Scesi dalla mia stanza e trovai i ragazzi che guardavano del baseball in tv.
"Oh ciao Paige" disse Travor guardandomi con un sorrisetto malizioso "alla buon ora, andava bene la pizza?" chiese Dylan guardandomi "si" dissi io sedendomi sul divano in mezzo a Aaron e Travor "hai aperto le finestre in camera? Il sesso lascia un odore inconfondibile" mi sussurrò divertito Aaron "si le ho aperte" dissi alzando gli occhi al cielo "Dylan chissà che fine avrà fatto Alex" disse Travor facendomi un sorrisetto furbo "se volete provo a chiamarlo" disse mio cugino guardando i ragazzi a fianco a me.
In quel momento Alex entró dalla porta, bello e spettinato, l'aria soddisfatto e il solito sorrisetto da stronzo con l'angolo delle labbra destro alzato più di quello sinistro. Quanto avrei voluto baciarlo in quel momento...
"Hai l'aria di uno che ha appena fatto sesso, hai chiamato Jennifer?" chiese mio cugino in un rimprovero. Io cercai di non far notare a Dylan la mia espressione colpevole mentre Travor e Aaron cercavano di trattenersi dal ridere.
Alex mi lanció uno sguardo ammiccante e poi distese le braccia in alto per stiracchiarsi "no Jennifer non la sento da un po' in realtà" disse lui pigramente camminando come un predatore verso il divano facendomi percepire la solita energia che si irradiava in me "hai trovato una nuova preda?" chiese Dylan guardandolo mentre si sedeva comodamente accanto a Travor "esattamente" disse posando lo sguardo sulle mie gambe distese e intensificando il sorrisetto. "Io penso che mi andró a fare una passeggiata" dissi alzandomi non riuscendo più a contenere quel calore che gli occhi di Alex sul mio corpo mi stavano facendo provare. "Va bene, ma non fare tardi" si raccomandò Dylan.
Andai su e presi la mia borsa, mi avvicinai al comodino e presi il mio quaderno dei disegni. Mi stavo per girare quando notai la lettera che mio padre mi aveva lasciato... La presi non sapendone il motivo, evidentemente mi volevo rovinare la giornata.
Scesi giù e presi una mela dalla cucina, in quel momento Jolly arrivò ai miei piedi cercando di convincermi a portarlo con me "Dylan vi lascio jolly" avvisai non volendo farlo stancare visto che sarei stata via un po'. Mi abbassai e gli lasciai un bacio sulla nuca "sei in buone mani" sussurrai accarezzandolo e alzandomi. "Travor tua responsabilità" mi raccomandai con lui indicandolo. Travor sorrise come un bambino "Jolly vieni qui" disse tutto pimpante, il cane eseguì gli ordini e con il suo aiuto salì sul divano e si mise in braccio a lui, Travor iniziò a spupazzartelo tutto. "A dopo" urlai dall'altrio.
Camminai tra le strade di New York fino a raggiungere il punto panoramico dove ero stata con Allison, non perché ero triste o robe simili, ma perché certe volte devi prenderti del tempo per te stessa, ragionare su ciò che ti sta accadendo e cercare di eliminare problemi risolvibili dalla tua vita.
Mi sedetti all'ombra di uno degli alberi con la schiena appoggiata alla corteccia.
Presi il mio block Notes e iniziai a elencare tutte le cose che mi passavano per la testa, lo facevo fin da piccola, mi dava un senso di ordine.
Cosa eravamo io e Alex? Dove volevo che la pittura mi portasse? Cosa pensavo del fatto che mi stavo affezzionando a Travor e Aaron?
Scrissi le tre domande a cui in questi giorni cercavo risposte, ma in quel momento non avevo voglia di risolvere problemi...
Stavo cercando la matita per mettermi a disegnare quando mi capitó in mano la lettera di mio padre. Guardai la busta bianca e vidi il mio nome scritto elegantemente sul foglio bianco.
Mi accorsi che forse era quello il momento giusto, era quello il momento giusto per affrontare quel problema, per spuntarlo dalla lista. Presi un bel respiro e con mani tremanti aprì la busta.
Trovai un figlio completamente scritto di quella scrittura elegante e raffinata che non sapevo appartenesse a mio padre. Appoggiai la testa al tronco e cominciai a leggere.
Cara Paige,
Non so come tu abbia reagito al mio arrivo a casa di Dylan e dei suoi genitori, e se hai reagito nel peggiore dei modi, ti capisco. Me lo merito. Paige io negli anni in cui tu sei stata a casa, non ho fatto il padre, ma il mostro. Non mi perdonerò mai, ne chiederò mai di farmi perdonare, non perché io non voglia riconciliarmi con te, perché Paige sappi che è l'unica cosa che voglio, l'unica cosa che mi fa alzare dal letto la mattina è questo, ma so anche che è imperdonabile ciò che fatto. Mi ripugna pure il fatto di stare qui a scrivere questa lettera. Mi faccio schifo, e ogni mattina, quando mi guardò allo specchio, vedo ciò che pensi di me, un mostro vestito da padre. Devi sapere che dopo che tu sei scappata di casa...A quella frase mi bloccai, pensare che stava andando bene.... Scappata di casa? Mi uscì una risata amara per quella stupida stronzata. Continuai a leggere nonostante quella frase.
...ho smesso di bere e mi sono arruolato, è già, ho continuato con il mio vecchio lavoro. Ho fatto diverse spedizioni in giro per il mondo, ho visto la morte in ogni dove, ho visto bambini che venivano strappati dalle loro madri, bambini che neanche sopravvivevano nonostante la loro giovane età. Paige io non perdonerò mai il fatto che io ti abbia portato via un infanzia felice, infatti quello che mi auguro è che tu ora ti sia riuscita a rialzare, più forte di prima. Spero che tu possa avere la più grande felicità mai esistita. Se fosse per me in questo momento queste parole te le direi stretti in un abbraccio che non ti ho dato da tanto, ma fidati amore mio lo capisco se le circostanze saranno scritte su questa lettera. Purtroppo non sono qui per dirti solo queste parole Paige, non so se lo sai però tua madre è morta.
Mi immobilizzai a quella frase.
È morta Tre mesi fa, un incidente d'auto, un camion le ha tagliato la strada, eravamo divorziati ma non so per quale scherzo del destino, il contatto di emergenza ero io. Mi dispiace se questa notizia ti ha arrecato qualche danno o sconforto, fidati se ti dico che non vorrei far altro che riabbracciarti come quando eri piccola, ma so che è difficile per te. Ti lascio il mio numero tesoro, nel caso tu voglia contattatarmi per ogni informazione in più. E nel caso tu non voglia farlo e cambiare vita, ti auguro il meglio figlia mia.
Feci cadere la lettera dalle mie mani. Guardai dritto davanti a me e la mia vista si offuscò di lacrime. Cosa stava succedendo? Io per i miei genitori mi ero ripromessa di non versare più neanche una lacrima, no no no. Ero stanca di quel dolore, di quel soffio nel petto, di quel fischio nella mia testa.
Mio padre non poteva ripresentarsi qui dopo tutto quello che mi aveva fatto, doveva farlo prima, non potevo sentire la sua mancanza ora.
Urla si sovrapposero nella mia testa, i demoni del passato presero il controllo, la mia corona di spine bucò il mio cuore in modo irreparabile facendomi dimenticare di ogni emozione positiva.
Ed eccola quella sensazione, il respiro mi mancava, la testa pulsava, la vista si offuscava da macchioline nere, sentivo l'ansia che mi pervadeva ogni nervo e mi impediva ogni movimento, l'energia abbandonava il mio corpo che si afflosciò a terra. L'ultima cosa che vidi fu quella dannata lettera.
Buio. Buio. Buio.
Avrei fatto compagnia ai miei demoni.
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pain on painting
RomancePaige, ragazza con un passato doloroso. Si trova a essere presa in custodia da sua zia dopo i quattro anni passati in orfanotrofio. Era la ragazza solare che strappava un sorriso quando passava. Adesso è cambiata perché la vita, sua madre, e quell'...