𝑪𝒂𝒑𝒊𝒕𝒐𝒍𝒐 𝑰

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FELIX'S POV

Sono Lee Felix, ho 18 anni e ho sempre odiato le ingiustizie. Tuttavia so benissimo che questa società ne è piena e che viviamo in un mondo in cui i più forti utilizzano il loro potere per far affondare i più deboli ma non sono pronto ad accettarlo ed a "farmene semplicemente una ragione" come mi hanno spesso consigliato i miei amici ed i miei genitori. So che lo fanno solo per il mio bene, visto che in varie occasioni mi sono immischiato in faccende pericolose e che non mi riguardavano pur di evitare che venisse commessa un ingiustizia e quello che succederà nel giro di qualche ora ne è un esempio...

Sono le 7:00 del 24 gennaio e mi sono appena svegliato grazie ai raggi del sole che dalla finestra semiaperta entravano timidamente nella mia stanza e ,allegramente come mio solito, mi sono preparato, ho mangiato con calma la colazione che mi ero preparato e mi sono incamminato serenamente per le strade fredde e umide di Seoul per raggiungere la mia scuola.

Non ho mai amato particolarmente la scuola, perché se parliamo di ingiustizie questo ne è lo scenario principale. Professori che danno voti diversi a seconda del rango o semplicemente del carattere degli studenti, materiale scolastico costosissimo che in molti fanno fatica ad acquistare ma che non ricevono aiuto in nessuno modo e soprattutto ragazzi che ne bullizzano altri senza preoccuparsi dei sentimenti delle loro vittime o delle conseguenze tragiche che le loro parole o le loro azioni potrebbero avere sui poveri studenti che infastidiscono.

Io però, fortunatamente, sono arrivato al secondo anno delle superiori senza intoppi particolari anzi, essendo una persona molto solare, vado d'accordo con tutti i miei compagni di classe anche se una delle poche persone che considero veramente mia amica è Han Jisung, un ragazzo della mia stessa età, che però non frequenta la mia stessa scuola. Lui è l'unico di cui mi fidi cecamente e sa cose sul mio conto che non ho mai raccontato a nessuno dei miei amici, come per esempio il fatto che io sia gay. Se la cosa non viene vista di buon occhio in molti paesi del mondo qui in Corea la situazione è ancora più drammatica. Un giorno però non so come ho trovato il coraggio di fare coming out con i miei genitori e, seppur avessi paura della loro reazione, perchè molto conservatori, non mi sarei mai aspettato che mi dicessero direttamente quanto io gli facessi schifo e quanto fossero disgustati dall'avere un figlio come me. Non mi hanno picchiato, rinchiuso o cercato di farmi cambiare idea, mi hanno semplicemente sbattuto fuori di casa, mandandomi a vivere in un monolocale. Tuttavia ancora mi mandano il denaro necessario per mantenermi, volendo evitare processi per un "qualcosa di così inutile."

Da quel giorno non ho mai parlato con nessuno del mio orientamento, perché ero terrorizzato dal perdere coloro a cui tenevo ma una sera per liberarmi dal peso di questo segreto l'ho rivelato ad Han, non aspettandomi però che lui mi dicesse di esserlo a sua volta. Quel giorno mi ha anche rivelato di essersi preso una sbandata per un certo Lee Minho, uno dei membri del gruppo che sta cercando di formare ed al quale mi chiede spesso di unirmi visto che dice che la mia voce inaspettatamente profonda "è una delle cose più arrapanti che abbia mai sentito." (parole sue non mie) e forse prima o poi cederò anche perché sta diventando veramente TROPPO insistente e perché mi servirebbe qualcosa da fare per passare il tempo invece di stare tutto il giorno a vegetare sul divano.

Perso nei miei pensieri arrivo a scuola in leggero ritardo ed entro velocemente in classe ma per fortuna la lezione di filosofia non è ancora iniziata. Saluto i miei compagni e mi siedo all'ultimo banco, come al solito. Un attimo dopo entra in classe la bidella: "la prof ha avuto un imprevisto e non potrà fare lezione oggi, quindi rimarrò io a sorvegliarvi." La giornata non poteva iniziare in modo migliore!

Mi metto a chiacchierare del più e del meno con alcuni dei miei compagni, e dopo un po' chiedo alla bidella di poter andare in bagno. Cammino tranquillo per i corridoi fino ad arrivare davanti alla porta del bagno quando sento un gemito di dolore provenire dall'interno di esso. Apro immediatamente la porta e vedo un ragazzo alto e possente, con un abbigliamento a dir poco inquietante e tetro, con i capelli lunghi e biondi raccolti in una mezza coda che si volta improvvisamente e mi fissa con due occhi magnetici e ricolmi di rabbia. In un altro momento avrei sicuramente pensato a quanto fosse bello e a quanto fosse il mio tipo, ma considerando che stava tenendo per il colletto della camicia un ragazzo molto più basso, minuto e sicuramente più piccolo di lui e che, prima che arrivassi lo aveva evidentemente colpito allo stomaco, visto che il poverino aveva le mani sull'addome con un espressione dolorante e con le lacrime agli occhi, la sua bellezza passava decisamente in secondo piano.

Per un attimo rimango congelato sul posto ma poco dopo mi risveglio dal mio stato di trance e, anche se il mio cervello mi dice di non farlo, mi avvicino a passi svelti ai due. Sento la rabbia ribollirmi dentro, anche se allo stesso tempo sto tremando di paura, però non mi fermo e arrivo a pochi centimetri da lui.

"Lascialo!" grido d'istinto non aspettandomi ovviamente che lo faccia. Ma, con mia sorpresa lascia la presa sul ragazzo, che si accascia a terra, ma sul viso del biondo compare un ghigno perfido e, senza avere il tempo di realizzare mi ritrovo con le spalle al muro e con una delle mani del ragazzo a tenermi per il collo. Cerco di strozzare un leggero gemito di dolore ma senza risultati. Il biondo, sempre con quel ghigno stampato in faccia mi ispeziona con lo sguardo, dall'alto in basso, poi incatena le sue iridi con le mie e quel contatto visivo mi fa gelare immediatamente il sangue nelle vene per quanto è truce.

"cosa abbiamo qui, un paladino della giustizia che arriva in soccorso del povero e indifeso ragazzino sfigato?" sputa ridacchiando e fa per dire qualcos'altro ma viene interrotto dal suono della campanella che annuncia l'inizio della seconda ora.

"salvato dalla campanella come si dice. Oggi sei fortunato moccioso, ma sappi che non finisce qui, nessuno può dirmi cosa devo o non devo fare, soprattutto una fighetta del cazzo come te." lascia brutalmente la presa sulla mia maglietta facendomi quasi perdere l'equilibrio e mentre esce dalla porta mi richiama.

"Ah, comunque il mio nome è Hwang Hyunjin."

"E a me che cosa dovrebbe interessare di come cazzo ti chiami?" dico in un improvviso impeto di coraggio riprendendomi da quello che è appena successo, sapendo che forse avrei dovuto evitare.

"Ti importerà visto che questo nome sta per diventare il tuo peggiore incubo." dice con gli occhi iniettati di sangue facendomi rabbrividire e pentire amaramente di averlo provocato.

"Cerca di goderti il tuo ultimo giorno di pace ragazzino, perché da domani non ti mollerò un attimo." ed esce dal bagno dirigendosi in classe.

E quello fu veramente l'inizio del mio inferno...

🍥🍥🍥


Allooooora questa è la primissima fanfiction che scrivo e spero vi piaccia. Non fatevi problemi a fare correzioni o a dare consigli perchè sono sempre bene accetti. L'inizio è un po' lento lo so ma dovevo spiegare la situazione, dopo giuro che velocizza. Eh niente grazie a chiunque leggerà questa storia!

♟𝐈𝐧𝐣𝐮𝐬𝐭𝐢𝐜𝐞 || 𝐇𝐲𝐮𝐧𝐥𝐢𝐱♟Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora