Capitolo 7

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Erano circa le nove del mattino quando Jimin buttò la sveglia per terra, stanco del suo suono continuo.

Si alzò dal letto massaggiandosi il viso, e cercando in tutti i modi di svegliarsi del tutto.

Il sole regnava nella sua stanza. Era strano, ma gli regalava positività e più energia di quanto pensasse.

Tae era ancora addormentato, e Jimin non ne era sorpreso.

Dopo essersi sistemato, si recò al solito locale per aiutare Alfred a decorarlo, per la piccola festa che si sarebbe tenuta nelle ore successive.

Si prospettava una lunga giornata, e di solito Jimin non amava le feste, ma adorava avere un pretesto per bere tutti i vini pregiati in quelle occasioni.

"Ragazzo dammi una mano." disse Alfred, cercando di non cadere dalla sedia per attaccare delle semplici lucine che rendevano il luogo accogliente.

"Grazie per essere venuto ad aiutarmi. Sai, alla mia età è sempre difficile fare questo tipo di lavoretti."

Jimin sorrise, pensando ad Alfred come un secondo padre.

Lo aveva trovato per strada dopo quell'episodio, in uno stretto vicolo con una valigia e lacrime da chiudere in essa.

Aveva freddo, così gli regalò una coperta invitandolo ad entrare nel locale, dove lo nutrì con pasti caldi, facendolo persino dormire sul suo stesso letto per farlo sentire al sicuro.

Gli aveva donato la sua vita e il suo tempo, e Jimin sapeva benissimo quanto fossero preziosi.

Con il tempo, gli aveva permesso anche un posto di lavoro, ricostruendo tutta la sua vita.

Ma il ragazzo si sentiva inutile, non aveva mai fatto niente per Alfred, quando lui gli aveva donato l'intero mondo, salvandolo dalle strade affollate della piccola cittadina.

Non poteva fare niente, oltre che aiutarlo nel locale e cercando con i pochi soldi che riceveva, di renderlo felice.

Soffriva anche per questo, e la sua mente non riusciva a rimanere in silenzio.

"Hai parlato con 193 alla fine?" disse il vecchio, spolverando le mensole sotto le lucine.

Questa domanda lo fece ritornare alla realtà:
"Oh, si certo"

"Com'è andata?" chiese curioso.

"Beh, mi aspettavo un comportamento migliore da parte sua, o semplicemente freddezza, ma è un ragazzo molto affascinante." disse Jimin sorridendo, fissando un punto invisibile, come se facesse spazio a tutti i suoi sogni nascosti.

"Ragazzino, non ti sarai mica preso una cotta vero?"

Jimin sobbalzò, ordinando gli scaffali: "Ovvio che no, non pensarci nemmeno."

Alfred iniziò a ridere, guardando il ragazzo divertito.

                               ~•~

Erano le otto, bensì un'ora prima della festa, e il ragazzo aveva indossato gli indumenti adatti per dimostrarsi attraente, se si fosse presentato il ragazzo misterioso.

Voleva fare colpo, e non nascondeva questo suo pensiero.

Si aggiustò la cravatta, guardandosi nello specchio della sua camera.

Osservò i suoi dolci lineamenti, e per la prima volta sorrise a se stesso, per poi dirigersi alla porta dove Taehyung e Jungkook lo stavano aspettando.

"Wow! Il nanetto si è fatto più che carino per la sua cotta."

Jimin spinse Tae bruscamente, salutando il suo ragazzo e avviandosi al locale.

Appena misero piede dentro quest'ultimo, sembrava che tutti gli sguardi fossero rivolti verso di loro.

Era presente davvero molta gente, e molto spesso il locale tendeva ad essere vuoto e silenzioso.

C'erano coppie, ma anche gruppi di amici che ballavano al centro, mentre facevano scivolare sulle proprie labbra l'amaro sapore della birra fresca.

Jimin notò anche la presenza di due ragazzi, che si davano un bacio casto in un angolo del locale. Sembravano timidi, ma i loro sguardi descrivevano cosa stavano provando.

Aveva visto il piccolo cartello all'entrata che aveva creato Alfred, e che lo aveva fatto sentire accettato e felice. "qui possono entrare tutti, perché la vera bellezza è amare chiunque si voglia amare."

Jimin si guardò intorno, cercando il ragazzo misterioso. Voleva di nuovo parlarci, e fremeva dal desiderio di incontrarlo.

Ma non riusciva a vederlo, e così perse le speranze, uscendo fuori dal locale per prendere un po' d'aria.

Il vento era abbastanza delicato e si respirava una sensazione di pace, come se la confusione del piccolo luogo fosse già scomparsa.

All'improvviso un'auto si fermò proprio davanti a Jimin, mentre lui guardava il cielo e sussurrava parole senza senso.

Abbassò lo sguardo e iniziò a sorridere, notando il ragazzo misterioso alla guida e la famosa mascherina sul suo volto.

"Vieni con me Park?"

193 || yoonmin Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora