Capitolo 14

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Uscimmo e io rimasi un secondo a bearmi di quel fresco che mi piombò addosso. Presi il pacchetto di sigarette che mi aveva dato prima Alex e me ne accesi una, glielo passai e lui si sfilò la sua. Andai su un muretto la davanti e mi sedetti per fumare con calma.

"Che hai detto ai ragazzi?" chiesi riferendomi al fatto che ce ne siamo andati via prima "che ci vedevamo a casa mia tra mezz'ora" disse lui tranquillo "quindi prima mi riaccompagni a casa e poi ritorni a casa tua giusto?" chiesi per esserne sicura "sbagliato, Dylan mi ha obbligato a portarti da me che dormiamo li visto che mio padre non c'è" disse lui con un finto sorriso ritornando a fumare con tutta la tranquillità del mondo "cosa?" esplosi "okay prendo un taxi" dissi risoluta spegnendo la sigaretta e recuperando la borsa. Prima di scendere lui mi bloccò mettendosi davanti a me tra le mie gambe.

Nonostante il muretto fosse alto, lui era qualche centimetro più alto di me, mise le mani hai lati del mio corpo e mi guardò "vorrei farti andare da sola in un posto dove i taxi non passano, ma gli stupratori come quel coglione si, ma poi tuo cugino mi ammazzerebbe" disse lui facendo un ghigno finto dispiaciuto. Io lo fulminai "riaccompagnami a casa" gli ringhia addosso avvicinandomi al suo viso "no" disse teatralmente.

Si aprì la solita sfida tra i nostri occhi, ci divideva solo un palmo di mano e in quel momento il mio cervello andò in tilt come ogni volta che ero con lui. "Non hai nessun altra ragazza da torturare?" chiesi alzando le sopracciglia, lui mi guardò le labbra in ogni loro movimento e in quel momento un istinto incontrollabile mi fece avvicinare a lui "io non torturo nessuna, sono loro che insistono nel venire a letto con me" disse semplicemente non staccandosi da me.

Notai che il suo corpo si avvicinò al mio, ormai il mio interno coscia toccava i suoi fianchi, il mio seno era a un millimetro dal suo petto e degli strani brividi mi partivano da tutto il corpo. "Le conquista il tuo sorrisetto da stronzo o i tuoi modi di fare da coglione?" chiesi facendo la finta confusa. Lui rise di gusto, il suo petto in quel momento aderì al mio seno e la voglia che io avevo di lui crebbe notevolmente.

Io e Alex eravamo poli uguali, destinati a respingersi, ma bastava uno sguardo per far invertire le rotte e farci connettere.

"Vuoi vedere cosa le conquista Paige?" chiese con una voce bassa e roca che fece fremere parti di me che neanche sapevo di avere. Io stetti in silenzio e lui lo dovette prendere come una tacita risposta di assenso.

Dentro di me neanche sapevo cosa fosse.

"Il mio tocco su di loro" mi sussurrò all'orecchio mentre faceva salire le mani suoi miei fianchi facendomi aderire completamente al suo corpo. Sentì la protuberanza che spingeva proprio sulla mia entrata. Cercai di trattenere un sospiro in vano quando lui fece scivolare le sue mani dai miei fianchi ai miei polpacci per allacciare le gambe alla sua vita. "Le mie labbra sulla loro pelle" sussurrò sfiorandomi il lobo dell'orecchio con le sue labbra calde.

Extasy, eccitazione, passione, fuoco. Era quello che in quel momento c'era dentro di me.

"La mia voce" mi sussurrò mentre mi iniziò a baciare il collo. Io spostai leggermente la testa per facilitarli il lavoro ormai abbindolata da quelle sensazioni. Mi mise una mano alla fine della schiena facendomela inarcare e congiungendo ancora di più le nostre intimita.

Con una mano partendo dalla spalla arrivò fino a giù lasciando delle scie di brividi che mi fecero rilassare e godere allo stesso tempo. Mi prese la mano e fece lo stesso con l'altro braccio, se le all'acciò dietro al collo e continuò con la sua tortura di baci bollenti.

La pulsazione tra le mie gambe si fece sempre più presente, lui riposizionò la sua mano infondo alla schiena e mise pressione per sentire ancora di più i nostri corpi vicino.

Mi ritrovai a avere fastidio dei jeans e della maglietta che avevo indosso. Mi ritrovai a sperare che lui me li togliesse.

In un attimo di lucidità notai che lui aveva giocato abbastanza, adesso toccava a me. Mentre lui con i suoi baci bollenti stava facendo più pressione e la protuberanza che sentivo tra le mie gambe aumentava decisi di prendere in mano la situazione.

"Sai Alex" sussurrai mentre staccavo le mie mani dal suo collo e le portavo lentamente giù passando per i pettorali e gli addominali scolpiti. "Ci sono certe ragazze che dopo queste cose avrebbero fatto sesso con te anche qui" continuai arrivando alla fine della sua maglietta e all'inizio del l'elastico dei pantaloncini. Sentì il suo corpo bramarmi sempre di più, con una mano stringeva possessivamente il mio fianco, e con l'altra mi premeva la fine della schiena contro di lui. Inflilai le mie mani sotto la sua maglietta sfiorandoli i bicipiti e stringendo le cosce sulla sua vita facendolo ringhiare e baciarmi più possessivamente il collo.

Mai avevo provato una sensazione così forte dentro di me. E dio, se solo non avessi ripreso il controllo sarei stata una di quelle ragazze che avrebbero fatto di tutto per una scopata con lui.

"Ma io, io non sarò mai come loro" dissi vittoriosa facendo un ghigno furbo. Lui si staccò un attimo dal mio collo e con il respiro più accelerato posò la fronte sull'incavo della mia spalla annusandone l'odore. "Io ho il controllo su me stessa" dissi in fine soddisfatta staccando le gambe dalla sua vita e scivolando giù strisciando sul suo corpo. Lui mi guardò intensamente "sei brava a prenderti gioco delle persone Paige" constatò lui spostandomi una ciocca di capelli dal viso "però non me, ho visto che effetto ha il mio corpo accanto al tuo, ho visto che effetto hanno i miei occhi nei tuoi. Puoi prendere in giro chi vuoi, ma non me" disse inclinando la testa e guardandomi le labbra.

Io rimasi scossa da quella rivelazione, quel ragazzo stava capendo i miei punti deboli, le mie sensazioni e sapeva più di quel che io avrei voluto. "Andiamo" dissi semplicemente avviandomi alla sua macchina.

Salimmo e il viaggio di ritorno fu silenzioso, Alex guidava con calma come se nessuno li corresse dietro, mi faceva sentire sicura in un certo senso.

Quando mi comunicò che stavamo per arrivare mi arrivò una chiamata da Gary. "Pronto" dissi rispondendo "Perché te ne sei andata via con Alex? Perché c'è un uomo che ha la mano rotta? Perché non ci hai seguito quando ti ho detto di farlo?" okay era abbastanza incazzato "uno sono andata con Alex perché l'ho incrociato dentro e stava andando, così per non aspettarvi sono andata con lui, due non so perché un tipo abbia la mano rotta, tre non vi ho seguiti perché vi ho persi di vista" mi inventai lanciando uno sguardo a Alex "Mh sappi che non ti credo, comunque sai che dormiremo da Alex?" chiese poi "si lo so e non capisco il motivo" sbuffai io "passiamo prima da casa tua, ti prendo un cambio?" chiese "si grazie, a e prendi anche la borsa nera con il mio quaderno dentro, devo andare da Damon domani" gli ricordai io visto che alle nove sarei andata al mio primo giorno li "okay" disse chiudendo la chiamata.

"Non sapevi perché quel tipo avesse la mano rotta eh" mi beffeggiò Alex mentre girava a una rotonda "non devi dirgli quello che è successo okay?" chiesi io guardandolo "va bene" disse lui annuendo.

"Facciamo un gioco" disse lui a una certa "sincerità e domanda" disse poi "e cosa sarebbe?" chiesi io confusa alzando le sopracciglia "tu rispondi a una mia domanda con sincerità e poi ne potrai fare una tu a me" disse lui ovvio lanciandomi uno sguardo. "E se non volessi rispondere?" chiese io assottigliando lo sguardo.

Capì che era un modo per conoscermi, e non mi piaceva affatto "sei una manipolatrice Paige, distorci la verità non mentendo" disse lui alzando le spalle e facendo un sorrisetto stronzo "va bene" dissi io stando in guardia. "Che fine a fatto tua madre?" chiese con tranquillità "non lo so" risposi sinceramente con un alzata di spalle "in che senso non lo sai?" chiese stranito "che non lo so" ripetei sbuffando. "Tocca a me" dissi pensando bene alla mia prossima mossa.

Da quello che avevo compreso suo padre era vivo e sapeva dove fosse anche se evidentemente non avevano un buon rapporto, chiederli della sua famiglia non sarebbe servito perché adesso andando a casa sua probabilmente avrei saputo di più. Adesso solo una domanda mi martellava in testa.

"Perché stai cercando di comprendermi?" li chiesi guardandolo. Lui ci pensò un attimo su "mi piace etichettare le persone nella mia testa, voglio essere cosciente se una persona è imprevedibile e potrebbe fare un passo falso. A quanto pare non sei l'unica manipolatrice in questo mondo" mi disse "quindi sei una specie di maniaco del controllo?" chiesi io stranita "più che altro diffidente e calcolatore" disse lui lanciandomi uno sguardo. "Siamo arrivati ragazzina".

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