Capitolo 41

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Quante cose possono cambiare in un solo anno...
E se un anno fa avessero detto ad Adrien e Marinette che avrebbero sperimentato che cosa significava essere felici, non ci avrebbero creduto.
Eppure, alla fine erano rimasti insieme e finalmente Marinette si era lasciata alle spalle quella paura malsana che non le faceva vivere appieno nessuna storia d'amore passata.
Ma con Adrien era diverso, lui non era come gli altri ed era l'unico che riusciva a capirla e a farle tirare fuori il meglio di sé, oltre che a farla stare bene.
Adrien osservava Marinette mentre era intenta ad aiutare Louis a vestirsi di tutto per il pranzo di Natale a casa di nonno Gabriel, e si domandava come aveva solo potuto pensare di lasciarla da sola vent'anni fa, quando aveva preso la decisione che allontanarsi da tutto e tutti sarebbe stata la soluzione migliore.
E invece quella decisione aveva innescato una serie di eventi che li avevano fatti entrambi sprofondare in un baratro senza fine, e solo il loro ricongiungimento avrebbe dato ai due ragazzi quell'appiglio per poter risalire e vedere finalmente la luce.
In un anno erano riusciti a sistemare molte cose, sia in ambiente di lavoro che casalingo.
Marinette aveva venduto il suo appartamento e acquistato una casa con Adrien in centro a Parigi, una villa con piscina, per la precisione, in cui si erano trasferiti da pochi giorni e non avevano avuto il tempo di sistemare gli scatoloni che ora ostacolavano il passaggio nei corridoi.
In ogni lato c'era impresso con il pennarello indelebile e a caratteri cubitali che cosa contenevano.
"Dove sono le cravatte?" Le chiese Adrien controllando le etichette sugli scatoloni vicini.
"Ehm... Prova su quello piccolo là in cima." Rispose Marinette sistemando il papillon al figlio.
Ma prima o poi avrebbero finito di sistemare tutto e allora sarebbero riusciti a godersi la loro nuova vita.
Questa, comunque, non era l'unica novità: da qualche mese si era concluso anche tutto l'iter burocratico sul fattore riconoscimento e Louis aveva finalmente aggiunto il cognome Agreste a quello Dupain-Cheng, diventanto figlio di Adrien, legalmente.
Ma non fu così facile, infatti i risultati degli esami erano andati inizialmente perduti e l'avvocato aveva rischiato di essere impiccato in piazza da Gabriel Agreste in persona se non si fosse sbrigato a ritrovarli e concludere le pratiche nel più breve tempo possibile.
Inutile dire che lo stilista lo aveva licenziato comunque quando gli presentò il documento definitivo del bambino.
Per quanto riguardava il lavoro, Adrien continuava a dirigere l'azienda di famiglia e Marinette aveva accettato la proposta di Gabriel di diventare la sua prima stilista, e giunti ormai a quel punto, era inutile e contro producente che la corvina continuasse a prestare servizio nel suo vecchio luogo di lavoro.
Si vociferava da tempo che lei e Adrien si frequentassero e il suo capo non la guardava più di buon occhio.
"Trovata la cravatta?" Gli chiese Marinette avvicinandosi a lui.
"Sì." Gliela mostrò fiero e la indossò aiutandosi con lo specchio lucido della camera da letto.
"Sei agitata?" Osò domandarle notando la sua espressione preoccupata e un po' sulle nuvole.
"No... Ma non vedo l'ora di vedere le loro facce." Sogghignò portandosi il dito indice sulle labbra.
"Anche io..." Adrien le cinse la vita "... Lo sai che ti amo, vero?"
"Ti amo anch'io." Gli disse premendo le labbra contro le sue.
"Che schifo! Ma vi baciate sempre voi due?" Protestò Louis schifato, tornato in camera dei genitori per prendere il pupazzo di Plagg che aveva scordato dalla notte prima.
"Tua madre è una donna bellissima e non smetterò mai di mostrarle il mio amore per lei."
"Fa schifo lo stesso!"
Diciamo pure che Louis era geloso di suo padre.
*
Il pranzo di Natale a Villa Agreste era andato meglio del previsto, tutti erano riuniti attorno al tavolo immenso della sala da pranzo parlando del più e del meno, dopo che Louis aveva allietato nonni e genitori con la consueta poesia natalizia imparata a scuola.
Tom era un po' alticcio a causa dell'ottimo vino rosso servito e anche Gabriel non era da meno.
Ma questo non impedì a Marinette di consegnare nelle mani dei due uomini due pacchettini identici.
"Non dovevate disturbarvi con un regalo." Disse Tom contro la figlia.
"Ci tenevamo a darvelo. Mamma, puoi avvicinarti a papà?"
"Va tutto bene, tesoro?" Chiese Sabine contro la figlia dopo aver notato un guizzo nei suoi bellissimi occhi.
"Sì."
Louis si avvicinò a nonno Gabriel "Posso aprirlo io?"
"Louis!" Lo rimbeccò stizzita Marinette, ricevendo un'occhiataccia dallo stilista.
"Non ti preoccupare."
Mentre Marinette e Gabriel discutevano, Tom e Sabine avevano già aperto il loro pacchetto e la piccola donna cinese era scoppiata letteralmente a piangere.
"Oh mio dio!" Esclamò rimanendo senza parole e con il cuore palpitante nel petto.
Anche Louis era riuscito a togliere il nastro di raso e a rompere la carta, ma lui rimase più perplesso e schifato.
"Un ciuccio?" Domandò stizzito.
Gabriel controllò meglio che cosa contenesse quella scatola e dopo averla esaminata per bene, prese il ciuccio rosa con inciso il nome Emma e l'ecografia.
Rimase a osservarla per qualche secondo in cui il suo cuore si riempí della gioia e dell'amore più puro che si potesse immaginare.
Guardò prima suo figlio e poi Marinette con sguardo fiero "Congratulazioni, ragazzi." Riuscì a dire con voce roca, riuscendo a non trattenere l'emozione.
Marinette si lasciò andare a un pianto liberatorio quando la madre la raggiunse abbracciandola e infine anche i due genitori li raggiunsero, terminando con un abbraccio di gruppo.
"Vi auguriamo il meglio. Una nuova creatura arriverà ad allietare le nostre vite e noi non vediamo l'ora." Disse Sabine asciugandosi gli occhi con il dorso della mano.
"Noi siamo al settimo cielo. E scalpitavano nel vedere come avreste appreso la notizia."
"Però..." Intervenne Adrien facendosi coraggio avvicinandosi a Marinette "... Devo darti ancora il mio regalo."
"Avevamo detto che..." La corvina perse l'uso della parola nell'istante in cui vide Adrien inginocchiarsi di fronte a lei aprendo una scatola di velluto che al suo interno racchiudeva uno splendido solitario.
L'ex modello deglutì e guardò Marinette dal basso, il cuore gli scoppiava nel petto e il ventre vibrava all'inverosimile.
"Vuoi sposarmi?" Gli uscì, ma non era questo quello che voleva dire, o meglio sì, ma non in quella maniera.
Marinette gli rivolse uno degli sguardi più belli e innamorati che mai, fremeva e tremava.
"S-sí" Disse mentre la sua pelle veniva percorsa da brividi.
Adrien le infilò l'anello al dito sotto gli sguardi di entrambi i genitori e del figlio.
Si alzò e la baciò, poi quando si staccarono Adrien le disse che non era quello che le voleva dire, che nei giorni scorsi aveva preparato un lungo discorso, e che solo a guardarla le aveva fatto perdere le parole, perché aveva capito che ogni vocabolo o frase sarebbero state solo superflue.
Marinette gli disse semplicemente che lo amava e che sognava quel momento dal primo istante che i loro sguardi si erano incrociati e che non serviva alcun discorso per convincerla a fare una cosa a cui avrebbe risposto di se glielo avesse chiesto nei scalini di quell'aereo quel giorno.
I tre adulti guardavano i due giovani con  il cuore sollevato, finalmente non avrebbero sofferto più e la strada per loro si era illuminata e appianata.
Louis non capiva che cosa stava succedendo, prima il ciuccio rosa mentre lui era un maschio e il ciuccio lo aveva dismesso già da tempo, poi suo padre che si inginocchia e chiede alla mamma qualcosa, forse aveva perso i calzini? Probabile visto che la sua casa era un campo minato.
Tirò la giacca elegante di nonno Gabriel "Che sta succedendo?"
"Sai, Louis... Non è mai troppo tardi."
*
FINE

Non e' mai troppo tardiDove le storie prendono vita. Scoprilo ora