Capitolo 47

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"Paige muovi il culo" mi svegliò dolcemente mio cugino togliendomi via la coperta e strappandomi dal mondo dei miei incubi.

Era arrivato il primo giorno di scuola, ieri non ho fatto altro che dipingere. Non avevo visto neanche nessuno dei ragazzi per la prima volta da quando ero lì.

"Ancora cinque minuti" biascicai io rannicchiandomi nel letto. "Dylan muoviti cazzo" sbottò la voce di Alex. "Dillo a mia cugina" sentì urlare da Dylan.

"Ci vado a piedi a scuola, voi potete benissimo andarvene a fanculo" biascicai io non volendomi svegliare. Si stava così bene in quel letto.

"Paige alzati" tuonò la voce di Alex. "Vattene a fanculo" gli urlai. E non so se fosse per il non volermi svegliare o per altro... "Dylan o la svegli o la ammazzo" urlò Alex dalla mia stanza.

Ormai era diventata una questione di principio. Io decidevo quando alzarmi, non loro.

"Okay va a piedi" sbottò Alex uscendo dalla mia stanza incazzato e sbattendo la porta. Io in quel momento mi alzai tranquillamente e soddisfatta. Mi misi dei jeans a zampa neri strappati sulle ginocchia e un top con la scollatura a cuore azzurro. Per le scarpe misi le mie scarpe da ginnastica bianche e presi il mio zaino nero.

Scesi di sotto e presi una mela. Mi guardai un ultima volta allo specchio e mi piaceva l'effetto del top sui miei occhi, i miei capelli erano ondulati dal sonno, dandomi un aria più sbarazzina.

Salutai jolly con un bacio sulla nuca e uscì di casa. Vidi che c'era ancora parcheggiata la macchina di Alex e quando mi videro cominciarono a suonare il clacson per dirmi di sbrigarmi.

Io salì in macchina nei posti dietro e guardai tranquillamente il cellulare "Paige devi prenderti la patente" piagnucolò Dylan mentre Alex partiva a tutto gas. "In realtà sto tenendo i soldi per un appartamento dall'altra parte di new york che oggi andrò a vedere" gli rivelai con il sorriso sul volto.

"Te ne vai da casa" strabuzzò gli occhi mio cugino "si è dovresti farlo pure tu, insomma hai vent'anni, l'anno prossimo hai l'università" mi beffeggiai di lui "vengo a vivere con te allora cuginetta" disse lui girandosi e facendomi un sorriso sornione. "No,no, no. Niente maschi da me" dissi subito chiarendo la situazione "questa cosa mi rassicura molto" disse Dylan con un sorriso soddisfatto sul viso.

Mi permisi di lanciare uno sguardo a Alex e vidi che era tra lincazzato e il pensieroso. Però di lui non mi doveva più interessare. Basta, avrei fatto la mia vita.

Arrivammo davanti a un crande edificio color mattone. Alex parcheggiò e vidi che molta gente puntava gli occhi sulla sua macchina.

Si mise gli occhiali da sole e scese. Vidi le ragazze che non appena lo videro sbavarono come se non ci fosse un domani, i ragazzi abbassavano lo sguardo come bravi sudditi. Che schifo.

Scese anche Dylan e poi Alex venne a aprirmi lo sportello visto che non uscivo "o ti muovi o ti chiudo dentro" disse porgendomi una mano. Io alzai le sopracciglia e sbuffai. Slittai fino all'altro lato e mi aprì la portiera scendendo da sola. Mi incamminai all'entrata mentre tutti mi guardavano. Non li degnai neanche di uno sguardo e andai dritta verso la segreteria per il mio orario.

Preso il mio orario e la chiave dell'armadietto, mi diressi a posare i libri.

Il corridoio era gremito di studenti, chi chiacchierava con persone, chi parlava con professori e chi se ne stava per i fatti propri guardando il telefono. Vidi ragazzi che mi lanciavano degli sguardi strani, avrei ammazzato Dylan e Alex per avermi fatto diventare l'argomento di discussione del momento.

Dopo mi sarei anche andata a informare sui corsi extra che la scuola offriva, magari trovavo qualcosa in ambito artistico. Con mia somma gioia vidi che alla prima ora avevo proprio arte.

pain on painting Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora