La Ninfea Di Monet

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<<Avete svolto inaspettatamente un ottimo lavoro, Deveune>> mi dice con un falso sorriso il mio direttore mentre le mostro i quadri.
<<Direi più che ottimo>> aggiunge Namjoon al mio fianco.
Arrossisco.
<<La ringrazio, è anche merito suo per avermi appoggiata>> mi rivolgo al mio capo, il quale evita però il mio sguardo.
Da quando siamo usciti a pranzo evita in continuazione di rimanere da solo con me o di incrociare il mio sguardo.
<<È arrivato il signor Zanca>> trilla il direttore.
Tutti e tre lo andiamo ad accogliere, come sempre se ne esce con uno dei suoi commenti velenosi, fingo di ridere come se avesse fatto una battuta. Dopo aver chiacchierato un po' mi allontano per poter osservare da sola le opere.
<<Un bicchiere di analcolico? >> mi propone un cameriere con un vassoio in mano e un bicchiere sopra.
<<Grazie >> prendo il calice e inizio a sorseggiare il drink che in fin dei conti risulta essere buono.
Mi soffermo ad osservare un quadro di Monet, una del 250 ninfee, le mie opere preferite. Finisco il bicchiere e mi lecco le labbra.
<<Questo quadro la rappresenta in tutto e per tutto>> la voce profonda di Namjoon vicina al mio orecchio mi fa sussultare.
Non mi volto e lui rimane fermo immobile dietro le mie spalle.
<<Sia per il nome, sia per la bellezza>> la sua voce diventa un sussurro.
Un brivido percorre la mia schiena, quanto cazzo è sexy quando parla così. Mi sciolgo e mi volto per vederlo in viso. Siamo così vicini, dannatamente vicini che mi manca il fiato. Boccheggio, non riesco a respirare.
<<Nymphe>> mi accarezza una guancia.
<<Non... >> le forze mi vengono a mancare e svengo cadendo in sonno profondo.
Non c'è aria, mi sembra di annegare o di essere claustrofobica. Mi stringo la gola con entrambe le mani, ho bisogno di ossigeno! Sento qualcosa di caldo affermare una delle mie mani.
<<Nymphe >>

Apro gli occhi all'improvviso e respiro con fatica, lo spazio attorno a me gira e continua a girare.
<<Dottore si è svegliata >> urla qualcuno vicino a me <<Nymphe>>
Cerco di dire qualcosa ma dalla mia gola non esce altro che un flebile lamento.
<<Dov... s..mo..>> tento di tirarmi su per mettermi seduta, mi gira pure la testa.
<<In ospedale>>
Realizzo dopo poco quello che mi è stato detto. No. Non in ospedale. Stringo le mani fino a farmi sanguinare i palmi delle mani. Non in ospedale. Cerco di urlare invano e mi dimeno provando a rimuovere la flebo.
<<Nymphe! >> qualcuno prova a bloccarmi prendendomi per i polsi << Ci sono qui io>> mi stringe a sé e le lacrime iniziano a sgorgare dai miei occhi.
Riprendo a respirare male, il mio battito cardiaco continua ad aumentare rapidamente.
<<Sta avendo un attacco di panico, datele un tranquillizzante! >> ordina un'altra voce <<la deve portare via>> aggiunge poi prima che io perda completamente i sensi nuovamente.

Apro gli occhi con fatica, ancora ci vedo sfuocato e i rumori risultano ovatti. Provo a muovermi ma qualcosa blocca le mie braccia. Finalmente riesco a mettere a fuoco l'ambiente intorno a me. Mi trovo in una stanza dai mobili in legno e con grandi porte finestre alla francese. Capisco poi cosa blocca i miei movimenti : due cinture ancorate  al letto mi bloccano le braccia e una più larga mi blocca entrambe le gambe. La porta alla mia sinistra si apre cigolando e Namjoon, si proprio lui, fa il suo ingresso.
<<Siete sveglia>> si avvicina al mio letto e controlla che la flebo sia a posto.
Tossisco mentre cerco di parlare e Namjoon mi allunga un bicchiere d'acqua con una cannuccia da cui bevo avidamente. Finisco tutta l'acqua e mi schiarisco la voce.
<<Dove siamo? >> chiedo con voce rocca e spezzata.
<<Nella mia villa>> mi risponde lui sedendosi su una poltrona in pelle nera posta vicino al mio letto <<Come ti senti? >>
<<Cos'è successo? Perché sono legata? >> insito con le mie domande mentre cerco di divincolarmi dalle cinture.
<<Ti hanno offerto un drink analcolico alla mela, giusto? >>
<<Sono io che faccio le domande, dammi una risposta! >> alzo la voce in prendo al panico, che diamine è successo.
<<C'era del veleno in quel bicchiere, ti ho fatta portare d'urgenza in ospedale. Quando poi ti sei risvegliata.... >> fa una pausa e abbassa lo sguardo sulle sue mani << diciamo che sei impazzita e ti sei fatta del male>> mi prende una delle mani e me la apre.
Osservo le sue dita accarezzarmi con gentilezza il palmo proprio dove ci sono i segni delle mie unghie. Mugolo addolorata e ricaccio indietro le lacrime.
<<Il dottore mi ha solo detto che non hai un buon rapporto con gli ospedali e di fatti sulla tua cartella clinica è consigliato portarti in un ambiente privato>> si alza per avvicinarsi di più <<Se c'è qualcosa... >>
<<Slegami>> dico secca voltandomi dall'altra parte <<e lasciami sola >> mi stupisco io stessa dell'ultima frase, perché mai mi sto sfogando sulla persona che mi ha appena aiutato?
<<Se devi alzarti fatti aiutare, ti basterà premere questo bottone, e avvisami se vuoi fare colazione. Ti faccio portare un cambio più comodo>> mi slaccia entrambe le cinture e mi lascia nuovamente da sola.
Esplodo in lacrime rannicchiandomi su me stessa, l'ospedale ha risvegliato in me il vecchio trauma che pensavo di aver superato ormai da qualche anno. Copro la bocca per non far sentire le mie urla di dolore. Mi sfogo per diversi minuti e, respirando lentamente, riesco a tranquillizzarmi e a tornare quasi lucida. Mi metto seduta a bordo del letto e, non ascoltando quello che mi ha detto Namjoon, provo ad alzarmi per andare in bagno. Appena i miei piedi toccano terra sento le gambe farsi pesante e con gran tonfo cado per terra. Mi massaggio il sedere e inizio a ridere di me stessa, la porta della stanza si apre velocemente.
<<Oh signorina! Aspetti che l'aiuto, non faccia di testa sua per l'amor del cielo>> una signora di mezza età mi aiuta ad alzarmi << dove vuole andare? >>
<< In bagno>> rispondo con voce innocente.
Lei sbuffa e mi accompagna alla porta che si trova sulla parete di fronte al mio letto.
<<La prego di chiamarmi, non sia testarda >> mi apre la porta << quando ha finito me lo dica>> richiude la porta.
Dopo cinque minuti la chiamo e la signora mi riporta a letto.
<<Sono la signora Madeleine, al servizio del signorino Kim>> esce dalla stanza e poi rientra con dei vestiti in mano <<si metta questi, così sta più comoda >> si volta dandomi le spalle e io nel mentre mi cambio.
<<Da quanto conosce il signor Kim? >> chiedo incuriosita.
<<Da molto tempo. Sa non sono abituata ad avere una donna in casa che non sia una parente del signorino >> appena ho finito si volta << Non so se possa essere un bene o un male>> mi lancia un'occhiata.
Arrossisco imbarazzata, quindi è vero che Namjoon non dimostra molto interesse per le pretendenti. Magari gli piacciono gli uomini. Sospiro.
<<Non si faccia troppe fantasie, la sta aiutando solo perché lavora nella sua compagnia>> taglia netto la governante mentre lascia la mia stanza.
Anche se mi fa arrabbiare, non ha tutti i torti, chi sono io per Kim Namjoon? La mia pancia emette un brontolo, pensare fa sprecare un sacco di energie. Suono il campanello e Namjoon si affaccia alla mia porta.
<<Volete fare colazione? >>
Annuisco leggermente a disagio.
<<Salato o dolce? >>
<<Dolce.... Per favore>>

PHILOPHOBIA, the Fear Of Falling In Love (Kim Namjoon)Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora