Gli occhi di Adrien erano diventati di un colore verde scuro, segno che la rabbia e la delusione stavano prevalendo sul suo carattere docile e amabile.
Non avrebbe mai potuto immaginare che il famigerato Falena Oscura vivesse proprio sotto il suo stesso tetto e che ogni giorno gli raccontasse un mucchio di bugie con il pretesto di allontanarlo da lui, così che quel mostro potesse avvelenare la mente dei suoi concittadini al fine di convincerli a diventare suoi alleati, e il tutto per combattere contro di lui.
Adrien non avrebbe mai immaginato che un giorno si sarebbe trovato faccia a faccia con una verità scomoda e che questa gli avrebbe scatenato tanta rabbia e repulsione contro una persona che avrebbe dovuto proteggerlo e amarlo.
"Facevo tutto questo per noi. Per riaverla ancora nella nostra vita." Si era giustificato Gabriel quando ormai Adrien aveva scoperto tutto, per caso. E il mondo gli era crollato letteralmente addosso
E l'unico desiderio che Adrien covava nel cuore era quello di scappare da Parigi, anche se questo avrebbe significato lasciare i suoi più cari amici, la dolcissima Marinette e lei, la sua Milady.
Ed era proprio l' immaginare la reazione che avrebbe avuto quest'ultima alla scoperta della verità, che lo terrorizzava a morte.
Gli occhi s'inumidirono e le lacrime scesero copiose, la gola si seccò e ogni respiro diventava un'agonia.
"Smettila di piangere!" Lo rimproverò suo padre con tono severo, ma allo stesso tempo dispiaciuto, perché Adrien era riuscito a capire tutto nonostante avesse cercato di stare attento.
Ma la sua natura curiosa e la sua voglia di cercare, di conoscere quali nubi attanagliavano il cuore disperato e sanguinante del padre, lo avevano portato a ficcare il naso in affari che non lo riguardavano.
"Non piango per te! Ma per lei!" Mormorò tra i singhiozzi e la rabbia.
"Tua madre sareb..." Osò dire lo stilista.
"NO! Non ti permettere di nominarla, e poi non parlavo di lei, ma di Ladybug" confessò asciugandosi come meglio poteva le guance bagnate.
"Che c'entra Ladybug?" Chiese indurendo lo sguardo per poi trasformarsi in stupore intuendo la sua di verità "... Tu sei Chat Noir"
Ormai le carte erano state scoperte e rimaneva solo una cosa da fare, ovvero pensare a una soluzione pacifica che gli permettesse di adempiere alla sua volontà.
Se Adrien era Chat Noir, questo significava che presto avrebbe raggiunto il suo obiettivo.
"Ce ne andremo da qui!" Quella sentenza arrivò come un fulmine a ciel sereno e Gabriel strabuzzò gli occhi davanti alla richiesta del figlio, se quella era la sua volontà, allora doveva usare un' ultima carta per comprare la sua fiducia, del resto anche a lui doveva interessare l'avere indietro la madre.
"Ragiona, figliolo. Se chiedessi il Miraculous a Ladybug potrei esprimere il desiderio di riavere tua madre con noi... E nessuno si farà male."
Adrien rimase attonito di fronte a tanta perseveranza, suo padre non era mai stato uno che si arrendeva facilmente, soprattutto se gli mancava un niente per raggiungere il suo scopo.
Sua madre era importante, importantissima, e Dio solo sa quanto le era mancata in quell'ultimo anno.
Ma, nonostante tutto era riuscito ad andare avanti, e anche se la proposta di Gabriel era allettante, non poteva fare questo a Ladybug.
"No, papà! O ce ne andiamo da Parigi, oppure ti denuncerò alle autorità competenti." Disse in tono fermo e deciso.
Gabriel sogghignò malignamente "Non ti crederebbe nessuno!"
Adrien senza pensarci tirò fuori dalla tasca dei pantaloni il cellulare e avviò la conversazione registrata nel punto esatto dove Gabriel confessava di essere Falena Oscura.
Lo stilista non si scompose minimamente, la sua falsa compostezza ebbe il sopravvento sulla voglia di strozzarlo con le sue stesse mani, oppure trasformarsi e akumatizzarlo con il rischio che opponesse resistenza.
Tossicchiò leggermente nella mano chiusa a pugno. "Sei minorenne, Adrien. Se io finissi in prigione, tu verresti assegnato a una casa famiglia fino alla maggiore età"
"L'avevo già messo in preventivo, per questo l'unica soluzione che ho trovato e' quella di andarsene da qui e restituire i Miraculous alla Guardiana."
"MA NON PENSI A TUA MADRE?" Gli occhi di Gabriel si spalancarono al massimo e la sua figura divenne più grande e minacciosa, ma ciò non scompose minimamente il ragazzo, il quale riuscì a trattante il sangue freddo.
"Ogni singolo giorno, papà!" Rispose scandendo bene le parole una ad una.
"E non vuoi riaverla con noi?"
Certo che lo desiderava con tutto sé stesso, ma non così, e chissà quali conseguenze avrebbero avuto le sue azioni. Il Maestro Fu era stato chiaro: a ogni azione ne deriva una conseguenza.
"Mamma non tornerà più! Comincia a fartene una ragione, è passato un anno."
Gabriel si lasciò cadere disperatamente sulle ginocchia, la sua unica possibilità di rivedere lo splendido sorriso della moglie e ritornare ad essere una famiglia felice stava svanendo in una nube di fumo.
Adrien gli allungò una mano, non per aiutarlo ad alzarsi, ma per dargli modo di consegnarli la spilla della farfalla e quella del pavone, era giunto il tempo che tornassero all'interno della Miracle Box.
"Su, forza. Dammeli."
Gabriel si portò una mano sul cuore, proprio dove erano appuntati i due gioielli.
Con uno sforzo immane e senza guardarlo negli occhi, se le tolse e gliele poggiò sul palmo della mano.
Era tutto finito. E lui aveva perso.
Perché in cuore suo sapeva che suo figlio non lo avrebbe più guardato come prima, nonostante avesse escogitato quella soluzione.
Avrebbero portato con sé il loro segreto, sarebbero spariti da Parigi, ma il mondo avrebbe comunque potuto vedere sfilare in passerella il bellissimo Adrien Agreste indossando le creazioni del padre.
"Inizio a fare le valigie! Tu occupati del resto."
*
La notizia della dipartita di Adrien era subito balzata di studente in studente, fino ad arrivare alle orecchie disperate di Marinette, la quale aveva tempestato di chiamate e messaggi Nino, circa il motivo di una tale fulminea decisione.
Non ne sapeva nulla nemmeno lui. E anche lui era rimasto attonito e senza parole quando ricevette la chiamata del suo migliore amico.
Un viaggio di lavoro lo aveva definito, ma il tono disperato e triste della sua voce lo aveva tradito, così Nino si era offerto di raccogliere la sua reale giustificazione che si celava dietro a quella decisione improvvisa del padre.
"Solo lavoro, e purtroppo sono costretto a viaggiare con lui."
Gli aveva detta tagliando corto.
Nel suo ultimo giorno di scuola, Adrien venne circondato dai suoi amici più cari, l'unica che mancava all'appello era proprio Marinette, la quale era stata colta da un malore improvviso, o almeno era quello che aveva detto ad Alya.
"Non ce l'ho fatta a salutarlo" disse infine all'amica quello stesso pomeriggio.
L'aereo di Adrien sarebbe decollato un po' prima dell'ora di cena, e anche in quell'occasione, la classe si sarebbe riunita all'aeroporto per un ultimo saluto.
"Devi farlo, Marinette." La voce calda di Alya le entro nelle orecchie come una dolce melodia.
"Fa male" Scoppiò a piangere tra le braccia amorevoli della sua amica.
"Ti prometto che starai meglio, ma ti prego, amica mia, vieni a salutarlo. Oggi avrà chiesto di te almeno venti volte."
"Lo dici solo per dire."
"No, lo sai che non mi prenderei mai gioco di te. Ti vuole bene, Marinette."
La corvina non disse nulla, ma si lasciò andare a un pianto disperato.
La consapevolezza che il ragazzo che amava se ne stava andando per sempre, la fece cadere in un baratro senza fine, senza darle la possibilità di risalire.
Ogni tentativo di reagire positivamente diventava un'agonia e una morsa d'acciaio le opprimeva il cuore.
L'aria attorno a lei sembra essere più rarefatta, o che una mano le avesse strappato via i polmoni lasciandola senza ossigeno.
Avrebbe preferito che qualcuno la uccidesse piuttosto di rimanere senza il suo amore.
Marinette si rese conto che aveva sprecato una marea di occasioni per esprimere quello che realmente provava per lui.
"Ore 19.30 ti aspettiamo all'hangar." Le disse Alya prima di uscire da casa sua.
Anche a lei quella situazione pesava, perché sapeva fin troppo bene che le sarebbe toccato raccogliere i cocci e cercare un modo per fare tornare tutto com'era prima.
*
Adrien fece un ultimo giro della casa prima di chiudere definitivamente quell'enorme portone.
Il cuore gli batteva all'impazzata e una strana sensazione di disagio lo attanagliava.
In quell'enorme villa aveva vissuto momenti molto belli, tutta la sua infanzia e la pre adolescenza, ma anche attimi tristi e da dimenticare, primo tra tutti la malattia e conseguente morte della madre e per ultimo la notizia più devastante in assoluto: Falena Oscura era suo padre.
Adrien si sedette sul letto vuoto e coperto solo da un telo bianco, come del resto ogni mobile della camera e della casa.
Si tolse l'anello e pronunciò la frase che definitivamente lo liberò dall'essere Chat Noir.
Guardò tristemente Plagg che teneva tra le zampe quel gioiello a lui così prezioso.
Nooro e Dusuu gli erano accanto con i loro rispettivi monili pronti a ritornare al legittimo proprietario.
"E così questo è un addio." Mormorò Plagg mestamente e per una frazione di secondo, Adrien vide un luccichio nei suoi occhi.
Sospirò affranto.
"Non avrei mai voluto che accadesse. Vi chiedo solo una cosa, andate da Milady solo tra qualche giorno, non vorrei che vi collegasse a me. Spiegate la situazione e scusatevi da parte mia."
"Io non capisco!" Trasalì Plagg indispettito "... Perché fai fare il lavoro sporco a noi? Non sarebbe più semplice se sei tu a dirle la verità?"
"Non sopporterei il disprezzo che leggerei nei suoi occhi."
"Non ne puoi essere sicuro!"
"Ormai è tardi, e devo andare" Adrien si alzò dal letto stringendo i pugni e prendendo coraggio per porgli un'ultima richiesta la più devastante "...Plagg"
Il kwami deglutì intuendo che Adrien avesse un ultimo desiderio.
"... ora mi puoi dire chi era la mia lady?" Gli rivolse quella domanda con gli occhi lucidi e la voce rotta dal pianto.
Plagg buttò giù ancora della saliva immaginaria e soffiò via il nome di Marinette.
Il cuore di Adrien mancò un battito e i suoi polmoni rimasero improvvisamente senz'aria. Non solo non era riuscito a salutare la sua migliore amica, ma si era anche appena reso conto che non aveva volto un ultimo sguardo alla ragazza che amava.
Un vero vigliacco, pensò.
Adrien non disse niente, ma si limitò a salutare il suo kwami e lui di rimando gli augurò una buona fortuna.
Un addio molto veloce per non soffrire poi, Adrien cercò di essere il più distaccato possibile, ma in cuor suo sapeva già che quell'essere petulante e a volte odioso gli sarebbe mancato da morire.
Volse un ultimo sguardo alla finestra aperta, la stessa dalla quale i tre esseri magici erano appena usciti per non tornare mai più, e il biondo vide andarsene anche la sua libertà, perché sapeva bene che da quel momento in poi tutto sarebbe cambiato, tutto sarebbe stato diverso.
Avrebbe dovuto ricominciare una nuova vita e lasciarsi alle spalle quella vecchia, Adrien avrebbe anche dovuto trovare la forza per perdonare suo padre per quello che gli aveva fatto.
Ad Adrien sembrò che il cellulare che teneva in tasca iniziasse a vibrare, ma a parte qualche messaggio struggente di addio dei suoi amici che lo informava che si sarebbero riuniti all'aeroporto, non c'era altro.
Di Marinette nemmeno l'ombra.
Prese coraggio e compose il suo numero per chiamarla. Squillò a vuoto per qualche secondo e poi la segreteria attaccò. Provò così per cinque interminabili minuti e poi alla fine si arrese, lasciandole un messaggio.
*
Marinette vide lampeggiare quella notifica per qualche minuto prima di riuscire di ascoltare il messaggio, non era riuscita a rispondere alle chiamate di Adrien, nessuna parola le usciva dalla bocca, soffocata di singhiozzi ogni volta che provava a schiacciare quel tasto verde per accettarla.
"Dovresti andare a salutarlo." Continuava a ripeterle Tikki volteggiando sopra la sua testa affondata nel cuscino ed ormai fradicio delle sue lacrime meste.
"Non ci riesco!" Singhiozzò "... se ci vado, significa che non lo rivedrò mai più."
"Marinette... anche in quel messaggio che ti ha lasciato dice che non sa se lo farà... ti prego, vai!" Insistette la Dea della creazione.
"Ormai è tardi! Starà già salendo sull'aereo." Marinette riaffondò la testa all'interno del guanciale.
Tikki volse un fugace sguardo all'orologio, mancavano ancora circa quindici minuti prima che Adrien se ne andasse per sempre e che Marinette perdesse l'occasione per parlargli di persona un'ultima volta.
"Puoi ancora raggiungerlo... trasformati!" Quella era la prima volta che Tikki la incitava a trasformarsi per un suo scopo personale, e se lo stava facendo, allora significava che era davvero importante.
"E se non riuscissi a dirgli addio? Fa male, Tikki."
"Farà più male se un giorno te ne pentissi... coraggio. FALLO!"
*
Adrien si guardò intorno spaesato, l'hangar dell'aeroporto da cui sarebbe dovuto decollare era gremito da una folla di amici che erano accorsi per dargli l'ultimo saluto, ma non lei.
Non lei.
Il suo cuore pianse davanti a quella consapevolezza: non sarebbe mai venuta a salutarlo e subito si pentì di non averlo fatto lui, ma non sarebbe riuscito a guardarla in quegli zaffiri lucenti.
Adrien dispensò baci e abbracci a tutti, augurando ad ognuno di essi buona fortuna e che non dovevano preoccuparsi perché si sarebbe fatto sentire.
Mentì.
Adrien aveva già intenzione di tagliare tutti ponti. Avrebbe fatto meno male, pensò.
"Ora devo proprio andare!" Disse mestamente quando suo padre lo richiamò per l'ennesima volta, si stava avvicinando un temporale e il comandante aveva anticipato il volo.
Adrien si stava apprestando a salire il primo gradino d'acciaio, quando sentì in lontananza una voce inconfondibile che urlava il suo nome.
Si voltò con il cuore che gli galoppava veloce nel petto.
La vide raggiungerlo tutta trafelata e con il fiatone.
"Adrien, dobbiamo andare." Insistette Gabriel entrando all'interno dell'abitacolo.
"Dammi un secondo!" Ma avrebbe voluto chiedergli invece di fermare il tempo.
"Sbrigati!" Disse in modo perentorio e seccato.
Adrien guardò Marinette.
Marinette guardò Adrien.
Nessuno dei due sapeva bene che dire o fare, l'unica cosa che gli uscì dalla bocca dopo un leggero imbarazzo fu un mesto "Mi dispiace."
Marinette sogghignò divertita seguita da Adrien.
"Non ti preoccupare, ora sei qui." Sarebbe stato difficile dirle addio ora che sapeva la verità.
Adrien stava per continuare a dirle qualcosa quando lei lo interruppe con una richiesta che lo gelò all'istante.
"Non andartene." Le uscì con estremo coraggio mentre gli occhi si riempirono di lacrime.
Adrien deglutì non sapendo che cosa risponderle, ma non aveva scelta, ed era sicuro che se le avesse raccontato la verità, ora quegli occhi umidi e lucidi si sarebbero trasformati in odio e risentimento e sicuramente lo avrebbe accusato di essere sempre stato a conoscenza della verità fin da subito e che a causa del suo essere coinvolto emotivamente la ostacolava.
"Devo, mi dispiace." Le prese le mani e se le portò al petto all'altezza del cuore, è lì che l'avrebbe custodita per sempre. Ora che la guardava meglio si diede da solo dell'idiota per non aver capito prima che Lady Bug e Marinette fossero la stessa persona, gentile, coraggiosa, forte e decisa.
Marinette non riuscì a proferire più alcuna parola perché la disperazione prese il sopravvento su di lei, facendole sprecare attimi preziosi con la persona che amava.
"Non fare così, ti prego." Gli spezzava il cuore vederla triste e disperata, lui era solito a rimanere ammaliato dal suo bellissimo sorriso.
"Non ti vedrò mai più?" Singhiozzò spiazzandolo. Lei aveva già capito tutto fin dall'inizio, ma quello che non sapeva era che non avrebbe mai più rivisto nemmeno il suo alter ego.
"Adrien! Dobbiamo andare!" Il volto austero di Gabriel fece capolino sull'entrata dell'aereo. Non c'era più tempo e le prime gocce di pioggia cominciarono a scendere e bagnare quello che incontravano sul loro cammino e presto, da delicate e leggere, divennero forti, scatenando un vero e proprio acquazzone che bagnò entrambi i ragazzi.
Fradici di pioggia, si salutarono con un lungo e stretto abbraccio ed entrambi percepirono i battiti accelerati dei loro cuori.
"Mi mancherai, Adrien." Gli sussurrò teneramente all'orecchio.
"Mi mancherai anche tu, principessa."
Marinette sussultò a quel nomignolo così personale, scandito esattamente come faceva sempre Chat Noir quando passava casualmente per la sua terrazza e a volte si intratteneva a parlare con lei.
Si staccarono e si guardarono negli occhi per un breve lasso di tempo.
Per Adrien era giunto il momento di andare anche se gli costò uno sforzo immane lasciare Marinette e di conseguenza la sua Milady da sola su quella pista di atterraggio.
"Ci vediamo, Marinette" Gli diede le spalle e socchiuse gli occhi per scacciare via le lacrime formatesi e che iniziarono a scendere, per fortuna la pioggia mascherò il suo dolore, ma quello che non avrebbe potuto portare via era il senso di estremo disagio e la morsa che gli si strinse attorno allo stomaco.
Non ebbe la forza di volgerle un ultimo sguardo, avrebbe preferito piuttosto una coltellata dritta nel petto.
Adrien salì il primo scalino quando venne raggiunto con un paio di falcate da Marinette urlante il suo nome.
Si voltò e si ritrovò con le labbra attaccate alle sue.Tenere, calde ed appaganti.
Quel bacio gli arrivò come un fulmine a ciel sereno e liberò una miriade di farfalle nello stomaco, invece Marinette tremava di paura per quel gesto così avventato, nemmeno lei capiva quale strana forza gli avesse dato coraggio per avvicinarsi così a lui e compiere un gesto così avventato. Forse la disperazione.
"Addio, Adrien!" Gli sussurrò a fior di labbra quando si staccò per prima.
Non c'era più tempo e l'aereo doveva decollare, Adrien si stava intrattenendo troppo con quella ragazza e Gabriel si stava spazientendo, non fece a tempo a richiamare il comandante che dall'oblò vicino al suo posto vide Adrien salutarla e salire sui gradini.
Il portellone si stava chiudendo e Marinette iniziò, disperatamente e con tutto il fiato che aveva in corpo, a urlare il nome del suo amato e a correre incontro a quel velivolo, ma venne bloccata da un addetto al traffico aereo che l'aveva presa di peso per evitare una tragedia.
"TI AMO" Mormorò tra le lacrime e Adrien, il quale aveva appoggiato la mano sul vetro freddo dell'oblò in segno di saluto, vide indistintamente le labbra di Marinette urlare quella parola.
"L'hai lasciata tu, ricordatelo questo" Furono le parole dure di Gabriel difronte alla disperazione del figlio.
*
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Fiksi Penggemar[MIRACULOUS LADYBUG] Adrien scopre per puro caso chi si cela dietro la maschera di Papillombre e il suo mondo crolla immediatamente come un castello di sabbia, proprio come quello di Marinette quando viene a sapere che Adrien dovrà lasciare per semp...