Capitolo 34

344 26 3
                                    

Se Marinette o Adrien pensavano che incontrare quel pomeriggio Chloè Bourgeois fosse stata la cosa peggiore della giornata, probabilmente si sarebbero sbagliati.
Nulla era paragonabile al caos che stava regnando a Parigi e Chloè era decisamente più domabile rispetto a qualsiasi tempesta improvvisa.
A lei era bastata metterla al suo posto per farla andare via, mentre per quanto riguardava quella forza della natura che si stava abbattendo su Parigi, bisognava solo aspettare che passasse.
Se Adrien e Marinette fossero state persone normali, in questo momento si troverebbero al sicuro nelle loro case in attesa che l'uragano si placasse.
Magari avrebbero spento tutte le luci rimanendo con solo una torcia in mano, seduti a terra del salotto con una coperta sopra le loro teste a proteggerli.
E a Louis avrebbero raccontato qualche storiella per fargli passare la paura, prendendo il tutto come un gioco.
A volte lo faceva con Marinette, ma quelle volte si trattava di un finto campeggio dove attorno a un finto fuoco inventavano storie di vario genere, e Louis era un bambino a cui piaceva molto viaggiare con la fantasia.
Non a caso voleva che la mamma gli leggesse storie di vario tipo prima di addormentarsi.
*
Marinette per poco non venne messa sotto da una macchina mentre attraversava le strisce pedonali per arrivare all'entrata del parco, il suono del clacson la fece irrigidire sul posto, per poi sciogliere del tutto la muscolatura quando il conducente la fece passare, non prima di averla mandata a quel paese, e di rimando Marinette gli rivolse il dito medio, in quanto quel disgraziato procedeva a velocità sostenuta non curandosi se qualcuno stesse attraversando sulle strisce pedonali.
La pioggia torrenziale che si stava abbattendo su Parigi, corredata dal vento che soffiava intensamente le oscurarono momentaneamente la vista, bagnando completamente il vestito che aveva indossato per l'occasione e sciolto la coda che teneva insieme i capelli, i quali le caddero sul volto.
Non aveva nemmeno pensato a nascondersi in un vicolo e trasformarsi in Ladybug, ma lo fece una volta arrivato al parco, dietro un albero ancora in piedi, e lo spettacolo che le si parò davanti fu devastante.
Marinette ansimava e venne volta da una paura momentanea che le fece tremare le gambe come fili d'erba.
La Senna stava straripando perché non riusciva a contenere tutta l'acqua che stava cadendo dal cielo, e il terreno impregnato dava l'illusione di sciogliere le radici degli alberi da come essi cadevano alla rinfusa.
Vide Chat Noir poco distante aiutare le forze dell' ordine e lui si stava occupando, a malincuore, di distruggere gli alberi per evitare he cadessero addosso le persone presenti.
Una morsa le si strinse attorno al cuore e le mandò le viscere in subbuglio.
Doveva combattere nuovamente al suo fianco, ma non era questo che la preoccupava, ma bensì il fatto che entrambi ora conoscevano le reciproche identità e che ora sapevano anche di condividere un figlio.
"Marinette, che stai aspettando?" Le chiese Tikki svolazzando di fronte il suo viso fradicio e bagnato.
"Hai ragione... Tikki, trasformami!" Marinette venne avvolta dalla consueta luce rossa mentre su tutta l'interezza del suo corpo si stava materializzando la tuta da combattimento, per poi precipitarsi a perdifiato dove si trovava Chat Noir alle prese con un traghetto indomabile.
I pompieri si erano gettati sul fiume a formare una catena per trarre in salvo le persone cadute in acqua e i paramedici erano pronti per trasportarli con l'ambulanza in ospedale.
C'era un via vai di sirene per le strade e molte persone osservavano impotenti dietro i vetri delle loro finestre tremolanti.
Alcuni si erano barricati all'interno delle abitazioni con la speranza che tutto passasse in fretta.
Telefoni ed elettricità erano fuori uso a causa della tempesta che aveva messo fuori uso le centrali principali, la quale sembrava essersi trasformata in un uragano urlante e arrabbiato.
Ladybug aiutò un paramedico a caricare l'ambulanza, in quanto il forte vento impediva a loro di tenere le porte dell'ambulanza aperta.
Chat Noir tirò un sospiro di sollievo quando la vide lì, poi continuò a spingere il traghetto, con il bastone, fino a farlo incagliare a riva così che i passeggeri e membri dell'equipaggio potessero scendere a terra in tutta sicurezza.
"Grazie, Chat Noir." Disse una donna tenendo in braccio il suo bambino.
"Non vi fermate a ringraziarmi, andate a mettervi in salvo." Le intimò il super eroe credendo che il peggio fosse ormai passato.
Ma non aveva fatto i conti che sulla Senna transitavano diversi battelli e uno di questi stava arrivando proprio in quel preciso momento, trascinato dalla furia impetuosa dell'acqua.
Il cuore di Chat Noir mancò un battito e gli occhi si aprirono al massimo, il fiato corto e la paura di non farcela a salvare anche quella gente, fu la causa delle pupille dilatate.
Ladybug sentì indistintamente le urla di terrore di quelle persone e tra quelle e il suono stridulo delle sirene la mandarono letteralmente in confusione.
Socchiuse gli occhi e fece alcuni bei respiri profondi, anche se a causa della situazione era praticamente impossibile inalare aria pura al posto di acqua e polvere.
Poco importava, dopo che Ladybug si calmò e riuscì a ragionare a mente lucida, creò una specie di rete grazie al suo yo-yo magico, per tutta la larghezza del fiume, frenando così la corsa del battello che molleggiò sulla finta ragnatela.
"Ottimo lavoro, Milady."
Ladybug ammiccò "Grazie, gattino."
*
Quando anche l'ultimo membro dell'equipaggio fu messo in salvo, i due super eroi si dedicarono al battello usando la stessa tecnica per l'altro, funzionando alla grande.
Unico problema era che la tempesta aveva preso ancora più forza e stava scatenando tutta la sua furia devastante.
Altre persone avevano sicuramente bisogno di loro e infatti, una volta sistemata la situazione al parco, i due super eroi fecero per dirigersi altrove e aiutare chi ne avesse bisogno.
Un pompiere fermò Chat Noir per ringraziarlo del lavoro svolto e per chiedergli aiuto nella zona della Tour Eiffel, purtroppo c'era stato un grosso incidente e c'era bisogno d'aiuto per liberare le persone intrappolate all'interno delle macchine.
"Arriviamo subito!" Esclamò il super eroe guardando Ladybug che annuì senza doverci pensare.
Entrambi erano fradici e la pioggia non accennava a diminuire, proprio come lampi e fulmini.
Uno di essi colpì un albero che cadde proprio addosso a Ladybug trascinandola inevitabilmente in acqua.
Chat Noir stava per spiccare il volo quando si sentì chiamare alle spalle e rabbrividì.
Ladybug non era più dietro di lui e subito l'assalì una delle sensazioni più brutte del mondo e la testa gli disse di guardare verso l'acqua, sulla superficie fangosa risalivano delle bolle d'aria, e senza pensarci un solo istante, Chat Noir attivò il potenziamento e si gettò in acqua.
Il cuore gli martellava nel petto e appena vide la tuta rossa spiccare tra il fango del fondale, gli morì di colpo.
Aumentò la velocità e poco dopo la raggiunse.
Ladybug era bloccata dal tronco pesante e aveva perso i sensi.
Chat Noir non riuscì a sollevare il tronco, in quanto già sprofondato di qualche centimetro, ma sapeva che se non si sbrigava a fare subito qualcosa, lei sarebbe morta annegata.
"Cataclisma!" Quel maledetto pezzo di legno andò in frantumi e lui poté risalire portandosi dietro Ladybug.
Lei non era riuscita a potenziarsi, quindi non poteva in alcun modo respirare là sotto.
Chat Noir fece la cosa più ovvia, ovvero iniziare la respirazione bocca a bocca.
Appoggiò le labbra alle sue premendo leggermente per aprirgliele e buttò dell'aria al suo interno, e così via finché non risalirono in superficie.
Nel frattempo, Ladybug, tornò a essere Marinette e fu in quel frangente che Chat Noir temette il peggio.
Sentiva il corpo di Marinette pesante mentre lo teneva stretto, la testa cadde all'indietro rivelando le labbra ormai blu a causa del freddo e dall'assenza d'aria.
Quando riuscì a portarla a riva e l'aveva adagiata sul prato, notò che non respirava e lì iniziò il suo peggiore incubo.
Era arrivato tardi.
Ma non si diede per vinto, Chat Noir iniziò a praticare la manovra di primo soccorso: premeva forte sullo sterno per farle ripartire il cuore ed eseguiva l'insufflazione.
"Forza, Marinette. Non mollare!" Le continuava a ripete mentre con movimenti controllati continuava con la manovra.
Furono momenti di puro e vero terrore perché Marinette non accennava a riprendersi e Chat Noir iniziò a pensare al peggio.
Grosse lacrime sgorgavano dai suoi occhi e andavano a confondersi con la pioggia che aveva stabilito una tregua.
Anche il vento era drasticamente calato e un timido sole stava ricomparendo oltre i nuvoloni neri.
Chat Noir continuò a praticare le manovre salva vita a Marinette.
"Marinette... Riprenditi... Fallo per Louis e per me..."

Uno, due, tre, quattro, cinque. Respiro.

Niente, ancora niente.

Uno, due, tre, quattro, cinque. Respiro.

"Marinette... Io... Io... Ti amo... Ritorna da me..."

Uno, due, tre, quattro, cinque. Respiro.

Una mano le accarezzò il volto, era calda e non troppo grande, ma il sole accecante le impedì di vedere il piccolo uomo che le stava di fronte.
Sì schermò gli occhi portandosi una mano all'altezza della fronte.
"Oh! Anche tu sei qui!" Le disse.
Marinette riconobbe in quella sagoma il Maestro Fu, deceduto qualche anno fa a causa di un'aneurisma. Era stata la stessa Marianne a informare di persona Marinette.
"Maestro, do-dove mi trovo?" 
Chiese spaesata, quello era un luogo di pace, dove Marinette si sentiva libera e leggera.
Il prato verde era una distesa immensa ricoperta di fiori di ogni tipo, non c'era nessuno vicino a lei, solo Fu.
"Mi sa che lo sai." Disse sedendosi accanto a lei.
Marinette trasalì, pochi attimi prima stava combattendo assieme a Chat Noir in mezzo a una tempesta di proporzioni bibliche e ora era stata catapultata in quel luogo remoto.
"No, non può essere. Come faccio a ritornare a casa?" Domandò agitata e in preda al panico.
"Mmmh... Non lo so." Rispose facendo spallucce.
"Mi dica subito come faccio a tornare da mio figlio." Disse con tono più alto.
"Non lo puoi fare. D'ora in poi dovrai rimanere qui."
"Ma... Ma..." Marinette indietreggiò "... Ho tutta la vita davanti, non posso lasciare il mio corpo terreno ora."
"Mi dispiace, Marinette. Louis e Adrien impareranno a cavarsela senza di te."
"No, non posso. Non voglio..." Marinette non riusciva a piangere e si spaventò.
"Non si piangono i vivi, qui. Questo è un luogo di pace e serenità." Fu inspirò dell'aria allargando le braccia per poi esportarla.
"Prova anche tu, ti sentirai meglio..."
Marinette però non ci stava e iniziò una corsa sfrenata in una direzione a caso, prima o poi avrebbe trovato una via d'uscita e tornarsene indietro.
Il cuore non lo sentiva più, ma poteva percepire le viscere contorcersi e attorcigliarsi tra loro.
Lo stomaco era pieno, lo sentiva gonfio e pesante mentre qualcosa le risaliva dalla gola e la buttò fuori.

Uno, due, tre, quattro, cinque. Respiro.
*
Continua

Non e' mai troppo tardiDove le storie prendono vita. Scoprilo ora