Capitolo 25

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Il cuore di Adrien morì nell'istante in cui notò l'espressione colpevole della coetanea fissarlo come fosse un fantasma.
Gli occhi di Marinette avevano assunto sfumature più blu del solito e si erano affievoliti notevolmente, non per la stanchezza.
L'aria gli mancò di colpo e il ventre iniziò a contorcersi su sé stesso.
Se gli avessero strappato il cuore dalla cassa toracica avrebbe fatto meno male di quel colpo basso.
E poi era lui che s' incolpava di essersi comportato male e si rodeva il fegato ogni giorno della sua vita...
Adrien non seppe dare un nome a tutte queste sensazioni contrastanti, in quanto gli sembrò tutto così surreale.
Forse era solo un incubo e presto si sarebbe svegliato.
E invece no...
Marinette smise di parlare o di raccontare frottole, dipendeva dal punto di vista.
Voleva piangere... Non ci riusciva, si sentiva pervadere dalla vergogna che presto attanagliò il cuore e la mente facendola raggelare all'istante.
Adrien aveva capito tutto, non era poi così difficile smascherare la menzogna, infondo, oppure era quello che in realtà Marinette sperava?
Il biondo continuava a fissare la coetanea in attesa di una risposta alla sua domanda di poc'anzi.
Marinette spalancò occhi e bocca mentre il suo peggior incubo si stava realizzando.
Davanti a lei c'era Adrien che le stava puntando uno degli sguardi più iracondi che avesse mai potuto riservarle e per la prima volta in vita sua, Marinette ebbe paura, ovviamente non che le potesse torcerle un capello, ma timore di ciò che da ora in poi le avrebbe riservato il futuro.
Non poteva più mentire e quella barriera fittizia che aveva costruito intorno a lei, quel castello fatato era collassato su sé stesso nell'istante in cui Marinette aveva appreso del ritorno di Adrien.
Era questione di tempo e prima o poi tutta la verità sarebbe venuta a galla.
Forse avrebbe fatto meglio a seguire il suo istinto e fare la valigie come aveva progettato per rifarsi una vita a New York, ma il suo cuore le aveva intimato di restare.
"Sto aspettando, Marinette!" Esclamò in tono fermo e deciso cercando di non urlare, anche se lo avrebbe fatto molto volentieri in quel momento, ma non era né tempo e né il luogo adatto per sfogare la sua rabbia.
Marinette deglutì e socchiuse gli occhi annuendo con il capo, era inutile portare avanti quella farsa, ormai Adrien aveva capito tutto e raccontargli ancora bugie lo avrebbe fatto infuriare ancora di più.
Adrien si alzò di scatto dal divano facendola sussultare, strinse un pugno talmente forte che le nocche divennero bianche; non riusciva a parlare e la stanza iniziò a vorticare su sé stessa fino a che Adrien iniziò a vedere solo linee colorate mischiarsi tra loro per poi ritornare a essere nitide.
Marinette avrebbe voluto dirgli tante cose, ma alcontempo tacere per non compromettere di più la situazione; strizzò gli occhi e con estremo coraggio gli poggiò una mano sulla spalla che lui strattonò subito dopo per non darle modo di connettersi con lui.
"Perché?" Le chiese in un sibilo strozzato inclinando il volto verso di lei.
La corvina si raggelò all'istante a causa di quello sguardo tagliente di lui.
"Sì, Adrien. Louis è tuo figlio." Abbassò la testa e buttò fuori l'aria dalla bocca in un sospiro.
Molte volte aveva fantasticato su quel momento e non c'era mai una volta che Adrien reagisse allo stesso modo: a volte piangeva, a volte sbatteva la porta e se ne andava, altre prendeva il bambino con sé senza darle modo di controbattere la sua decisione.
"Ti ho chiesto: perché!" Ripeté in tono più alto continuando a stringere i pugni.
Adrien sentiva la rabbia irradiarsi dal basso ventre fino ad arrivare a riempirgli completamente la testa facendola pulsare e perdere lucidità.
Il biondo percepiva tutto il dolore che gli provocavano le vene pulsanti e che stringevano sempre di più. Adrien avrebbe dato di matto, ma per il bene suo e quello di Marinette doveva respirare a fondo e calmarsi per non dare modo a quelle emozioni forti di prevalere su di lui e commettere gesti di cui sicuramente si sarebbe pentito, e poi non doveva dimenticare che nell'altra stanza c'era un bambino innocente che stava riposando e al quale non sarebbe piaciuto vederlo sbraitare o inveire contro sua madre.
Marinette d'altro canto si rese conto di essere stata messa alle strette, anche se nei giorni precedenti aveva meditato l'opzione di chiamarlo e rivelargli la verità, e invece ora le era salito il panico più totale, per questo gli aveva mentito.
Ora, era sicura che Adrien non avrebbe fatto finta di nulla una volta sbollito la rabbia, aveva visto come guardava Louis e nemmeno sapeva essere suo figlio. Sangue del suo sangue.
Marinette perse il conto di quante volte gli era scesa la saliva giù dalla gola, spinta a forza dalla sua volontà per bagnarla.
"I-io..." Farfugliò in un sussurro appena percettibile alle orecchie di Adrien, il quale però si voltó di scatto verso di lei.
"Perché?" Chiese nuovamente nel caso non le fosse stato chiaro.
Marinette lo guardò negli occhi e vide dietro il velo di rabbia quanto in realtà fosse affranto e questa consapevolezza le spezzò il cuore.
Forse aveva ragione sua madre e doveva raccontare ad Adrien la verità già da tempo, ma ormai era tardi per tornare indietro e usare il Miraculous del coniglio per cambiare il corso degli eventi non era una buona idea, in quel momento doveva solo parlargli apertamente e spiegare perché aveva agito così.
"Non avevo scelta, Adrien."
"Che significa che non avevi scelta? Ti sembra giusto avermi nascosto una cosa del genere?" Chiese con voce roca e affranta.
"Ti prego, mi sento già abbastanza in colpa così, non infierire... Almeno finché non ti avrò raccontato tutto." Marinette si sedette in modo composto e imvitò Adrien a fare lo stesso, con riluttanza l'ascoltò.
"Mi sembra il minimo che tu ti senta in colpa, hai negato un padre a nostro figlio per quattro anni... Chissà che cosa gli avrai detto su di me, spero solo non che sia morto."
"No, questo mai!" Esclamò senza ombra di dubbio "... E se vuoi saperlo è da qualche settimana che chiede di te, di suo padre. All'asilo molte volte vede degli uomini che vanno a prendere all'uscita i bambini e un giorno mi ha chiesto chi sono. Ho spiegato che sono papà, così mi ha chiesto dove fosse il suo..." Una lacrima rigò il suo volto e l'asciugò velocemente con le dita della mano, Adrien la notò ma non disse nulla "... Io gli ho risposto che è in viaggio e che forse un giorno sarebbe tornato."
"Beh! Sono qui, ora."
"Posso iniziare il mio racconto?"
Adrien annuì con il capo.
"... Non ti ho detto nulla della gravidanza per un motivo semplice: tu ti stavi per sposare e ho pensato che non sarebbe stato giusto farti ricadere questa doccia gelata. Eri felice e non volevo turbare il tuo equilibrio solo per uno sbaglio."
"Non è stato una sbaglio quella sera e tu lo sai bene... L'ho percepito..."
"È stato uno sbaglio, Adrien. Noi non dovevamo finire a letto insieme." Sottolineò forse per autoconvincersi e per mettere le distanze tra loro due.
"Pensala come vuoi, ma io so che cosa ho sentito: il tuo cuore che batteva veloce come il mio."
"Ti sbagli."
"Perché neghi l'evidenza?"
"Perché è così, è stato solo l'errore di una notte e... Non me la sono sentita di rimediare."
Adrien spalancò occhi e bocca al massimo "Hai pensato di abortire??"
"Una ragazza single con un lavoro al tempo precario, come avrei potuto occuparmi di Louis? Ma una volta stesa su quella lettiga e il dottore stava per infilare quello strumento freddo..." Marinette scosse la testa non riuscendo a raccontare ad Adrien le proprie emozioni "... Mi sono rivestita e andata via. In quel momento non m' importava del dopo, ma solo di stare bene e di aver fatto la scelta giusta."
"Potevi chiamarmi."
"Ho pensato di farlo, ma facendo un calcolo veloce credevo fossi in viaggio di nozze e poi non potevo uscirmene come un fulmine a ciel sereno."
"Marinette... Io non mi sono mai sposato, non sono nemmeno arrivato all'altare perché quando sono tornato a casa l'ho lasciata. Addosso avevo ancora il tuo profumo e non sai quante emozioni sei riuscita a risvegliare in quella notte. Ti amavo troppo per sposare un'altra."
Marinette mancò un battito perché era lo stesso per lei.
"Perché non sei ritornato a dirmelo?"
"Ti avevo delusa e ho ancora impresso i tuoi occhi che mi fissano..."
"Beh, non potevi aspettarti altra reazione da parte mia. Cosa credevi? Che ti avrei stretto la mano e fatto le mie congratulazioni?"
"N-no." Sospirò lui "... So di averti ferita e non ho scusanti, ma anche tu hai fatto la tua parte e Louis non dovevi tenermelo nascosto."
"Ho pensato che non ti avrei mai più rivisto, e poi..." Una lacrima le rigò il volto "... Ero stata io a chiederti di continuare, ma purtroppo la pillola che prendevo non ha avuto effetto, la ginecologa mi ha spiegato che era un tipo più leggero. Se ti avessi informato della gravidanza probabilmente avresti pensato che avrei voluto fregarti."
"Non l'avrei mai detto o creduto."
Adrien la guardò negli occhi e lei ci lesse solo e sincerità, oltre che a compassione e un bagliore d'amore.
"Mi dispiace com'è andata tra noi."
"Non è tardi per rimediare."
Marinette lo guardò cercando di capire che cosa intendesse realmente, certo se entrambi avessero avuto il coraggio di farsi avanti e parlare forse ora non starebbero a discutere seduti su un divano, ma è esattamente così che era andata e ora non gli restava altro che andare avanti.
*
Continua

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