Aprì la bocca per parlare, voleva scusarsi per il contatto troppo azzardato e per averlo messo a disagio, ma fu interrotto da Yoongi.
"Sai.. quando ero piccolo vivevo in un'altra città." Alzò lo sguardo incastrando i suoi occhi in quelli di Hoseok che lo guardava incuriosito e preoccupato allo stesso tempo.Il più giovane sentiva un leggero peso sul cuore, non sapeva dove l'altro volesse arrivare, ma aveva una strana sensazione.
"I miei genitori erano molto ricchi e avevano un appartamento molto grande, erano imprenditori di grande successo. Io ero figlio unico e stavano sempre attenti a non farmi mancare niente. Mi hanno fatto fare le scuole private, le più costose della città, mi hanno fatto imparare a suonare il pianoforte e mi hanno sempre improntato ad un certo modo di pormi e comportarmi. Anche se mi sentivo sempre fuori posto dentro quelle mura, come se non fosse il luogo giusto per me."Si fermo per qualche secondo, si schiari la gola e prese a giocherellare con il tovagliolo riducendolo a brandelli. Hoseok lo fissava sempre più incupito e preoccupato.
Yoongi aveva ragione quando diceva che erano cresciuti in modo diverso... Lui sembrava avere avuto tutto tranne l'amore e Hoseok invece non aveva niente, ma la sua famiglia lo amava e credeva in lui, insegnandogli ad amare la vita per quella che é."Quando, crescendo, mi resi conto di quello che provavo, di come mi sentissi e di ciò che mi piaceva, decisi di parlarne con mamma e papà, convinto che sarei stato ascoltato e compreso. Invece no... mi ritrovai a passare da uno psicologo ad un altro. Per loro mi ero trasformato in un mostro. Mi disprezzavano, mi impedivano di vedere i miei amici per paura che potessi finirci a letto e rovinare la loro reputazione se si fosse sparsa la voce" Un sospiro ironico gli uscì dalle corde vocali mentre ricordava quel momento.
"Mi imprigionarono nel loro lussuoso appartamento.. Mi costrinsero ad incontrare le figlie degli amici di mio padre. Ogni volta tornavo a casa in lacrime, sapendo di averli delusi. iniziarono ad offendermi più del solito, mi picchiavano e mi chiamavano puttana. Ero diventato il loro incubo più grande e un giorno.."
Si interruppe per riprendere aria e cercare di dare un po di riposo al cervello massaggiandosi una tempia.
"Un giorno mio padre mi aveva picchiato fino a farmi svenire, quando mi svegliai dolorante, ancora steso a terra, lo sentì dire a mia madre che ero un disonore e che mi avrebbe portato in un ospedale psichiatrico e mi avrebbe abbandonato li, perchè non poteva macchiarsi le mani con il mio sangue. La sua reputazione ne avrebbe risentito.."Hoseok aveva gli occhi lucidi e i pugni stretti sulle cosce, era pervaso da un senso di rabbia così forte da essere quasi incontrollabile.
Rabbia per come si comportavano i suoi genitori, rabbia per il modo orribile in cui lo disprezzavano e rabbia perché Yonngi gli aveva pure creduto.Yoongi alzo il volto per qualche istante fissando un punto a caso dietro alla spalla del castano.
"Io ti giuro che ho provato ad accontentare mio padre, ad essere come lui voleva, ma ogni volta che uscivo con una ragazza scelta da lui, tornavo di corsa a casa in lacrime volevo solo rifugiarmi da qualche parte al buio, sperando che non mi trovassero. Il posto che preferivo era senza dubbio sotto la rampa delle scale che portava al piano di sopra. Mi faceva sentire protetto rannicchiarmi lì sotto. Ho pensato che non meritassi niente di ciò che avevano fatto per me, perchè non riuscivo a dargli ciò che volevano e non mi sono mai sentito così sbagliato..."
Hoseok si sentì spezzare da quelle parole.
Non poteva essere vero.
Non poteva credere che qualcuno lo avesse massacrato dentro a fuori fino a fare a brandelli il suo cuore in questo modo.
Doveva fare qualcosa per riuscire a tirare fuori il moro da quel tunnel in cui era appena entrato.Yoongi teneva lo sguardo fisso in un punto indefinito e sembrava ripercorrere a ritroso tutti gli eventi che aveva vissuto e raccontato.
Hoseok si sentiva male a vederlo così, aveva il terrore che sarebbe evaporato, che si sarebbe dissolto se non lo avesse tirato fuori subito.
Fece un grosso respiro per cercare di calmare la sua rabbia e prese le mani del più grande.
"Yoon, guardami.." Cercò di usare il tono più fermo che esistesse. Yoongi obbedì, ma i suoi occhi erano vuoti, erano persi in qualche angolo della sua mente.
"Yoon, non dirmi che ci credi davvero?" Il ragazzo sembrò riflettere sulla domanda del castano.
"Lo sai che cos'è l'amore?" Gli chiese il minore.Fece un respiro profondo prima di continuare.
"Mio padre me lo diceva sempre.. Lo sai che l'amore non conosce limiti? Non conta la lingua, la religione, l'età, la distanza o il sesso. In amore non conta niente di tutto ciò. In amore conta solo il cuore, il battito aumenta e lo stomaco si contorce. Solo questo conta."Lo tirò leggermente a se per farlo stare concentrato sulle sue parole "Non esiste qualcosa di sbagliato in amore, il cuore ama ciò che vuole."
Lo pensava davvero, prese la mano di Yoongi e se la mise sul petto mentre pronunciava quelle parole, guardandolo con fermezza, cercando di scrutare quelle iridi nere e profonde.
Voleva che quelle parole gli entrassero in testa, che arrivasse a comprenderle.Yoongi si inumidí le labbra prima di stringerle forte.
"Cerco di ripetermelo tutti i giorni, ci sto lavorando." Con la mano libera si asciugò una lacrima solitaria che gli scendeva dall'angolo dell''occhio.
"Vedrai che passerà presto, starò bene" gli disse forzando un leggero sorriso.La forza interiore di Yoongi era disarmante.
Aveva sofferto a causa di alcune stupide apparenze che non importano a nessuno. Era stato tradito, umiliato ed odiato dai suoi stessi genitori che gli avevano distrutto l'anima e l'avevano picchiato, e lui continuava a sorridere.Stava cercando di accettarsi e lasciar andare l'immagine del padre sopra di lui con i pungi stretti e gli occhi iniettati di odio.
Hoseok sapeva che quel ragazzo avesse qualcosa di speciale, ma non poteva immaginare che fosse così dannatamente rotto e forte allo stesso tempo.
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Let Me Love You - sope
Fanfiction-Mi piaci davvero Yoon.- Quelle parole gli arrivarono dritte al cuore, facendogli saltare un altro battito e scaldandolo, i suoi occhi si inumidirono e la sua testa si fece leggera. Voleva davvero provare ad essere se stesso. Per quei dieci secondi...