Capitolo 18

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Era trascorso circa una settimana da quando Ignoblia aveva minacciato di radere al suolo la città di Parigi, inutilmente oserei dire, in quanto grazie all'intervento tempestivo di Ladybug e Chat Noir, l'aliena venuta da molto lontano era stata spedita da sua sorella Majestia a New York.
Anche la Grande Mela era stata teatro di uno scontro senza precedenti, ma per i super eroi newyorkesi era stato un gioco da ragazzi cambiare i connotati a Ignoblia, costringendola a fare ritirata.

Adrien, per tutto quel lasso di tempo, aveva tenuto l'anello del gatto nero ed era rimasto in compagnia di Plagg, ma era anche vero che Ladybug non gli aveva né detto che poteva tenerlo e né che doveva restituirlo.

Ogni tanto si trasformava per vedere se la sua partner gli avesse lasciato una sorta di messaggio nel cat phone intimandogli di riportarli il kwami, ma niente.

"E' un buon segno." Continuava a ripetergli Plagg, il quale era strafelice di poter passare del tempo con il suo amico.

"No, è un pessimo segno." Sospirò affranto. "... però potrei sempre portarglielo io. Abita nello stesso appartamento?" Domandò curioso.

"Non ci provare!" Tuonò il dio della distruzione mettendosi davanti al suo volto con le zampette sui fianchi.

"Perché, no? Potrei presentarmi a casa sua con una scusa qualsiasi e poi dirle che Chat Noir sono sempre stato io."

"Che piano geniale!" Lo schernì alzando gli occhi al cielo in segno di resa.

"Marinette ha il diritto di sapere la verità."

"E pensi che piombando in casa sua, di sabato pomeriggio, senza invito, senza preavviso, sia la soluzione migliore?" Cantilenò Plagg con quella sua linguaccia lunga "... ed esordire con 'Ciao Marinette, come te la passi? Sai, io sono Chat Noir' sia la soluzione migliore? Credimi giovanotto, l'ultima volta ti è andata bene che ti ha schioccato un ceffone e che non ti abbia preso e gettato giù da quel palazzo. Oppure la volta prima quando avete copulato come conigli e tu te ne sei uscito con la frase 'mi devo sposare', sono sicuro che ti avrebbe squartato con un taglia carte e avrebbe appeso le tue budella a mo' di salame a stagionare."

Adrien strabuzzò gli occhi davanti a quella scena così macabra, poi si massaggiò la guancia destra, poteva ancora sentire indistintamente il dolore che lui aveva provocato a lei e trasmesso in quel gesto, ma forse Plagg aveva ragione, se fosse andato da lei, probabilmente non ne sarebbe uscito vivo. E come darle torto?

L'ex modello aveva bisogno di schiarirsi le idee e uscire di casa, dopotutto la giornata era bellissima e le temperature sopra la media stagionale, peccato solo che non avesse nessuno con cui incontrarsi, ma al momento non risultava essere un problema.

Prese le chiavi della macchina e uscì dal cancello che si aprì dopo aver attivato l'apertura automatica con il telecomando.

*

Adrien vagò per la strade principali di Parigi per una buona mezz'ora e al momento si trovava imbottigliato nel traffico proprio di fronte un piccolo parco giochi pieno zeppo di famiglie.

Picchiettò nervosamente le dita di una mano sul labbro, non era arrabbiato o spazientito a causa del caos del sabato pomeriggio, anzi, era abbastanza tranquillo e la sua mente era sgombra di pensieri negativi e soprattutto dal suo.

Sbuffò solo perché l'incessante suonare di clacson lo disturbava, ma nel caos generale la sua attenzione venne rivolta al parco giochi e a una vocina in particolare che aveva appena urlato di gioia.

Una mamma, di spalle, teneva la mano di un bambino e la sua contentezza era quasi invidiabile.

"Grazie per avermi portato qui! Entriamo?" Disse il piccolo ometto saltellando.

Non e' mai troppo tardiDove le storie prendono vita. Scoprilo ora