimasto solo come un cane randagio.
Adrien deglutì il nulla e rendendosi conto di aver esagerato con quella scenata.
Chiedere addirittura chi fosse il padre del bambino, chissà Marinette come si sarà sentita offesa da tale vile domanda.
"Scusami, Marinette. Me ne vado subito, avevi ragione tu, non dovevo salire." Disse affranto dandole le spalle e mettendo una mano sulla maniglia d'ottone della porta.
Adrien si sentì un'idiota e si maledì per aver dato retta al suo fottuto e stupido istinto, come se in quella casa ci fosse qualcosa che lo riguardasse in prima persona, e invece aveva solo violato la privacy di una persona a lui cara.
Era chiaro che Marinette avesse bisogno di tempo per parlargli e confessargli della sua maternità, non che se ne vergognasse, ma secondo Adrien, Marinette aveva pensato che quelli non fossero affari che lo riguardava o che avesse perso il diritto di sapere, molto tempo fa, più precisamente nel momento in cui lei l'aveva ferita e delusa.
"Aspetta!" Lo fermò inaspettatamente facendolo voltare.
Il volto di Marinette era solcato dalla stanchezza, gli occhi erano vitrei e tristi, come se fosse stata messa con le spalle al muro e l'unico modo per salvarsi fosse quello di parlare con lui.
In effetti era vero, Marinette non poteva più vivere con quel segreto e Adrien aveva tutto il diritto di sapere, poi se non le avesse voluto più rivolgerle la parola lo avrebbe capito perfettamente.
La corvina continuava a tenere Louis stretto al petto e chiedersi se stesse facendo la cosa giusta, ma più guardava quel visino rosso che si era abbandonato al sonno e più ne era convinta.
Adrien doveva sapere, tutto il resto sarebbe stata la conseguenza di aver nascosto per troppo tempo una cosa così grande, ma Marinette era pronta a pagare per i suoi sbagli.
Nella sua vita ne aveva fatto tanti, prima tra tutti: lasciarsi trascinare dai sentimenti che provava per Adrien fino ad ammalarsi e rischiare la vita per quell'amore non corrisposto; il secondo, lasciarsi trasportare dai sentimenti che provava per lui.
In ogni caso, Adrien era sempre in mezzo.
"Ho bisogno di un favore... Accompagna a casa Manon, poi torna." Ormai glielo aveva detto e non poteva più tornare indietro.
"Marinette, io non voglio che..."
"Non darmi un pretesto per cambiare idea, te lo chiedo per favore, Adrien." Precisò lei.
Il biondo deglutì con un nodo alla gola, non vedeva l'ora di sapere che cosa Marinette gli avesse da dire, ma era anche vero che ora temeva una sua spiegazione, di scoprire quale verità si celasse dietro la sua espressione affranta e arrendevole.
"Va bene. Andiamo, Manon." Disse alla ragazza che si apprestò a infilare le scarpe e giacca, per poi andare via da casa di Marinette non prima di averla guardata per un'ultima volta e sussurrarle all'orecchio di chiamarla per qualsiasi cosa, sentiva che quella faccenda puzzava e di solito il suo sesto senso non sbagliava mai.
"Me la caverò." Le rispose.
Ma Marinette era anche sicura che sarebbe andato tutto bene.
Sospirò, e appena la porta si chiuse iniziò a piangere e sfogarsi.
Tra qualche minuto la sua vita sarebbe cambiata radicalmente, non pretendeva che Adrien la biasimasse per il suo comportamento, ma sperava solo che la capisse e che Louis non soffrisse.
*
"E così sei tornato!" Iniziò a dire Manon incontro ad Adrien.
"Sì, Shangai non era più la mia casa."
"Molte cose sono cambiate, Adrien. Soprattutto da quando te ne sei andato."
"Sono contento che Marinette stia bene e che perlomeno abbia trovato una persona per stare al suo fianco."
"Te lo ha detto lei?" Domandò sbalordita.
"No, non ce n'è stato bisogno. Adesso sono sicuro che me lo dirà." Rispose con una punta d'amarezza.
"Oh!" Esclamò Manon stringendo i jeans all'altezza delle ginocchia. Le prudeva la lingua, ma sapeva bene di dover tacere e lasciare che quei due appianassero le loro divergenze.
"Non mi sembri molto convinta."
"Non ti dirò niente se lo vuoi sapere." Gli rivolse una linguaccia per rendere il momento meno teso.
"Non te lo sto chiedendo." Precisò alzando le spalle.
"Bene..."
"È questa, vero?" Adrien indicò il palazzo signorile alla sua destra e Manon annuì con il capo, ancora ricordava dove abitava la signora Chamak.
"Buona notte, Adrien. E grazie!" Disse la ragazzina scendendo dalla macchina.
"Buona notte a te. Porta i miei saluti a tua madre."
"Certo!"
*
Continua

Non e' mai troppo tardiDove le storie prendono vita. Scoprilo ora