Un Attico Incantato

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La macchina scende lungo un tunnel con all'interno un parcheggio, mi concentro sulle diverse macchine parcheggiate. Sono più o meno tutte lussuose o comunque nuove e ben tenute. Tiro sul col naso, devo tornare a pensare lucidamente. L'auto si ferma di fronte ad un'entrata illuminata da luci chiare, l'autista scende e mi apre la portiera. Rimango ad osservarlo, capelli neri e corti, occhi piccoli verdi come quelli di un falco. La porta di Namjoon viene aperta dall'altro bodyguard e lui scende. Intanto l'uomo mi tende la mano, pensando che io non mi stessi muovendo perché sono stanca. La rifiuto e cerco di uscire da sola, non mi sono affatto ripresa dall'avvelenamento e nuovamente sento le mie gambe pesanti. Mi appoggio alla macchina affaticata da quell'azione. Namjoon mi si avvicina e mi cinge con un braccio attorno alla vita.
<<Non posso portarti in braccio o attireremo l'attenzione degli altri>>
Non rispondo, sono troppo impegnata a capire il da farsi. Essere pazienti o dare di matto? Reclino la testa all'indietro stanca di tutto.
<<Andiamo>> mi dice dolcemente portandomi verso quella che sembra l'ascensore.
Mi aggrappo alla giacca del suo completo marrone, adesso non posso far altro che riposare. Saliamo quelli che a me sembrano innumerevoli piani e finalmente raggiungiamo l'ultimo. Si presenta davanti a me un corridoio stretto non troppo lungo e circa a metà sulla sinistra vi è un portone. Sulla destra, invece, un enorme vetrata che va da un lato all'altro mostra la città dall'alto. Siamo all'attico? Raggiungiamo la porta davanti alla quale c'è un uomo che la controlla, si fa da parte e il bodyguard grande e grosso digita dei numeri. Entriamo e per diversi minuti non riesco a non sorprendermi dell'enorme appartamento. La prima cosa che si ha di fronte è l'enorme parete inclinata totalmente fatta di vetrate arredata da diverse piante e scaffali di libri per terra. Mi volto a destra dove invece c'è un divano in pelle finta marrone e una TV a schermo piatto. A sinistra c'è una piccola cucina con un tavolo da otto posti e a fianco una scalinata a chiocciola che porta al piano superiore. Namjoon mi lascia sedere sulla sedia, si toglie la giacca e l'appoggia sulla sedia vicino alla mia. Rimango incantata ad osservarlo mentre si toglie la cravatta, forse è meglio pazientare. Altro due uomini entrano e si chiudono la porta alle spalle.
<<Capo abbiamo... >>
Si fermano, Namjoon li osserva minaccioso.
<<Non ora >> si volta verso di me <<Vieni, ti porto in camera a riposare >> mi attacco al suo braccio e in qualche modo saliamo le strette scale. Raggiungiamo il piano di sopra nonostante le scale a chiocciola continuino a salire. Mi accompagna alla porta sulla nostra destra e la apre. È una stanza piccola, con un letto singolo, un comodino, un armadio e un piccolo bagno. Mi distendo sul letto e mi infilo sotto le coperte senza nemmeno pensarci. Appoggio la testa sul cuscino e Namjoon si siede a bordo del letto. Mi accarezza uno zigomo e mi guarda con sorriso triste ed amareggiato. Le mie palpebre si fanno pesanti, dannata stanchezza. Lo vedo avvicinarsi, sento il suo respiro e mi sforzo di rimanere con gli occhi aperti. Mi sposta con la mano i capelli sulla fronte e si china su di essa. Per un millesimo di secondo si blocca e immediatamente si ritira lasciando velocemente la stanza. Mi volto sulla schiena e fisso le travi in legno, cosa è appena successo?! È forse perché puzzo? Per via del mio cattivo alito? Mi agito nel letto e finalmente lascio che il sonno mi prenda.
La luce proveniente dalla finestra del bagno invade l'intera stanza e dopo un bel sonno profondo mi sveglio. Mi stiracchio e mi alzo dal letto ricordandomi solo dopo che non sono a casa mia. Che Namjoon stia ancora dormendo? Quatta esco dalla stanza e scendo le scalette. Vedo il bodyguard grande e grosso seduto sul divano intento a leggere un giornale. Sul tavolo c'è un vassoio coperto e un bigliettino sopra.
"Faccia una buona colazione e segua le indicazioni di Idaho. Buona giornata"
Mi volto verso l'uomo che ha smesso di leggere il giornale.
<<Ciao>> si alza e viene verso di me <<Vuole del caffè? >> mi sorpassa e si ferma davanti alla moca di caffè.
<<Certo>> mi siedo e alzo il vassoio, di nuovo pancake con la frutta.
Appoggia vicino a me la tazza fumante e poi torna a sedersi sul divano a leggere il giornale.
Mangio in silenzio e ogni tanto lancio qualche occhiata verso Idaho. Ha i capelli castani scuro raccolti in un codino alto, qualche ciuffo ribelle gli ricade sul viso ovale. Finisco di mangiare e metto i piatti nel lavello, cerco una spugna per lavarli. Una mano prende i piatti ed apre la lavastoviglie. Sobbalzo, il bodyguard mi aveva raggiunto senza fare il minimo rumore. Sgrano gli occhi, potrebbe uccidermi senza che io non me ne accorga. I nostri sguardi si incrociano.
<<Non volevo spaventarvi>> improvvisamente sorride.
Arrossisco leggermente e faccio no con la testa. Finisce di sistemare i piatti e poi dal mobile sotto la TV tira fuori un telefono, un iPad e una scatolina quadrata.
<<Sono da parte del capo per scusarsi della situazione>> me li da e rimane ad osservare la mia reazione.
<<Io... >> rimango senza parole, perché mai avrebbe dovuto scusarsi? Mi siedo sul tavolo e inizio a maneggiare quegli oggetti costosi.
Idaho riceve una telefonata ed esce nel lungo corridoio. In effetti ho lasciato il mio telefono alla villa, ma bastava semplicemente andarlo a recuperare. O forse l'intruso stava creando problemi?
<<Nymphe>> una voce calda a me conosciuta mi fa voltare << come state? >>
Sbatto le palpebre diverse volte senza riuscire a smettere di guardare le braccia muscolose di Namjoon. Indossa una maglia nera attillata che gli mette in risalto non solo i muscoli delle braccia, ma anche quelli del petto. Il mio sguardo scende sui pantaloni lunghi della tuta anch'essi neri e infine sulle scarpe da ginnastica bianche. Idaho gli passa una felpa e lui si toglie il cappellino con la visiera e se la infila. La maglia si alza di poco lasciando trapelare un filo di pelle, ma la mia visuale viene bloccata dal bodyguard con i capelli corvini. Metto il broncio, sembra quasi che l'abbia fatto apposta.
<<State bene? >> mi ripete Namjoon.
<<Non serve usare il lei ormai>> lo guardo accigliato, insomma dopo tutto quello che abbiamo passato.
<<Hai ragione>> mi risponde leggermente imbarazzato.
<<Sto bene, comunque. Grazie per avermelo chiesto>> mi alzo e mi avvicino a lui e i due bodyguard si fanno da parte <<Tu.... Stai bene? >> mi fermo ad un metro da lui.
<<Si>> sorride come solo lui può fare, apre di più gli occhi e due fossette gli compaiono sul viso. È facile capire quando sta mostrando un sorriso vero oppure no. Non riesco a fare a meno di contraccambiare e rimaniamo come due idoti per qualche secondo.
<<Posso tornare a casa? >> faccio un altro passo verso di lui.
<<Non ancora >> la sua espressione muta.
Incrocio le braccia al petto e lo guardo sbuffando.
<<Non posso rimanere con solo questo pigiama >> mi lamento.
<<Ti darò una carta e ti ordinerai quello che vuoi, online>> sottolinea con forza quest'ultima parola.
<<Mi rifiuto di usare i tuoi soldi>>
<<Perché? Cos'hanno di male? >> corruga la fronte confuso.
Sembra così innocente quando fa queste domande.
<<Beh, sono tuoi e non voglio abusare della tua ricchezza>>
Sentendo la mia risposta si rilassa.
<<Usali invece, pensala come un regalo di lavoro per aver svolto molto bene le tue mansioni >> sta volta è lui ad avvicinarsi a me.
Alzo il viso ricordandomi di quanto sia alto. Mi sorride per un'ultima volta e poi sale le scale a chiocciola, Idaho lo segue mentre l'altro rimane fermo immobile.
<<Vado a farmi una doccia>> dice Namjoon.
Forse è meglio che la faccia anche io.

PHILOPHOBIA, the Fear Of Falling In Love (Kim Namjoon)Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora